Intervista accidentale di un anarchico
13 Ago 2004 

Questa intervista è stata fatto tra un attivista britannico dell'ISM e Raz, un militante degli "Anarchici Contro il Muro" israeliani, durante una pausa nel corteo dell'ISM lungo il percorso del Muro dell'Apartheid in Palestina. Le domande sono dell'intervistatore e della redazione di Freedom [giornale anarchico britannico].

Chiamare gli "Anarchici Contro il Muro" un'organizzazione non sarebbe preciso nel senso formale, e loro stessi probabilmente preferirebbero non avere l'etichetta. Il nome è stato assegnato loro dai media israeliani una volta le loro azione hanno attirato l'attenzione della stampa. L'intervista ha reso chiaro che loro preferirebbero essere noti come anarchici, e l'opposizione al muro nasce dall'essere tali. Poco dopo l'intervista, due di loro, durante un'azione iniziata da loro stessi, hanno buttato giù due cancelli nel muro, uno dei quali era elettrificato (non con carica mortale, solo per ammonire). Questa azione diretta è stata incoraggiata e approvata dalla popolazione palestinese e ha visto la partecipazione di alcuni palestinesi. Comunque, serviva a mettere in mostra il ruolo speciale che gli anarchici israeliani hanno nella lotta non armata. Come cittadini israeliani, hanno molto più da temere dall'IDF (forze armate israeliane) e dal sistema giuridico rispetto agli attivisti stranieri, ma il fatto che sono proprio cittadini israeliani rende ancora più appassionata la loro lotta.

1) Quant'è grande l'organizzazione e quali sono le sue principali funzioni?

Raz: Ci sono manifestazioni o azioni uno o due volte a settimana e normalmente ci siamo in 10-15. Più che un'organizzazione, siamo una rete di un centinaio di attivisti anarchici che vogliono fare delle azioni dirette. Per quanto riguardo le funzioni, cambiano insieme ai palestinesi. Fino a dicembre dello scorso anno, facevamo principalmente delle azioni dirette contro il muro, tagliando i fili del recinto o aprendo i cancelli a forza. Ma con tempo abbiamo cambiato, specialmente dopo due grandi eventi: la fine del campo di pace di Mas'ha, e le proteste di massa a Budrus. A Budrus, eravamo contenti di partecipare all'insurrezione popolare - è stata la gente del posto ad invitarci a prendere parte alle manifestazioni quotidiane che si svolgevano lì, ed è stato veramente bello veder insorgere tutta la comunità. Da allora, cerchiamo di mischiare questi due aspetti di lotta e questa marcia può considerarsi parte di questo tentativo.

2) Come ha reagito lo Stato alla vostra nascita?

Le nostre prime due azioni, a Zubaba e ad Anin, non hanno visto alcun intervento da parte dello Stato. Invece a Mas'ha, il 26 settembre, l'esercito ha colpito un anarchico alle gambe con fuoco vivo. Un attivista è stato arrestato in seguito ad una manifestazione ed è stato costretto a firmare un impegno di non danneggiare più il muro (nota dell'intervistatore: questi "impegni" sono molto usati dalle forze di sicurezza israeliane, essendo uno strumento di propaganda molto utile; hanno la duplice funzione di far sembrare calmo e ragionevole l'esercito e il firmatario, sebbene rilasciato senza alcuna accusa sembra colpevole per associazione). Alcuni attivisti sono stati interrogati dallo Shabak (i servizi segreti). Ora, durante le manifestazioni, la polizia cerca sempre di arrestare gli israeliani. Non credo che ci vorrà molto prima che qualcuno di noi venga condannato a passare un bel po' di tempo in carcere. Siamo anche sorvegliati, cosa che solo l'esperienza ti insegna di notare. Lo Shabak ci sta sempre alle spalle, ci monitorano e ci fermano prima delle azioni: se loro sanno dove e quando attraverseremo il muro per entrare in Palestina, devono solo notificare il punto di controllo in anticipo o far fermare la nostra macchina per bloccare l'azione. Quando il processo sul Muro alla Corte Internazionale dell'Aia è iniziato il 23 febbraio, ci hanno fermato ben 3 volte mentre andavamo ad una manifestazione (pensate anche che ogni volta abbiamo scelto un percorso diverso!). È finito che abbiamo deciso di tornare a Tel Aviv e manifestare davanti al Ministero di Guerra, che si trova in una vasta zona recintato al centro della città. Un gruppo di persone ha bloccato l'accesso al ministero per qualche tempo e hanno arrestato 12 persone per questa azione. Ci troviamo accusati di aver usato violenza contro la polizia, per aver semplicemente resistito passivamente all'arresto. A settembre inizierà il processo, ed è probabile che il sistema giuridico ci fregherà a questo punto.

3) Quanto sostegno trovate in Israele per le vostre attività?

Effettivamente, alcuni ci sostengono, ma non abbiamo alcun sostegno ufficiale da gruppi - solo da alcune individualità che fanno parte dei gruppi pacifisti e anche da qualche giornalista. Dopo l'indicente a Mas'ha quando Gil Na'amati è stato sparato ad entrambi le gambe da un cecchino dell'esercito, ci sono state alcune grandi manifestazioni a favore nostro e contro il trattamento dell'IDF nei confronti dei manifestanti israeliani. In una di queste manifestazioni la strada numero 5 che porta alla colonia di Ariel è stata bloccata per circa 2 ore da centinai di attivisti da una vasta gamma di gruppi pacifisti israeliani.

A livello internazionale, c'è stato un concerto di beneficenza per noi ad Amsterdam 2 mesi fa e alcuni mesi fa, due di noi hanno girato l'Europa dove hanno potuto pubblicizzare la campagna e raccogliere fondi.

4) Le visite sono state limitate al movimento anarchico, nei paesi dove siete stati?

No, non è stato esplicitamente un giro anarchico. L'idea era di raccontare alla gente la realtà sul muro e sull'occupazione.

5) Secondo voi, come si svilupperà la situazione?

Continueranno le confische di terra, e il muro verrà esteso. Non credo che la situazione possa migliorare. Sembra che la resistenza in Israele alla rimozione delle colonie (specialmente all'interno del governo) risulterà nella continuazione della costruzione del muro in quei luoghi dove attualmente si progetta il percorso, ossia ben al di là della "Linea verde" (ossia dalla parte palestinese, per chi pensa a "parti"...). Non mi fraintendete... noi non vogliamo per niente il muro - né oltre la Linea verde né lungo la Linea verde. Per quanto riguarda la situazione generale, non ci potrà essere pace mentre esistono le colonie.

6) Avete preso in considerazione la possibilità di manifestare presso le colonie?

No. È probabile che le forze di sicurezza dei coloni ci sparerebbero. Comunque, a che cosa servirebbe? I coloni certamente non ci darebbero retta. Queste persone credono che fanno la volontà di dio! In confronto, l'esercito sembra quasi buono.

7) Quali sono le vostre intenzioni per il futuro? In quale direzione pensate di muovervi?

Dipende dai palestinesi. In fondo, seguiamo le loro iniziative dal momento che saranno più loro che soffriranno a causa dell'occupazione. Partecipiamo alle loro iniziative, ma cerchiamo di essere coinvolti nell'organizzazione e nelle decisioni.

8) Pensate di poter aumentare le vostre dimensioni?

Non molto. Abbiamo riunito gli anarchici che vogliono agire direttamente. Non credo che abbiamo convertito nessuno!

9) Questa risposta porta alla prossima domanda: per te personalmente, che cosa ti interessava principalmente, l'opposizione all'occupazione o l'anarchismo?

L'opposizione all'occupazione.

10) Secondo te, è naturale che gli anarchici sostengono questa lotta e la vostra partecipazione nella lotta? Faccio la parte dell'avvocato del diavolo, ma non si tratta di una lotta di liberazione nazionale, con tanto di dominanza religiosa e nazionalistica?

Io mi aspetto che gli anarchici sostengano questa lotta. Non è una lotta per la liberazione nazionale: è una lotta per i diritti umani. Beh, è una specie di lotta per la liberazione nazionale ma è soprattutto una lotta per i diritti umani per la libertà e l'uguaglianza ed è questo ciò che mi importa principalmente.

11) La risposta è esatta! Allora, vuoi invitare gli anarchici di altri paesi a venire qui per aiutarvi?

Certo. Non lo facciamo molto, ma abbiamo case e posti dove potete stare. È una cosa che ci piacerebbe.

12) Avete qualche messaggio per il movimento anarchico internazionale? Naturalmente, tutti leggono Freedom!

Chi vede questa lotta come parte integrale delle loro lotte è il benvenuto qui da noi. Vogliamo aumentare i contatti con altre organizzazioni a livello internazionale.

Poi, un'altra cosa un po' così... ma servono sempre i soldi. Abbiamo un sito web, anche se non mi ricordo l'url ma è linkato da www.onestruggle.org il sito anarchico degli animalisti israeliani. Probabilmente la cosa migliore sarebbe di scrivere alla mia mail, barvazduck-A-yahoo.com , per qualsiasi cosa, non solo per mandarci denaro.

13) Un'ultima domanda, allora. Ci sono anarchici tra i palestinesi?

Sembrerebbe di sì! Qualcuno ha detto di aver conosciuto degli anarchici palestinesi a Nablus, al campo rifugiati di Balata. Poi ci sono delle persone con cui lavoriamo che sono anarchici in segreto e non lo vogliano ammettere! Dovresti chiedere a loro!

Così abbiamo terminato l'intervista. Devo ammettere che, trascrivendo l'intervista, non ho citato parola per parola tutto quello che il compagno mi ha detto e me ne vergogno moltissimo. Parlava un inglese perfetto, ma non ho potuto scrivere tutto, solo degli appunti e dopo mi sono affidato alla memoria per completare l'articolo. Detto questo, l'informazione nell'intervista dovrebbe essere precisa.

 

Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA