Azione contro il Muro a Beit Ula
03.12.04


Oggi, la gente di Beit Ula č riuscita a fermare i lavori di costruzione della gigante gabbia che forma la barriera della separazione. Per il secondo giorno di seguito i lavori erano fermi e non ci sono stati feriti che necessitavano cure mediche. L'esperienza ha lasciato il villaggio con un senso di forza e una rinnovata determinazione di tornare giorno dopo giorno a resistere contro il Muro.

Alle ore 11,30 circa 300 palestinesi, israeliani e internazionali si sono uniti per "le preghiere del venerdė" sulle terre di Beit Ula, vicino al cantiere. A differenza del giorno prima, la manifestazione di oggi ha visto anche la partecipazione dello sciabāb e dei bambini. Ma come ieri, e a differenza di ciō che succede negli altri villaggi, neanche una donna palestinese ha partecipato alla manifestazione.

Finite le preghiere dei palestinesi, i manifestanti si sono divisi in tre gruppi. Un gruppo si č indirizzato verso i militari mentre gli altri due gruppi dovevano cercare di passare i militari ai fianchi. Sarā stato ovvio ai militari che non avevano speranza a bloccare la gente, e cosė le ruspe sono state ritirate dal cantiere prima che la folla potesse arrivare. Riuscendo a passare i militari, era ovvio allo sciabāb [l'insieme dei giovani lanciatori di sassi] che potevano raggiungere il cantiere e hanno cominciato a correre lungo il fianco della collina, ignorando i lacrimogeni che volavano sopra, troppo lontani per ferire. A quel punto gli altri gruppi hanno passato i militari che erano intenti a seguire lo sciabāb, e si sono uniti al cantiere.

Al punto preciso dove le ruspe squarciavano la collina, i manifestanti hanno deciso di mantenere le loro posizioni. L'organizzazione era molto disciplinata, abbastanza perché la gente potesse sedersi per terra quando i militari hanno cercato di elevare la tensione. Come il giorno prima, non č stato lanciato nemmeno un sasso, anche in presenza dello sciabāb.

Il vice-sindaco Abu al-Abed ha fatto un discorso (tradotto da Billal Adam), seguito da un attivista israeliano, Abu Na'im. Il vice-sindaco ha rivendicato la sospensione dei lavori finché la corte non avesse emesso una sentenza nella causa portato avanti dal villaggio contro la costruzione del Muro. Poi, si č rivolto ai militari drusi che sanno l'arabo, dicendo: "saprete che le nostre azioni sono considerati favorevolmente da dio e sono sicuro che voi sentite vergogna per le vostre azioni... non vogliamo lottare contro di voi e nemmeno contro lo Stato israeliano e se portate il Muro fina alla Linea Verde, non avrete questa lotta". Anche l'attivista israeliano si č rivolto ai militari. Quando gli hanno detto che la zona era una zona chiusa militare, ha risposto invece che fosse proprietā della gente di Beit Ula.

Kobi Snitz

Foto dell'azione a: