La lotta unitaria continua a dispetto di mezzi di repressione inefficaci

09.05.10

 

Beit Jala, Bil'in, presidio al Tribunale, Hebron, Ma'sara, Nabi Salih, Ni'ilin, Walaja, Sheikh Jarrah

Aumenta il numero delle località dove si sviluppa la lotta popolare unitaria disarmata contro il muro della separazione ed altri aspetti dell'occupazione. Le forze di Stato appaiono inefficaci nella loro azione di repressione. Le numerose minacce che vengono brandite risultano spesso essere applicate solo in modo simbolico. Qualche volta l'esercito usa modi più duri ed altre volte più lievi. Questo venerdì è stata la volta dei modi lievi nella manifestazione di Ma'sara ed all'inizio di quella di Bil'in. I modi duri si sono espressi nella "caccia" all'uomo con l'arresto di 6 manifestanti a Bil'in alla fine della manifestazione quando i partecipanti erano quasi ritornati nel villaggio, e con i circa 10 fermati a Nabi Salih.

BEIT JALA

A Beit Jala domenica un ministro ha visitato brevemente la manifestazione con 10 minuti di comizio e qualche rogo di confezioni vuote di prodotti israeliani sul filo spinato di fronte ai soldati che erano a guardia della strada verso il cantiere del muro. Il rogo delle confezioni è stato fatto in onore della campagna di boicottaggio palestinese delle merci israeliane. Alla fine della manifestazione qualche piccolo scontro tra l'esercito ed i lanciatori di pietre, che sono stati presto arginati dalla polizia palestinese.

BIL'IN

Oltre 20 Israeliani ed altrettanti internazionali si sono uniti ai residenti palestinesi di Bil'in per la manifestazione settimanale contro il muro, il furto della terra e contro l' apartheid. La manifestazione si è aperta con la messa in scena di un corteo funebre per ricordare la situazione dei rifugiati palestinesi. Quando i manifestanti hanno raggiunto il recinto, tutte le energie sembravano già spese. Ma poi i giovani hanno cercato di allontanare i soldati con il lancio di pietre e ne è seguita la doccia di gas lacrimogeni. Dato che la manifestazione era meno numerosa di quelle delle ultime settimane (Primo Maggio e conferenza di Bil'in), un grande numero di soldati ha invaso il villaggio cercando di arrestare i manifestanti. Come al solito, sono stati arrestati i manifestanti lenti nella corsa: un paio di fotografi, un medico, un manifestante non-violento. Come al solito, sono stati arrestati i manifestanti lenti nella corsa: un paio di fotografi, un medico, un manifestante non-violento con necessità speciali che è stato brutalmente scaraventato a terra, un contadino che vive lì vicino e che ha cercato di salvarlo dai soldati, un israeliano che ha cercato di intervenire ed un ragazzo che cercava di spegnere il rogo di un cespuglio causato dalle granate dell'esercito. Tre degli arrestati (due israeliani ed un internazionale) sono stati rilasciati venerdì notte. I tre palestinesi, invece, come in un regime di apartheid, sono stati trasferiti nel campo di concentramento di Ofer senza nemmeno essere interrogati dalla polizia.

PRESIDIO DAVANTI AL TRIBUNALE

"Mercoledì sono previste parecchie udienze al tribunale militare di Ofer, tra cui quella per il caso di Abdallah Abu Rahme e di alter persone piuttosto conosciute. Chi viene faccia sapere e si porti dietro la carta di identità."

