Riunione pubblica degli Anarchici Contro il Muro e resoconto di due giornate di azioni a Budrus e Beit Awwa
27 Sep 2004 

La riunione è stata pubblicizzata con volantini alla festa giovedì scorso per i 5 refusnik appena rilasciati. Presenti molte persone, giovani e non, che hanno ascoltato una breve presentazione dell'iniziativa e consigli per i nuovi attivisti sulla partecipazione alle azioni dirette nella lotta congiunta tra israeliani e palestinesi contro il Muro dell'Apartheid. Dopo un dibattito sul coordinamento delle prossime azioni, abbiamo visto dei filmati delle azioni a Beit Awwa e Budrus negli ultimi giorni. Seguono due resoconti di queste azioni.

LE RUSPE FERMATE A BEIT AWWA: 27 settembre 2004

Un corteo piccolo ma unito è riuscito a fare quello che una protesta grande non ha potuto: fermare i lavori sul Muro. Siamo partiti da Tel Aviv presto e appena arrivati a Beit Awwa, ci siamo uniti agli abitanti che si stavano preparando per la manifestazione. L'inizio del corteo è stato rimandato per un po' quando abbiamo sentito che l'esercito era in giro, intenzionato ad arrestare israeliani e stranieri. Infatti, c'erano moltissimi militari e poliziotti in giro, specialmente lungo il percorso ai campi dove c'erano le ruspe e si pensava che sarebbe stato troppo pericoloso camminare direttamente in quella direzione.

Verso le 9,30 un gruppo di 50-100 persone ha cominciato la marcia dal centro di Beit Awwa verso un campo dove gli ulivi erano stati abbattuti e dove non c'erano militari. Vedendo il corteo, due furgoni della polizia seguiti da alcune jeep militari si sono diretti verso di noi. Quando siamo arrivati all'ex-uliveto, ci siamo girati e abbiamo fatto ritorno a Beit Awwa.

I manifestanti si sono raggruppati al centro del villaggio, ormai in più di 200 e abbiamo camminato nella direzione del cimitero dove c'erano in corso dei lavori preliminari per la costruzione del Muro, ma i militari erano dappertutto. O ci seguivano da dentro il villaggio o dirigendosi verso la nostra meta. Comunque, nonostante una riluttanza iniziale di avvicinarci ai militari, ci siamo messi in marcia verso le ruspe. Era come se tutt* pensassero "ormai i militari ci sono comunque... che ci costa cercare di fermare le ruspe?". Giovedì scorso eravamo in 1.000 e non siamo riusciti a passare una ventina di soldati che ci tiravano addosso i lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma ed eccoci qua... nemmeno 200 persone con davanti un centinaio di militari e poliziotti armati!

I militari si aspettavano che il solito sciabàb (gruppi di ragazzini) avrebbe cominciato a lanciare sassi e infatti hanno fatto del loro meglio per provocarlo, passando in mezzo alla folla con le loro jeep, ma lo sciabàb ha resistito alla tentazione. Camminavamo tutt* a braccetto per i campi dove giovedì scorso ci hanno intossicato con i lacrimogeni e siamo saliti sulla collina. Non aspettandosi un corteo così disciplinato e unito, i militari correvano in giro freneticamente gridando e ordinandoci di fermare e più tardi alcuni fotografi ci hanno raccontato che i militari hanno addirittura cominciato a litigare tra di loro per averci consentito di arrivare fin lì!

Siamo arrivati in cima alla collina ad una distanza di circa 100 metri dalle ruspe. Il nostro arrivo ha fermato i lavori e ci siamo piantati davanti ai ranghi crescenti della polizia di frontiera e dell'esercito. A questo punto, in un atto simbolico, un giovane di Beit Awwa ha piantato un ulivo dove hanno sradicato gli alberi l'altro giorno.

Durante la faccia a faccia con i militari, un gruppo di donne ha avanzato ancora di più e quando alcuni poliziotti di frontiera e delle guardie private hanno cominciato a spintonarle, la situazione era sull'orlo di degenerarsi.

Abbiamo mantenuto la nostra posizione per circa 35 minuti fino all'arrivo delle malfamate "unità di controllo pubblico" della polizia di frontiera, quando abbiamo deciso di tornare al villaggio per evitare eventuali feriti. Si pensava infatti che era meglio continuare a tenere il controllo della situazione e che era meglio che noi stessi decidessimo quando andarcene. Questo ci avrebbe messo in una posizione forte per continuare la lotta. Infatti, siamo riusciti a fare ritorno al villaggio senza feriti e con il lancio di pochissimi sassi.

Dopo, mentre ci godevamo del tè palestinesi dolcissimo, tutt* si mostravano soddisfatti con il comportamento dei manifestanti come gruppo.

Foto della manifestazione a: https://israel.indymedia.org/feature/display/778/index.php

Kobi Snitz


LE RUSPE FERMATE A BUDRUS: domenica 26 settembre 2004 

QUella di domenica 26 settembre è stata la 44a manifestazione della lotta contro il Muro a Budrus. E siamo riusciti di nuovo a fermare le ruspe per un po'. Dopo una settimana di coprifuochi, violenze e minacce contro gli abitanti di Budrus da parte dell'esercito, della polizia di frontiera e delle autorità dell'occupazione, 40 attivisti israeliani e stranieri sono arrivati per esprimere la loro solidarietà e per unirsi alla manifestazione, ormai quotidiano. Alle 10,30, gli abitanti e gli attivisti hanno fatto uscire i ragazzi dalla scuola in modo che non potessero rimanervi intrappolati dalle forze israeliane che ultimamente ha preso l'abitudine di "conquistare" il villaggio durante la dispersione di una manifestazione, il più delle volte costringendo i ragazzi a rimanere dentro la scuola fino a notte.

Alle 11,00 il corteo ha lasciato il villaggio e si è diretto verso il cantiere del Muro. C'erano circa 100 partecipanti, donne e uomini del villaggio insieme agli attivisti israeliani e stranieri. Un gruppo numeroso di giornalisti di tutto il mondo era presente e la loro presenza ha fato sì che i militari non si sono lasciati andare con le solite violenze contro i manifestanti.

I manifestanti sono riusciti ad arrivare fino alle ruspe, fermandole per un quarto d'ora. Nonostante i gas lacrimogeni e granate ad urto, abbiamo mantenuto la nostra posizione per tutto il tempo, ma all'arrivo di un grande gruppo di poliziotti di frontiera, gli abitanti del villaggio hanno deciso di terminare la protesta per ora, per non cadere vittime della violenza. I militari sembravano delusi dalla possibilità che non ci sarebbe stata violenza e, mentre i manifestanti facevano ritorno al villaggio, hanno inseguito il corteo (come ormai usano fare sempre) per "dare una lezione" alla gente e "incoraggiarla" a smettere con le proteste "con qualsiasi mezzo" (le parole sono di un rappresentante delle autorità di occupazione, parlando con gli abitanti stessi la settimana scorsa). Infatti, sono entrati nel villaggio e hanno "conquistato" la scuola con ampio uso di gas lacrimogeni, granate ad urto e proiettili ricoperti di gomma. L'unico problema per loro era scoprire che la scuola era vuota, senza alunni in attesa "della lezione"!

Martedì 28 settembre ci sarà una grande manifestazione nel villaggio a mezzogiorno.

S.

Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA