Attivisti arrestati a Budrus - 3 resoconti
07.12.04



I media israeliani, radio e giornali telematici, dicono che l'esercito israeliano e la polizia di frontiera hanno arrestato 35 attivisti israeliani che partecipavano ad una manifestazione pacifica (non-violenta) contro il Muro dell'Apartheid. La manifestazione era contro il muro e per protestare la dura repressione della gente di Budrus. Il motivo dichiarato per gli arresti era per "essere entrati nella zona pur sapendo che si trattava di zona chiusa militare". Due degli arrestati dovranno presentarsi al tribunale di Gerusalemme per un simile "reato" durante una precedente manifestazione. Gli arrestati si sono rifiutati di dare i loro nomi dichiarando, ognuno di loro, "siamo tutt* Ahmad Awwad", il nome di uno degli attivisti palestinesi di Budrus nella lotta contro il Muro dell'Apartheid che era stato arrestato un mese fa solo per quel motivo.

La manifestazione di oggi, 7 dicembre, è iniziata alle 13,00 e hanno partecipato un centinaio di israeliani tra militanti degli Anarchici Contro il Muro e altre organizzazioni di sinistra, insieme ad una trentina di volontari internazionali e gli abitanti di Budrus. Si sono avvicinati al cantiere nei pressi di Budrus e hanno presidiato i lavori delle ruspe. Un'attivista è stata colpita alla testa da una granata di gas lacrimogeni. Al momento dell'emissione della notizia da parte della Reuters, l'esercito aggrediva la gente e il villaggio con i lacrimogeni, sparando contro un'ambulanza.

[Articolo e traduzione di ainfos; fonti media]

 

Manifestanti contro il recinto arrestati

Oggi, martedì 7 dicembre, unità della polizia di frontiera hanno arrestato 41 attivisti durante una protesta contro la sicurezza a Budrus, all'ovest di Ramallah nella Cisgiordania. I manifestanti sono stati arrestati per aver violato la zona chiusa militare nell'area. Fonti militari hanno confermato che militanti di due organizzazioni israeliani di sinistra, "Anarchici Contro il Muro" e "Ta'ayush", avevano ottenuto il permesso per la manifestazione [*]. L'esercito ha consentito lo svolgimento dell'azione che doveva essere limitata al villaggio di Budrus e con la condizione che i manifestanti non si sarebbero avvicinati al recinto. Quando gli attivisti hanno cominciato ad avvicinarsi alla barriera, l'esercito ha dichiarato l'area una zona chiusa militare.

Jonatan Pollak, membro degli Anarchici Contro il Muro ha detto al Jerusalem Post che gli attivisti hanno insistito a valicare la zona chiusa militare per difendere i loro diritti di espressione.

Dei 150 manifestanti, 41 sono stati arrestati[**] dalle unità della Polizia di frontiera che hanno fatto rapporto alla polizia di Giudea e Samaria riguardo la situazione. All'arrivo della polizia sulla scena, hanno rilasciato quegli attivisti che si sono dichiarati disposti ad andar via dalla zona. Quattro israeliani che hanno resistito gli ordini della polizia sono stati successivamente arrestati, accusati di aver aggredito alcuni agenti della polizia e un lavoratore al cantiere.

[Note:
* Gli anarchici non chiedono permessi per le loro azioni e manifestazioni. 
** Soltanto israeliani sono stati arrestati. La loro presenza rende impossibile ai militari l'uso di livelli di repressione più altri contro i palestinesi.]

Traduzione di ainfos; fonte Jerusalem Post



Il nostro diritto di protestare - prosegue la lotta contro il Muro. 
Resoconto dell'azione di Budrus del 7/12/04 di un membro degli Anarchici Contro il Muro 

Lo scopo principale di questa protesta era la rivendicazione del nostro diritto di manifestare. Noi, israeliani, volevamo trasmettere due messaggi principali: protestare contro la zona chiusa militare che viene dichiarata ogni volta che manifestiamo, il cui risultato è di spaventare gli israeliani con la paura dell'arresto. Il secondo messaggio era di evidenziare le persecuzioni politiche. Attualmente, 2 attivisti israeliani sono sotto processo per essersi entrati in una zona chiusa militare durante una manifestazione a Budrus di qualche settimana fa. Inoltre, Ahmed Awwa, un insegnante alle superiori di 43 anni e padri di 6 figli, è stato arrestato il 21 ottobre a Budrus. D'allora si trova agli arresti amministrativi senza che alcuna accusa sia stata comunicata a lui o ai suoi rappresentanti legali.