HEBRON

Report della manifestazione di sabato 1 maggio

Un gruppo di circa 50 Palestinesi, Israeliani ed attivisti Internazionali si è riunito a Hebron vicino al cancello del checkpoint che separa Shuhada Street nel settore H2 dalla Casbah nel settore H1. Questa volta i coloni ci hanno gabbato iniziando il loro giro nella città con 4 ore di anticipo, per cui li abbiamo mancati. Ma noi non ci siamo fermati e la manifestazione si è fatta come previsto, davanti ai cancello, con cartelli e slogan in arabo, ebraico ed inglese. I soldati e la polizia guardavano e filmavano dalle garitte e dai tetti. Dopo circa un'ora di proteste, è iniziato il corteo attraverso i vicoli della città vecchia. Lungo il percorso i coloni hanno attaccato i manifestanti gettando acqua dai tetti. Ma avendo previsto tutto questo i manifestanti si sono riparati camminando lungo i muri. Un baldo manifestante ha preso un megafono ed ha urlato ai coloni che cosa ne pensiamo di loro, con modi adeguati alla circostanza ovviamente. La protesta è finita poco dopo con la promessa di rifarla sabato 8 maggio. Al punto di incontro finale abbiamo incontrato degli uomini che si preparavano a celebrare un matrimonio. Uno dei più anziani faceva un discorso sul valore della pace in opposizione alla protesta. Era piuttosto ambiguo, tuttavia lo abbiamo invitato ad unirsi a noi la settimana prossima per giudicare di persona. Questa è stata la seconda settimana di proteste che continueranno finché il razzismo e la separazione non saranno aboliti a Hebron ed in tutta la Palestina.

Per altre informazioni visita il sito: http://www.youthagainstsettlements.org/

A Hebron sabato 8 maggio una quarantina di persone che scandivano slogan si è fermata davanti ai cancelli chiusi di una strada controllata dai coloni e dai soldati e negata all'accesso dei palestinesi. Ne è seguito un corteo attraverso la città vecchia, mentre i coloni cercavano d rovesciare secchiate d'acqua sui manifestanti che rispondevano a tono. La manifestazione è finita dopo un'ora.

MA'SARA

Una rara conquista per la lotta popolare a Ma'sara: per la prima volta in due anni i manifestanti sono riusciti a raggiungere i terreni agricoli lungo il percorso del muro.

La manifestazione settimanale contava solo su 35 persone tra palestinesi, israeliani ed internazionali. E' partita dal cuore del villaggio per giungere sul posto dove i soldati ed il filo spinato hanno fermato il corteo. Dicendo, come sempre, di voler raggiungere le terre del villaggio, i manifestanti sono rimasti sorpresi nel vedere gli ufficiali prendere in considerazione la richiesta, concedere il transito verso le terre, senza però bloccare la strada.

E così il corteo è andato avanti aggirando il filo spinato e dirigendosi verso le terre. Una volta lì ci sono stati dei comizi, è stata cantato l'inno dell'Internazionale e dopo mezz'ora tutti di ritorno pacificamente al villaggio.

NABI SALIH

Venerdì 7 maggio 2010:

Circa 50 residenti di Nabi Salih, altri palestinesi, internazionali e sostenitori israeliani hanno partecipato alla manifestazione settimanale contro lo strangolamento causato dall'occupazione e contro l'insediamento coloniale di Halamish. Come al solito, la manifestazione è iniziata pacificamente, mentre l'esercito israeliano già si dimostrava aggressivo sparando lacrimogeni e proiettili metallici ricoperti di gomma. I soldati israeliani si sono collocati su una collina dove sgorga la fonte d'acqua del villaggio, ma anche vicina all'insediamento coloniale. Sono stati però fermati da alcuni ragazzi con una vittoria simbolica che ha fatto piacere a tutti. Almeno 8 i veicoli militari coinvolti nell'aggressione e che per molte ore hanno bloccato gli incroci verso il villaggio, mentre i soldati si spargevano in tutta l'area. Una jeep è stata rimorchiata.

Un ragazzino ed altri 3 sono stati arrestati e percossi da soldati israeliani mascherati durante questa manifestazione del venerdì a Nabi Salih; altri 5 arrestati lungo la strada.

