Resoconto sulla manifestazione a Beit Awwa il 3 ottobre


Noi, cittadini israeliani, ci siamo uniti alla popolazione di Beit Awwa in Palestina nella loro lotta ormai quotidiana contro il Muro che si sta costruendo sulle loro terre. Siamo arrivati a Beit Awwa verso le 10,20 e subito siamo andati insieme ad altri 250 manifestanti fino al cantiere. Alle 10,35 la folla era già composta di circa 500 persone e siamo riusciti a raggiungere le ruspe in fretta. Al nostro arrivo, una delle ruspe si è fermata e si è allontanata ma l'altra ha continuato a lavorare anche eravamo a distanza di pochi metri, mettendo in pericolo sia noi sia le guardie e i militari.

Siamo rimasti al cantiere per circa 45 minuti, vicini alla ruspa e ai militari che sembravano riservisti, a dir dall'età che avevano. Abbiamo cantato e le donne tenevano alzati dei ramoscelli di ulivo. Neanche un sasso è stato lanciato e tutti i presenti -gli abitanti di Beit Awwa, gli israeliani e gli attivisti stranieri- ripetevano ai militari che si trattava di una manifestazione non violenta e che non cercavamo guai. Volevamo semplicemente stare lì seduti sulla terra della popolazione di Beit Awwa. Le nostre rassicurazioni non sembravano calmare le anime dei militari e ripetutamente ci hanno spintonati e colpiti, usando anche gas lacrimogeni e granate ad urto. Un militare ha lanciato i lacrimogeni ben tre volte a distanza ravvicinata. Oltre ad essere estremamente pericoloso, un simile uso dei lacrimogeni è in violazione delle regole militari che richiedono una distanza di almeno 50 metri

Alle 11,15 i militari sono riusciti a mandare via la folla con uso di manganelli, granate ad urto, lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma da distanze ravvicinate. L'attacco ha portato una trentina di feriti tra cui almeno 5 dai proiettili ricoperti di gomma contro 3 palestinesi, un israeliano e una danese. Un'israeliana si è fatta male anche ad una mano quando è caduta mentre scappava dai militari.

Quando la manifestazione principale è finita, una jeep militare è arrivato con quella che sembrava essere una nuova arma sonora sperimentale. Consisteva in una serie di casse giganti montate sulla jeep che erano in grado di emettere un suono direzionabile, forte abbastanza da causare dolore.

Ivy e Kobi

Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA 
Le fotografie della manifestazione a Beit Awwa si trovano alla pagina delle foto