Un'altra manifestazione nella lotta che continua a Bil'in
20.05.05

 

E' cominciata come una qualsiasi azione, coordinata dagli attivsti del comitato di base del villaggio e dagli Anarchici Contro il Muro (ACIM). E' stato lanciato un appello ad altri attivisti che fanno parte di quello che viene chiamato a volte la "Coalizione contro il muro/recinto". Ma oggi (venerdì 20 maggio), come tante altre volte, non si sono fatti vedere. Così è stato come le solite azioni a Bil'in: la gente del villaggio, gli ACIM e gli internazionali dell'ISM. Cominciamo dall'appello per la manifestazione:

"Cari e care, ci sarà una manifestazione a Bil'in questo venerdì contro il muro che si erge sulla terra del villaggio. Per sapere qualcosa della storia delle proteste a Bil'in, si può leggere su Indymedia:

https://israel.indymedia.org/feature/display/3077/index.php

Search israel.indymedia.org

Abbiamo avuto abbastanza successo nel portare un gran numero di israeliani a Bil'in in quest'ultime settimane e riuscendo così a visibilizzare la lotta. Quindi, facciamo che sia così anche stavolta!

Vogliamo organizzare un pullman da Tel Aviv, ma per farlo servono prenotazioni. Pertanto, se vuoi venire, chiama a Jonatan o Kobi [...]."

Venerdì mattina, abbiamo iniziato il viaggio a Bil'in ed eravamo una cinquantina. La maggior parte è andata con il pullman, rischiando di incontrare l'esercito israeliano lungo la strada. Per arrivare in tempo per la manifestazione, siamo partiti 90 minuti prima per un viaggio che dura 30 minuti. Non abbiamo nemmeno tentato di prendere la strada diretta per Bil'in, ma abbiamo incontrato la prima difficoltà quando ci siamo fermati lungo la strada per attraversare una piccola collina a piedi e arrivare al villaggio di Nilin da dove avremmo proseguito per Bil'in con i taxi locali. La pattuglia dell'esercito sulla strada si è accorta della nostra manovra quando era ormai troppo tardi. Eravamo già ad una distanza di cento metri sul sentiero prima che hanno tentato di fermarci. Dopo aver scalato rapidamente la collina, i taxi sono arrivati per portarci a Bil'in. Io ero a bordo il primo taxi, che è riuscito a fare la strada senza problemi. Altri due taxi sono stati intercettati dall'esercito, che ha confiscato le chiavi delle macchine.

Dal momento che molti compagni conoscono bene la regione dopo mesi di giochetti del genere per arrivare a Bil'in, i compagni hanno proseguito il tragitto a piedi e con autostop fino al villaggio, arrivando in tempo per farsi una riposata alla "casa degli ospiti" nel villaggio.

Nella casa, abbiamo preparato alcuni cartelli e qualcuno di noi ha fatto un po' di "teatro di gruppo": gli israeliani e i palestinesi ci hanno spillato addosso delle bandierine dei paesi coinvolti nel conflitto tra Israele e Palestina e noi abbiamo chiuso le nostre bocche con nastro adesivo nero per simboleggiare il fatto che non si interessano della questione.

Abbiamo iniziato il corteo fino al cantiere del muro dove i lavori erano già fermi per il fine settimana, anche perché non si aspettavano seri problemi. Il gruppo teatrale davanti, abbiamo camminato il kilometro fino al cantiere con le mani legate e dietro di noi gli altri manifestanti.

Dopo 15 minuti di marcia, siamo arrivati a 100 metri dal muro con una catena umana di militari e poliziotti che ci impediva di andare oltre. Inizialmente ci hanno ordinato di non avanzare. Poi, hanno tirato fuori un documento che dichiarava l'intera regione zona militare chiusa, vietato ad israeliani. Ci hanno dato 10 minuti di tempo per andarcene, dopo di che avrebbero cominciato ad usare metodi più violenti.

Passati i 10 minuti, ci siamo seduti sulla strada: israeliani e palestinesi che si tenevano braccio in braccio, pronti per una resistenza passiva all'arresto. Il comandante della polizia, che aveva bisogno di ordini dall'alto, ci ha detto che nonostante il tempo fosse scaduto, visto che eravamo pacifici, potevamo rimanere...

Dopo un po' hanno deciso sulla tattica da adoperare, ci hanno dato "un'ultima possibilità di andarcene in modo pacifico". La nostra risposta era di fischiare. Così, hanno annunciato che eravamo tutti sotto arresto e hanno cominciato a tirare i membri del gruppo teatrale con la forza. Quando è arrivato il mio turno, in parte a causa del fatto che mi tenevano forte i compagni palestinesi e in parte per la vergogna dal dover maltrattare un vecchietto dai capelli bianchi, i militari mi hanno lasciato lì seduto mentre proseguivano con l'arresto dei miei compagni più giovani.

Alcuni degli arrestati sono stati portati via. Altri sono stati picchiati se non c'era una telecamera vicino. Dato il caldo e il fatto che farci portare era un processo rude e lento, abbiamo deciso di cambiare tattica: invece di resistere l'arresto o andarcene pacificamente, la maggior parte degli israeliani ha deciso di farsi arrestare in un atto di solidarietà. Abbiamo detto ai poliziotti: "OK, avete dichiarato che siamo tutti sotto arresto perciò verremo pacificamente". Così ci hanno accompagnato circa 100 metri fino al punto dove erano quelli già arrestati.

Lì, ci siamo tutti seduti sulle rocce da dove si vedeva il resto della manifestazione ed abbiamo potuto assistere l'indecisività delle forze dello Stato su che tipo di "trattamento" dare a noi arrestati (27 in tutto), dato che era venerdì pomeriggio, l'inizio del fine settimana israeliano.

Con tanta confusione, il personale della polizia ha cominciato il processo di identificarci e dopo un diverbio tra esercito e polizia, siamo stati portati lontano dal cantiere del muro fino ad un oliveto dall'altra parte del recinto, che era stato confiscato dai palestinesi per l'ingrandimento della vicina colonia israeliana.

Dopo molto tempo ci hanno fatto salire a bordo dei veicoli della polizia, liberando la maggior parte dei compagni sulla strada da dove hanno dovuto cercare mezzi pubblici per tornare a casa. Siamo rimasti in 9, scelti in base a chissà che criteri, e ci hanno portato al commissariato della colonia di Pisgat Zeev, nei pressi di Gerusalemme.

Dal momento che non sono riusciti a portarci davanti al giudice in tempo, si è svolta una rapida e superficiale indagine e hanno completato le formalità dell'arresto. Dopo un po' di trattative, ci hanno rilasciato con la cauzione di US$900 e dopo aver firmato un impegno di non avvicinare la zona dell'arresto per 10 giorni.

Ilan

resoconto e traduzione di ainfos