Verso le 18:00, quando la manifestazione a Nabi Salih stava vivendo gli ultimi scontri con l'esercito, soldati mascherati sono piombati alle spalle dei manifestanti prendendo un bambino palestinese di 11 anni. Anche due manifestanti israeliani che hanno visto tutto sono stati arrestati dopo aver detto ai soldati che si trattava solo d un bambino. Un altro palestinese di 19 anni è stato arrestato e percosso da soldati mascherati che hanno sparato munizioni vere in aria ed usato granate assordanti per tenere lontani altri manifestanti. Il bambino che è stato bastonato da un soldato mascherato nella stazione di polizia di Halamish, è stato rilasciato dopo l'intervento della famiglia ed un appello all'esercito. Altri 4 israeliani ed un internazionale sono stati fermati e detenuti in una stazione di polizia mentre erano in auto sulla strada che porta a Nabi Salih.

Un altro resoconto:

A Nabi Salih, la gioventù si è scontrata con la polizia di confine ed i soldati, ma in serata gli scontri si erano sedate, Sennonché una jeep militare è ritornata nel villaggio, scorazzando lungo la via d'accesso al villaggio nel tentativo di spingere i giovani in quella direzione. Subito è girata la voce che i soldati erano entrati nel villaggio ed i manifestanti hanno iniziato a correre via. Si è saputo che c'erano almeno 7 soldati mascherati, individuati dagli abitanti. I soldati mascherati hanno tirato fuori i fucili sparando in aria, lanciato granate assordanti e lacrimogeni, sfidando la folla ed arrestando chiunque gli capitava tra le mani. Hanno preso anche un bambino palestinese di 11 anni rimasto pietrificato, un ragazzo di 19 anni e 2 attivisti israeliani. Tutti sono stati portati via dai soldati mascherati con l'aiuto di altri 20 commilitoni delle forze speciali. Le donne del villaggio, avendo sentito che era stato arrestato un bambino, si sono precipitate verso i soldati che lo stavano caricando sulla jeep. La polizia di confine ha lanciato lacrimogeni e minacciato violentemente le donne. In seguito ad un altro intervento urgente da parte dei manifestanti, il bambino è stato rilasciato dopo essere stato portato nell'insediamento coloniale di Halamish. Il bimbo ha dichiarato che uno dei poliziotti mascherati lo ha picchiato facendogli male al braccio.

Gli altri arrestati sono stati legati e bendati per essere portati alla stazione di polizia di Binyamin, dove i 2 israeliani sono stati interrogati per intrusione in zona militare chiusa, per essere poi rilasciati. Il palestinese è stato invece trasferito nel campo di Ofer.

Gli israeliani fermati sulla strada per Nabi Salih sono stati rilasciati senza condizioni.

Video di David Reeb di venerdì 7 maggio 2010 su http://www.youtube.com/watch?v=yFnaTMLrXSU

NI'ILIN

La protesta settimanale contro il muro a Ni'lin si è mossa dopo le preghiere di mezzogiorno ed ha raggiunto il percorso del muro, dove palestinesi, israeliani ed internazionali hanno denunciato il furto della terra. Alcuni giovani del villaggio portavano una gigantesca bandiera palestinese e cantavano slogan, mentre pochi altri lanciavano pietre ai soldati al di là del muro. I soldati hanno sparato lacrimogeni, ma i venti hanno disperso la maggior parte del gas. Dopo un paio d'ore i manifestanti sono ritornati al villaggio. Nessuno ha riportato ferite e l'unico fatto insolito è stato vedere i soldati accendere accidentalmente un fuoco in un posto vicino alla loro prima linea.

Gli israeliani si sono poi spostati per ricongiungersi alla manifestazione di Nabi Salih. Lungo la strada, alcuni attivisti sono stati fermati da una jeep militare con la banale scusa che si trovavano nel settore A, a cui è vietato l'accesso agli israeliani. Sono stati portati in una base militare all'interno dell'insediamento di Halamish e detenuti illegalmente per più di 6 ore finché la polizia ha dovuto rilasciarli senza alcuna accusa.

Video di Israel Puterman sulla manifestazione di Ni'ilin http://www.youtube.com/watch?v=mcti-0y5fZg

SHEIKH JARRAH

Come sempre, alcune centinaia di persone si sono radunate per la manifestazione unitaria del venerdì contro lo sgombero dei palestinesi da Sheikh Jarrah. Alcuni hanno fatto un presidio, tra cui il circolo dei suonatori di tamburi, che si è stabilito il più vicino possibile alle case confiscate, ma poi sono stati costretti a ritornare nella piazza autorizzata.

