Comunicato degli "Anarchici Contro il Muro"
20 Jan 2004

In questi giorni, con la costruzione del sistema di recinti, fosse e il muro della separazione che ruba i campi e lascia la gente rinchiusa senza i mezzi necessari per l'esistenza, quando centinaia di migliaia sono esclusi dalle strutture sanitarie, dalle scuole e dall'infrastruttura essenziale, costretti a scegliere tra l'espatrio "volontario" o la morte, è nostro dovere come esseri umani lottare contro questi crimini.

Abbiamo aperto a forza i cancelli a Mas'ha per aprire una breccia nel muro dell'odio e, con le nostre azioni, proporre un'alternativa vibrante e vitale alla politica di apartheid del governo israeliano. Noi, a cui il destino di questa terra è importante, consideriamo il sistema di recinti e muro un disastro immenso per il popolo palestinese, ma anche una minaccia diretta per noi e per chiunque desideri una vita sicura di pace. Non è un recinto per la sicurezza; è un recinto razzista di apartheid che sarà la causa di versamenti di sangue per molti anni.

Noi cerchiamo nelle nostre vite quotidiane di vivere i cambiamenti che vogliamo. Lavoriamo nello spirito di piena cooperazione, senza capi. Arriviamo alle nostre decisioni tramite il consenso e ognuno contribuisce secondo le sue capacità. Crediamo che si possa ottenere giustizia e uguaglianza con l'accordo libero tra le persone e che lo Stato sia solamente uno strumento di aggressione dei gruppi dominanti etnici o di classe.

Siamo realisti; ci è chiaro che l'abolizione del sistema di stato non succederà domani. Ma oggi stesso, si può demandare un modo di vivere "senza governatori o governati", "senza padroni o schiavi". L'azione diretta diventa atto democratico quando la democrazia smette di funzionare. Il Muro di Berlino non fu smantellato dai governi o dagli accordi, ma dai cittadini stessi che l'hanno buttato giù con le proprie mani.

Da sempre, ci sembra, ci hanno lavato il cervello con l'odio e la paura nei confronti dei nostri vicini palestinesi. Non abbiamo fatto le gite in campagna senza la scorta armata... Ci dicevano che eravamo stati noi a porre la mano della pace ma che non c'era stata risposta. Però queste menzogne sono state svelate e ora sono sotto gli occhi di tutti coloro che collaborano nelle azioni contro l'occupazione. Abbiamo dormito insieme sotto gli ulivi (prima che sono stati sradicati), abbiamo marciato insieme fino al recinto e continueremo a lottare insieme - israeliani, palestinesi, internazionali - per la giustizia e l'uguaglianza per tutti.

Sono ormai anni che la brava gente dice che quando sarà in atto il trasferimento forzato dei palestinesi, loro si sdraieranno davanti ai camion e ai pullman, in modo di impedire che venga commesso un tale crimine. Ma hanno già cominciato! Quando si toglie dalla gente la possibilità di accedere ai mezzi di esistenza, non hanno più scelta. Migliaia lasciano già i loro villaggi per trovare cibo per sfamare i figli. La pulizia etnica c'è, davanti ai nostri propri occhi e abbiamo una sola scelta: usare quei pochi diritti di cui ancora godiamo, rimasti dai tempi della democrazia israeliana, per infrangere le leggi razziste e immorali. Sì, rompere i cancelli e i recinti, bloccare le ruspe con i nostri corpi, entrare nelle zone militare chiuse, trasformare il nemico in amico! La resistenza palestinese e israeliana continuerà finché ci sia l'occupazione che è fonte e infrastruttura del terrore.

5 gennaio 2004

Anarchici Contro il Muro