Siamo arrivati al villaggio tra le 9,00 e le 11,00; eravamo circa 60 israeliani e 40 internazionali. Noi israeliani ci siamo divisi in gruppi di affinità di circa 5-12 componenti ognuno. Il compito dei membri dei gruppi era di riguardare gli altri dello stesso gruppo. Portavamo tutti addosso dei cartelli che dicevano "Io sono Ahmed Awwad" in più lingue. La protesta è iniziata alle 13,00. Ci siamo diretti verso il cantiere con circa 100 palestinesi fino ad arrivare a circa 30 metri di distanza dalle ruspe dove si trovavano i militari. Quest'ultimi hanno subito cominciato a spingerci e malmenarci, lanciando anche i lacrimogeni e granate ad urto. Poi ci hanno mostrato un ordine di zona militare chiusa, dicendo che si sarebbero ritirati se noi facessimo la stessa cosa. Gli israeliani, però, hanno confermato la loro decisione di non ritirarsi, com'era stata già decisa in precedenza.

I militari hanno cercato di impedirci dal raggiungere le ruspe, ma ci siamo tenuti per la mano e siamo riusciti ad arrivarci. Quando siamo arrivati ho visto un'israeliana che era stata ferita alla testa. Ho detto ad un militare che questa donna aveva bisogna di cure mediche e mi ha risposto che non era colpa sua se lei fosse venuta e si fosse fatta male.

E' cominciato un lancio fitto di granate ad urto e vari confronti con i militari vicini alle ruspe. Non c'è stato alcun tentativo di bloccare le ruspe. Poi ho visto la gente del paese ritirarsi e i militari hanno cominciato a sparargli addosso dei proiettili di metallo ricoperte di gomma.

Un rullo compressore si è diretto verso di noi e qualcuno si è messo seduto davanti. Il conducente non aveva la minima intenzione di fermarsi finché un soldato non gliel'ha ordinato. Il conducente ha imprecato contro di noi, con l'unico risultato che più persone ancora sono venuti e si sono messi seduti con noi. Un soldato ha cercato di tirarmi indietro con molta forza, ma ho gridato forte e appena mi sono liberata sono tornata a sedermi davanti al rullo.

Il rullo compressore infine si è girato. A quel punto ho visto che un gruppo di 7 militari stava arrestando qualcuno del mio gruppo. Ho trovato gli altri del gruppo e abbiamo accompagnando il nostro compagno mentre lo portavano in un posto dove c'erano ancora manifestanti israeliani e militari. Ci siamo seduti e ci hanno detto che eravamo tutti sotto gli arresti. Altri israeliani ci hanno raggiunto su propria iniziativa e eravamo in tutto 34 persone. Abbiamo aspettato circa 2 ore, rifiutandoci di dare il proprio nome (eravamo venuti senza carte d'identità) e dichiarando tutti di essere Ahmed Awwad. Poi è arrivata la polizia. Durante tutto questo periodo sentivamo degli spari provenienti dal villaggio; abbiamo saputo dopo che i militari sono entrati nel villaggio, occupando la scuola e tre case e che sparavano contro la gente per strada. Un ragazzo è stato ferito.

La polizia ha portato un veicolo per portarci via, ma era grande abbastanza solo per 10 persone. Dicevano di non preoccuparci perché avevano tanti veicoli a disposizione. Un agente ha riconosciuto uno dei manifestanti e che voleva portarlo con sé nella sua jeep. Abbiamo pensato che avrebbero portato via solo le facce riconosciute e che forse avrebbero rilasciato gli altri, così abbiamo messo 10 "persone non ricercate" sul veicolo e sono stati portati via. Dopo ci hanno telefonato per dire che la polizia li aveva fatto scendere dopo un po', dicendo che non dovevano essere arrestati. Infatti, abbiamo capito poco dopo le vere intenzioni della polizia: volevano in particolare 3 uomini e una donna, e ben presto erano stati identificati. Ci hanno lasciato qualche minuto per organizzarci. Abbiamo poi detto che non eravamo disposti a lasciarli portare via i nostri compagni senza una lotta. Così, circondati da una ventina di militari, abbiamo posizionato i 4 "ricercati" in bel mezzo a noi e la lotta è iniziata. Ci hanno messo circa 5 minuti a prendere i 4. I militari e i poliziotti se ne sono andati e noi abbiamo camminato fino al villaggio dove gli altri ci aspettavano. Abbiamo visto qualche ragazzino che ancora lanciava sassi contro i soldati sulla collina.

I 4 sono stati rilasciati più tardi in serata con la condizione di non avvicinarsi a Budrus per sette giorni.

Kerem