Tra i manifestanti (soprattutto da Gerusalemme ovest) c'erano anche dei palestinesi del quartiere, attivisti da Tel Aviv ed alcune dozzine che venivano dalla manifestazioni di mezzogiorno a Ma'sara, e Bil'in.

WALAJA

Manifestazione giovedì nell'intensa lotta del villaggio contro il recinto della separazione. "4 arrestati a Walaja questa mattina e poi condotti in tribunale. Serve appoggio per le 15.00."

Manifestazione di protesta ad Al Walaja giovedì 06.05.10

Circa 25 attivisti, Palestinesi, Israeliani ed internazionali si sono radunati per protestare contro la costruzione di una prigione gigantesca, quel muro della separazione che circonda tutto il villaggio di Al-Walaja. I manifestanti si sono seduti davanti alle ruspe ma sono stati respinti violentemente dalla polizia (agenti del Magav, le guardie di confine). Tre palestinesi sono stati feriti dalle bastonate e dal spray al pepe, uno di loro sanguinava seriamente dalla testa colpita dai manganelli della polizia. Il percorso del muro non serve alla sicurezza di Israele ma solo a all'espansione edilizia dell'insediamento coloniale di Giv'at Yael, vicino Gilo. Tutti lo sanno e tutti vi si oppongono. I palestinesi, la comunità internazionale, gli ambientalisti, i coloni (!) e persino il colonnello che disegnava le mappe (!). TUTTI. Uno dei manifestanti ha spiegato al comandante dell'area che stava commettendo un crimine e come nella storia sia successo che molti hanno avuto la possibilità di fare qualcosa di diverso, anche se solo in pochi hanno fatto così. Perché non poteva anch'egli essere uno di quei pochi? La risposta migliore è sempre la stessa "questo è ciò che mi ha ordinate di fare il mio governo" oppure "questi sono gli ordini ricevuti". La polizia ha ripetutamente cercato si impedire ai media ed ai fotografi di documentare i fatti, ma essi hanno rivendicato il loro diritto di giornalisti anche con l'aiuto dei manifestanti. Erano presenti TVCanale 10 (Ohad Hemo), la Tv palestinese ed altre straniere.

Video della manifestazione del 06.05.10
http://www.youtube.com/watch?v=_Bknk8DEjO0
http://www.youtube.com/watch?v=QfglnJeNUUk – bassa qualità
http://www.youtube.com/user/klamathmedia#p/a/u/0/O6J4h4_icKY - alta qualità
foto su http://www.flickr.com/photos/activestills

Ex-professore di Yale tra i 4 arrestati a Walaja:
http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=282201

Video migliori e più brevi sugli arresti ad Al-Walaja:
http://www.youtube.com/watch?v=QEFwlD4ToF8
 

Qui sotto una dettagliata descrizione di quello che è capitato quel giorno al Professor Mazin Qumsiyeh

Le nostre 10 ore con le forze di occupazione sono iniziate alle 8.30 quando ci siamo radunati nel piccolo villaggio di Al-Walaja. Un negozietto con una donna anziana che insisteva nel farmi un caffè senza giudicarmi. Luogo idilliaco, eccetto per le ruspe che scavano le colline per separare i superstiti dallo loro terre tramite un muro dell'apartheid pianificato per chiudersi ad anello intorno al villaggio. Questo villaggio che ha già perso la maggior parte delle sue terre si trova nella posizione sfortunata di essere vicino alla Linea Verde che corre su fertili terreni agricoli e che Israele vuole tutti per sé, ma senza la gente che ci vive sopra. I militari hanno già demolito case del villaggio (per la maggior parte ricostruite) e sequestrate alter per mancanza di autorizzazione edilizia (permesso non previsto in questo villaggio). Gli eroici abitanti del villaggio hanno sollecitato la solidarietà internazionale di molti internazionali ed israeliani per unirsi alla lotta unitaria di resistenza. Finora avevo guardato solo i tanti video sulle azioni, ma oggi sono qui seduto davanti alle ruspe.

Mentre i soldati si posizionavano intorno a noi, potevi sentire che si stavano preparando per attaccarci. Siamo rimasti calmi e pacifici. Ci hanno trascinato via uno ad uno con la forza lontano dalle ruspe. Hanno preso 4 di noi senza nessuna ragione. George (che viene dal Canada), io che sono di Beit Sahour, e 2 fratelli di Al-Walaja (Dia' e Nafez). I soldati sono stati particolarmente brutali con i 2 fratelli ricorrendo ripetutamente a spray al pepe, colpendoli 2 volte con i manganelli ed una volta con calcio del fucile, specialmente Dia'. Questi ha perso l'uso della vista per un pezzo. C hanno portato giù dalla collina con una scorta militare per identificarci. (Io e Nafez avevamo i documenti, Dia' e George no). Ai piedi della collina c'è un posto di blocco per le auto (soprattutto coloni) che passano per Gerusalemme (dagli insediamenti illegali di Har Gilo, Gilo, e Gush Etzion). Ci hanno detto di sederci e di aspettare mentre 2 guardie private per la sicurezza sono giunte di rinforzo ai 4 soldati di guardia a noi. E' passata mezz'ora, poi un'ora, poi 2. Abbiamo passato il tempo parlando con i soldati spiegandogli quanto fossero in errore nel punire persone che cercano solo di difendere le loro terre. Infine ho chiesto di poter andare al bagno. Mi hanno detto di no. Ho insistito ed alla fine mi hanno scortato ad un bagno portatile. Il tempo passava. Gli ufficiali sono arrivati per dirci di firmare un documento in cui si affermava che durante il nostro arresto nessuno di noi era stato bastonato o maltrattato. Abbiamo rifiutato di firmare. Infine è giunto il semaforo verde per arrestarci ufficialmente, così siamo stati portati per tutta Gerusalemme fino agli uffici investigativi vicino alla Tomba di Rachele. Lungo il percorso, Dia'a e Nafez commentavano che si trattava di una prassi insolita per loro quella di entrare in Gerusalemme (cosa vietata dagli accordi di Oslo). Al-Walaja si trova in un territorio che loro considerano essere israeliano (il complesso di insediamenti di Gush Etzion). Al-Walaja si trova parzialmente su una terra annessa a Gerusalemme, tuttavia i suoi abitanti hanno documenti tipici di chi risiede in Cisgiordania palestinese (come me) e quindi interdetti da Gerusalemme.

Arriviamo a destinazione e veniamo richiusi in un container metallico. Passano altre 2 ore. A volte passa qualche soldato con cui parlare. In tutto tre soldati arabi (tra cui Marzouq and Madi), tre ashkenaziti, una donna sefardita che non sorrideva mai e che sembrava un pesce fuor d'acqua, ed un etiope. Alcuni erano freddi e distanti, altri argomentativi ma senza saperne molto, ed altri un po' più aperti ad ascoltarci. Io ero orgoglioso dei fratelli di Al-Walaja che usavano una logica posata nel chiedere loro: cosa fareste voi se qualcun venisse a sradicare gli alberi che i vostri nonni hanno piantato per voi? Come reagireste se qualcuno si prendesse le vostre risorse di sopravvivenza? Ma la maggior parte dei 40 soldati che abbiamo incontrato lungo il percorso rispondevano solo agli ordini e si rifiutavano di confrontarsi con noi. Per loro era un lavoro di routine. Mentre ci spostavano da un posto all'altro, parlavano al telefono o scherzavano tra di loro. (Devo prendere lezioni di ebraico).

