Bil'in - una zona di guerra
21.04.05

 

Sette manifestanti (6 palestinesi e 1 israeliano) e un fotografo di un'agenzia di stampa sono stati feriti dai proiettili ricoperti di gomma. I militari israeliani hanno sparato ripetutamente sulla manifestazione a Bil'in contro la rapina delle terre del villaggio per l'espansione delle vicine colonie israeliane e per la costruzione del muro dell'apartheid. Un aumento nella violenza da parte dell'esercito contro gli abitanti del villaggio.

Com'è possibile raccontare in poche parole una manifestazione durata 6 ore (escluso il tempo per arrivarci) durante la quale non hanno mai smesso di sparare proiettili ricoperte di gomma per più di 5 minuti? Forse bisogna semplicemente cominciare all'inizio. Ma non vi aspettate che un comodo inizio, mezzo e fine alla storia dia una logica all'evolversi degli eventi. Anzi, forse sarà vero il contrario.

Comunque, cominceremo all'inizio, un inizio abbastanza ottimista. Siamo usciti dal villaggio in circa 70 persone - palestinesi, israeliani del gruppo Anarchici Contro il Muro e internazionali. Proseguiamo verso il cantiere del muro e abbiamo scoperto che ci attendevano soltanto 3 militari.

La politica decisa dal comitato di lotta era di evitare di lanciare sassi e di arrivare fino al cantiere del muro. I gas lacrimogeni che i militari lanciavano verso di noi non ci hanno scoraggiato. Si gridava "Questa è una manifestazione non violenta e non ci sposteremo da qui. Lanciato pure i gas, non scapperemo".

Così dicevamo e così abbiamo fatto. Ben presto, però, le forze della guardia di frontiera si sono unite ai 3 militari. Abbiamo continuato a cantare e a gridare contro il recinto. Il comandante della guardia di frontiera ci ha detto: "E' vostro diritto manifestare... ma senza lanciare i sassi". E infatti non ce ne sono stati e la manifestazione ha proseguito. Poi sono arrivate altre jeep della guardia di frontiera, portando un ordine militare di chiusura della zona. Improvvisamente, un militare ha preso nella mira del fucile un giovane manifestante che stava a circa 200 metri. Altri due militari gli hanno detto "Lascia stare, non sparare", ma lui ha risposto: "No, devo dargli una lezione". E così ha cominciato a sparare proiettili di gomma - per nessun motivo. Ed è stato questo che ha dato fuoco alla situazione...

I ragazzi del villaggio hanno risposto con lanci di sassi, e così proseguiva. Da quel momento in poi sono passati 5 ore di continui spari di proiettili ricoperti di gomma, con qualche brevissima pausa. Ognitanto, ci hanno regalato delle quantità industriali di gas lacrimogeni. Durante lo scontro sono stati feriti 7 persone a causa delle proiettili di gomma - 5 palestinesi, un israeliano e un fotografo palestinese di un'agenzia di stampa francese. I feriti sono stati medicati sul posto dalle squadre mediche della Mezzaluna Rossa. Per motivi sconosciuti, il portavoce dell'esercito israeliano ha negato che fosse ferito un israeliano durante la manifestazione. Le immagini raccontano un'altra storia: https://israel.indymedia.org/feature/display/3028/index.php .

Ad un certo punto durante lo scontro, l'esercito ha usato come scudo umano un gruppo di lavoratori palestinesi che tornavano dopo una giornata a lavoro. Hanno trattenuto i lavoratori, ordinando loro di restare fermi in mezzo tra i militari e i manifestanti, una forma estremamente cinica di sfruttamento, che si aggiunge alle forme quotidiane di sfruttamento dell'occupazione.

Mentre sparavano, l'esercito ha poi fatto avanzare le truppe fino ad entrare nel villaggio da più punti contemporaneamente. Sono entrate nel villaggio le jeep militari, dando la caccia ai manifestanti senza alcun criterio. Hanno preso un abitante, Fadi Mustafa di 22 anni, che è stato malmenato. Alcuni manifestanti israeliani hanno cercato di porsi tra i militari e il ragazzo, ma sono stati allontanati in modo violento dai militari.

Fadi era sconvolto, ripetendo che non aveva fatto niente. I militari non l'hanno lasciato andare e hanno dato tanti calci sia a lui che agli israeliani nelle vicinanze. Mentre cercava di scappare dai militari è caduto giù per un precipizio, procurandosi brutte ferite alla testa e alla schiena. E' stato ricoverato d'urgenza all'ospedale di Ramalla. Inizialmente le sue condizioni sembravano serie, ma abbiamo sentito più tardi che miglioravano.

Dopo quest'incidente (o più probabilmente a causa di essa) l'esercito si è ritirato dal villaggio. Fino alle ore 01,30 quando questo resoconto è stato scritto, i militari erano più tornati al villaggio.

In risposta alla mia domanda iniziale "Com'è possibile raccontare in poche parole una manifestazione tale?", devo dire "non è possibile". Bisogna scrivere un lungo resoconto e stancare tutti i lettori.

Ma la domando più importante è un'altra. Come dobbiamo (i palestinesi anzitutto, ma anche noi israeliani) proseguire con la lotta popolare non violenta contro il muro, senza che le forze di occupazione dello Stato d'Israele ci facciano perdere il morale?

Ecco una risposta, che ho trovato in un'opera del defunto poeta David Avidan:

Quel che giustifica, più di tutto,
il sogno, la grande disperazione,
la conoscenza che non c'è giustificazione
e la ricerca che si rinnova in ogni momento,
l'entusiamo e l'angoscia,
è il fatto semplice che non hanno*
altro posto dove andare.

Adar

* L'originale dice "abbiamo", ma dal momento che sono israeliana mi sento costretto a cambiarlo in "hanno"... senza voler in alcun modo diminuire la mia solidarietà con loro.