Finalmente è arrivato il nostro "investigatore". Abbiamo finalmente potuto chiamare un avvocato. Abbiamo seguito i suoi consigli. Veniamo portati individualmente davanti all'investigatore. Ci hanno chiesto di nuovo di firmare alter carte e di nuovo abbiamo rifiutato (in ebraico). C hanno obbligato a imprimere l'impronta del pollice su una foglio con il nostro nome e gli estremi della carta di identità. Ci hanno ammanettato e tolto i telefonini. Ci hanno riportato nel container e ci siamo scambiati le nostre esperienze. Abbiamo aspettato. Le manette facevano male. Sulle mie c'era scritto 'Hiatt-Made in England'. Ho pensato al fatto che tutto questo casino è "made in England" (dalla dichiarazione Balfour in poi). Un'ora dopo, ci hanno detto che ci portavano davanti al giudice e di chiamare qualcuno che portasse 750 dollari per la cauzione. Ci hanno ridato i telefonini per fare le chiamate necessarie. C hanno poi fatto salire su un messo militare per portarci presumibilmente al tribunale. Ma hanno cambiato programma. Ci hanno detto di non usare i telefonini, ma li abbiamo usati quando siamo rimasti da soli. La mia famiglia è riuscita a raccogliere il denaro e siccome mia moglie era sulla strada ad un'ora di distanza, il mio avvocato mi ha inviato un messaggio per dirmi che dovevamo aspettare perché stavano trattando col giudice. Ancora un'ora. C hanno portato alla stazione di polizia di Talpiot dove ci hanno preso le impronte digitali e ci hanno fotografato. Trattati come criminali ammanettati in questo quartiere di nuovi ricchi. Una anziana donna ebrea mi guardava all'ingresso ed avevo voglia di raccontarle la nostra esperienza. Risaliti sul messo militare, ho detto ai miei compagni che un tempo questo era un quartiere arabo prima della pulizia etnica del 1948. Molte case arabe ancora sono in piedi e sono state ristrutturate in ville residenziali e bar. Risaliamo sul mezzo militare. Le manette fanno sempre male.

Sono quasi le 17.30 ed abbiamo fame dato che non mangiamo dalle 9.00 si stamattina. Per fortuna ci portano del pane, una fetta di formaggio a testa ed una confezione di marmellata (credo fosse dovuto dato che superate le 4 ore in manette si tratta di un arresto formale). Abbiamo divorato tutto rapidamente e ci siamo chiesti se questo pasto significasse una detenzione ancora più lunga oppure che ci avrebbero rilasciati presto. Un'altra mezz'ora e siamo trascinati (tutti insieme) davanti ad un nuovo investigatore che ci ha chiesto di firmare un documento di rilascio con cui ci si intimava di starcene lontani dal muro (sì c'era scritto proprio muro su un documento ufficiale) per 15 giorni, pena una multa di 1.200 dollari. Un amico di Al-Walaja è stato così gentile da raggiungerci per fare da garante alle nostre firme sotto gli ordini statuiti.

La situazione di George non era però chiara. Volevano vedere il suo passaporto. Un amico lo ha poi esibito dopo che George era stato minacciato di deportazione immediata se non avesse esibito il suo passaporto. L'avvocato ha cercato di persuaderli a lasciarlo andare. Mi hanno chiesto di fare da interprete per lui per dirgli che si deve ri-presentare domenica e quindi abbiamo pensato che lo rilasciavano insieme a noi. Invece non era così. Spero che non sarà deportato (mai fidarsi delle loro parole)

In tre siamo stati liberati ma i soldati non ci hanno ridato i nostri documenti. Nella gioia per essere stati rilasciati, ci siamo dimenticati di chiedere loro come erano stati con noi per quelle lunghe 10 ore. Sono ritornato con mia moglie, l'hanno fatta passare al checkpoint e dopo un'ora ho riavuto i miei documenti. Abbiamo avuto visite da Jenin che si sono fermata per la notte con noi e dire che io pensavo di lavorare all'università oggi. Ma eccomi, invece qui, passata la mezzanotte, a scrivere queste righe ed a scaricare un video. Domani (venerdì 7 maggio) ci sarà una manifestazione ad Al-Ma'sara la sagra della lattuga ad Artas ed altro lavoro da fare. La vita va avanti nella terra dell' Apartheid. La lotta continua. State in sintonia!

 

Ilan Shalif
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Anarchici Contro Il Muro
http://www.awalls.org

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali