Qualche riflessione anarchica sulla questione Palestina/Israele e sulla "crisi" mediorentale...
08.07

 

In merito alla questione israelo/palestinese e del Medioriente, nel deprimente panorama politico italiano (sigh!) si accendono spesso feroci dibattiti fra chi si schiera per lo Stato d'Israele, glorificando la "superiore democrazia israeliana" e, più o meno direttamente, l'ideologia nazionalista sionista e chi tende in vario modo a parteggiare per la "resistenza antimperialista" di Hamas e Hizbullah - nuovi simboli dell'antiamericanismo vetero-post-stalinista occidentale - organizzazioni sostenute politicamente e foraggiate in primo luogo dall'Iran, ma anche da Siria e Arabia Saudita (teocrazia da sempre alleata degli USA nella regione, ma guarda un pò!). Dunque alla fine dei salmi si sostiene o lo stato x o quello y con annessi e connessi! A tal proposito provo a sviluppare qualche riflessione anarchica...

Stop The Wall

Per la questione Palestina/Israele mi rifaccio alle posizioni del compagno israeliano Ilan Shalif di Anarchici Contro il Muro, un movimento che si batte da qualche anno assieme alle comunità di alcuni villaggi palestinesi - in particolare Bil'in, ma anche Mas'ha, Umm Salamuna, Wadi Nis, Artas, al Ma'asara, Beit Ummar e altri ancora... - contro il criminale regime di Apartheid imposto dallo Stato israeliano nei confronti delle popolazioni palestinesi: "Palestina, due popoli, nessun Stato! Solo una rivoluzione sociale nella regione - come parte di un cambiamento dell'ordine sociale mondiale - che abolisca lo sfruttamento capitalista e la struttura gerarchica degli Stati ed altri meccanismi di oppressione e discriminazione potrebbe mettere fine al conflitto!". (1)

Il lavoro sul campo degli anarchici contro il Muro della vergogna - una barriera sorvegliata dall'esercito israeliano che si dipana orribilmente per chilometri e chilometri occupando le terre delle comunità palestinesi e impedendo il libero movimento della gente - è quello di realizzare, stando in prima linea, delle azioni dirette contro i confini e le barriere che dividono le persone: palestinesi e israeliani! Nella pratica delle mobilitazioni contro il l'Apartheid - caratterizzata da cortei composti in prevalenza dagli abitanti dei villaggi che, spesso sotto le pallottole di gomma, le bombe assordanti, i lacrimogeni al cloro e i manganelli dell'esercito israeliano, recidono fili spinati e abbattono cancelli e passano laddove lo Stato israeliano proibisce di passare - vive in nuce, fra mille contraddizioni, l'idea di una nuova associazione umana costruita dal basso da persone che attraverso la lotta e la progettualità comuni ed emancipatrici si riconoscono come compagni e compagne di strada per la conquista di una vita migliore, rifiutando la logica fratricida dei nazionalismi contrapposti.

Le azioni congiunte fra gli Anarchici Contro il Muro israeliani e i palestinesi dei villaggi - con la presenza anche di altri attivisti israeliani e internazionali - hanno ottenuto il risultato di rallentare in alcuni punti la costruzione dell'infame Muro e anche di sensibilizzare maggiormente, sulla questione dell'Apartheid in Palestina, alcuni settori dell'opinione pubblica israeliana, ma anche di quella internazionale, riuscendo in qualche modo a penetrare nell'omologato sistema mediatico. Insomma sono riusciti - per così dire - a mettere un pò di sabbia nel motore della macchina statale e militare... (2) Molti/e compagni/e palestinesi e israeliani/e sono stati/e arrestati/e, ma la lotta continua e si rinnova giorno dopo giorno. (3)

Occhio per occhio... si diventa ciechi

Certo i/le compagni/e anarchici/he israeliani/e devono fare i conti con la complessa e spinosa questione nazionale di un popolo, quello palestinese, oppresso e violentato da decenni dal barbaro neo-colonialismo israeliano, foraggiato economicamente e sostenuto politicamente dall'altrettanto barbaro imperialismo statunitense. La superpotenza e il suo avamposto nell'aerea operano scientificamente per annientare in tutti i modi la resistenza del popolo palestinese: attacchi militari, espulsioni, internamenti, deportazioni, embargo... Si tratta di due apparati totalitari (4) che seminano morte e distruzione, requisendo manu militari campi e acqua, devastando città e villaggi con bombe e ruspe, che hanno creato un enorme ghetto/carcere a cielo aperto per i palestinesi.

Ma come sanno bene i/le compagni/e israeliani/e - che cercano di inserirsi positivamente, forti delle loro idee e pratiche, in un contesto così drammatico quanto complicato - la questione nazionale si porta dietro l'ideologia nazionalista come le nuvole la tempesta, con i suoi meccanismi sciovinisti, gerarchici e antiproletari.

Il punto è che il nazionalismo si alimenta dei bisogni di libertà, giustizia e autonomia, che sgorgano dal basso contro l'aggressione e l'oppressione esterna, per pervertirli e deviarli secondo gli interessi delle classi, che sono fondamentalmente antitetici rispetto alle autentiche esigenze e alle speranze delle classi popolari.

E infatti, guardando alla Palestina, che cosa ha prodotto storicamente di utile il nazionalismo dell'OLP (5) - organizzazione capeggiata per decenni dal raìs Arafat, di cui è stata pilastro essenziale quell'al-Fath (6) che attualmente è diventato l'interlocutore fidato del governo israeliano e dell'Occidente "democratico" - per la liberazione del popolo palestinese, qual'è il bilancio che si può fare?

Questo nazionalismo figlio del panarabismo nasseriano - sostenuto all'epoca dall'URSS stalinista - si è rivelato essere una fonte di inganni, prepotenze, corruzione e collaborazionismi a spese delle classi subalterne palestinesi e per una certa fase è diventato fucina di attentati anche nei luoghi pubblici d'Israele tanto sanguinari quanto controproducenti per la causa palestinese, sparando nel mucchio e mettendosi in concorrenza con gli integralisti di Hamas! L'ANP (7) frutto di questo nazionalismo - è un proto-stato che ha riprodotto e riproduce ingiustizie e repressioni burocratiche contro le masse popolari palestinesi! E che dire di Hamas...? Si tratta di un'organizzazione jihadista, dispotica e gerarchica, che vuole imporre la Shari'a (8) alla società palestinese. Essa è stata fondata nel 1988 dal potente e influente movimento politico/religioso dei Fratelli Musulmani e da più parti (9) si sostiene che sia stata inizialmente agevolata dallo Stato d'Israele per mettere in crisi il nazionalismo "laico" dell' OLP durante la Prima Intifada (1987/1993)... Ma probabilmente, analizzando a fondo la situazione di quel periodo, Hamas non fu ostacolata da Israele al suo nascere alfine di corrompere e depotenziare la vera anima della Prima Intifada, che fu una vera e propria rivolta popolare, dal basso e autonoma, contro l'occupante oppressore/sfruttatore attraverso delle azioni dirette - con barricate, scontri di piazza e sassaiole contro l'esercito sionista - prima di essere stritolata dalla repressione israeliana e dall'autoritarismo politico e religioso interno. Questa rivolta espresse alcune forme di autorganizzazione sociale per la resistenza: i comitati popolari insurrezionali, che si occupavano oltre che della guerriglia e del sabotaggio, anche del mutuo soccorso in campo sanitario e alimentare, di organizzare grandi scioperi che misero in crisi il governo israeliano ecc...! Si trattava di organismi spontanei tendenzialmente basati sulla democrazia diretta e la solidarietà di classe, che nella fase iniziale dell'Intifada furono alternativi all'OLP - che allo scoppio dell'insurrezione si trovò spiazzato e andò per un po' a rimorchio degli eventi - e alle organizzazioni islamiche palestinesi! Fatto estremamente significativo e innovativo fu che nell'"Intifada delle pietre" un ruolo di primo piano fu svolto dalle proletarie palestinesi attraverso i Comitati di Lavoro delle Donne! (10)

Questo movimento popolare insurrezionale, di massa, per alcune sue caratteristiche antiburocratiche e financo antistataliste, poteva rappresentare per l'establishment israeliano un pericolo assai maggiore del nazionalismo storico palestinese e di quello "nuovo" di matrice fondamentalista! La Prima Intifada per un certo periodo ebbe questo importante potenziale rivoluzionario...

Al contario Hamas è sempre stato e continua ad essere un apparato oscurantista che propugna la reazionaria concezione di creare uno Stato musulmano (11) in Palestina - magari tipo la "teo-democrazia" iraniana - in cui non si sa gli ebrei che fine faranno... Allo stesso tempo Hamas ha sviluppato nel corso della sua storia anche una tattica politica flessibile nel rapportarsi con lo Stato d'Israele tesa a spiazzare la rivale al-Fath, fino ad arrivare in alcune occasioni ad una sorta di "riconoscimento implicito" dello Stato d'Israele. Anche con la vittoria alle ultime elezioni politiche, Hamas si era mostrata indirettamente più "favorevole" ad un qualche accordo con la leadership israeliana...

Comunque parlare di Hamas significa parlare di un'organizzazione islamica che fino ad oggi si è fatta forte di una metaideologia nazionalista e religiosa propugnatrice della assurda e criminale pratica del martirio in nome di Allah in mezzo ai civili israeliani (ebrei e arabi) e allo stesso tempo di un' organizzazione che ha creato una sorta di welfare per le classi subalterne palestinesi su basi pietistico confessionali, alfine di rafforzare la propria autorità e il proprio potere.

Anche rispetto ad Hamas occorre porsi la domanda: la strada predisposta da questa - ciechi attentati in nome di Dio più assistenzialismo clerico/caritatevole, in funzione della creazione di una Palestina Islamica (o qualcosa di simile) - è quella da seguire e sostenere per l'affermazione di libertà e giustizia in Palestina?

Hamas - nel quadro di uno logica nazionalista e fondamentalista di separazione, speculare a quella d'Israele - continua a propugnare la biblica legge del taglione mediante la quale... "occhio per occhio si diventa ciechi"? E' questa la strada giusta?

Non credo proprio e i fatti mi pare lo dimostrano: più vince la logica di divisione e di scontro totale fra i popoli più la pace autentica si allontana...

Attualmente - come ennesimo capitolo di una mattanza infinita e a riprova di quanto detto sopra - stiamo assistendo ad uno scontro ultra-fratricida all'ultimo sangue - alimentato ad arte da USA e Israele - fra proletari palestinesi comandati da Hamas da una parte e comandati da al-Fath dall'altra, sia a Gaza che in Cisgiordania, con numerose vittime civili! Civili che sempre più si mostrano insofferenti alle logiche di potere delle opposte fazioni! Appunto... si vuole il Potere... è sempre la solita logica della supremazia, di chi vuole comandare e di chi deve ubbidire! In nome della Patria, di Dio e... di Mammona! (12)

Sull'altro versante poi abbiamo una società israeliana ipermilitarizzata - abbrutita da un militarismo endemico e interiorizzato e schiacciata dalla paura - in cui fin da piccoli viene insegnato ad odiare i palestinesi. Addirittura si spingono i ragazzini a scrivere delle terrificanti "dediche" sulle bombe che verranno sganciate sui villaggi e sui campi profughi palestinesi, straziando e annientando centina di corpi, in tragica attesa che scatti la vendetta dal fronte opposto!

Lo stato israeliano ha sistematicamente occupato, bombardato, massacrato e incarcerato su larga scala... La sua ideologia è da sempre quella nazionalista e razzista "dei barbari alle porte", cioè i palestinesi, che devono essere o super/sfruttati per la realizzazione del Capitale israeliano o annientati per far posto alla colonizzazione sionista! Gran parte del proletariato israeliano non riconosce l'umanità martoriata che sta al di là del Muro, un Muro che lo Stato ha edificato anche per mantenere la società civile israeliana separata e permanentemente indifferente o nemica... Ma il nemico non è quell'umanità dolente ma anche coraggiosa che si trova forzatamente dall'altra parte... Le classi subalterne israeliane vedono peggiorare negli ultimi anni le loro condizioni materiali - lavoro, casa e sanità - mentre i vari governi continuano a finanziare con i soldi pubblici la loro sporca guerra, per i loro interessi e per quelli dei loro compari.

L'odio fra sfruttati e oppressi veicolato ad arte dal potere - politico, religioso ed economico - torna comodo a chi è al posto di comando... è una vecchia, brutta storia...

Il bue che dice cornuto all'asino

Spesso in Italia negli scontri ideologici fra chi - con la spada sguainata - sostiene lo Stato d'Israele e gli USA e chi sostiene Hamas, Hizbullah e il regime iraniano, ci si rinfaccia a vicenda di sostenere delle posizioni "fasciste". Il fatto è che, in un certo senso, hanno ragione e quindi torto tutte e due le parti.

I regimi islamico/integralisti - come l'Iran, potenza regionale in ascesa - e i movimenti politici gerarchici che fanno ad essi riferimento e che da essi sono foraggiati - la cosiddetta "resistenza antimperialista" - sono oscurantisi e retrivi, come sull'altro versante l'imperialismo "liberal-liberista" è strutturalmente rapinatore, affamatore e sterminatore! Stare a discutere sul "valore democratico" o meno di certe elezioni, sulla maggior o minor "democrazia" di un sistema statuale rispetto all'altro, alla fine risulta essere un cinico, ipocrita e sterile giochino intellettualistico davanti alla barbarie dell'autoritarismo e del militarismo dilaganti da tutte le parti!

Occorre sottolineare che se è vero come è vero che il regime iraniano, Hizbullah e Hamas sono nazionalitari, reazionari e teocratici (o filo-teocratici) (13) - con tratti esplicitamente fascistoidi - è anche vero che Israele attua un doppio binario politico/giuridico al suo interno: uno per gli israeliani-ebrei e un altro, discriminante e razzista, per gli arabi-israeliani. Israele è in parte uno Stato formalmente liberal-democratico ma è anche uno Stato semi-confessionale - uno "Stato Ebraico" - che si fonda in larga misura su un "diritto" etnico-religioso di appartenenza con conseguenti provvedimenti legislativi discriminatori! E soprattutto che dire dell'enorme campo di concentramento allestito da Israele per i palestinesi dei Territori Occupati...

Tutto questo è endemico nell'ideologia del nazionalismo sionista fin dalle sue origini, anche se nel corso del tempo questa ideologia è stata riveduta e corretta per meglio essere utilizzata nei vari contesti! Dunque pure qui sono presenti evidenti fattori politico-ideologici fascistoidi! E in ogni caso non bisogna mai dimenticarsi che nel quadro di questa drammatica situazione, in primo luogo gli aggressori/oppressori sono Israele e il suo "padrino", gli USA, e gli aggrediti sono le popolazioni palestinesi!

Detto ciò... le deprimenti schermaglie italiote - con accuse e controaccuse, fra chi si schiera a fianco del baluardo sionista dell'Occidente e chi sostiene l'antimperialismo dei seguaci di Allah - mi pare assomiglino tanto, mi si passi la battuta anche se la situazione è tremendamente seria, alla storiella del bue che dice cornuto all'asino!

Basta inganni

Il fatto è che siamo davanti ad un tragico quanto ignobile inganno che va smascherato e combattuto: i vari gruppi politici, religiosi ed economici al potere - delle due "sponde" - apparentemente irriducibili nemici fra di loro, alla prima "redditizia" occasione si stringono la mano con un ghigno beffardo sulla pelle dei loro sottoposti!

A questo proposito si veda la passiva, anzi accomodante, accettazione da parte della "resistenza antimperialista" libanese Hizbullah - il "partito di Dio" che in Libano è una sorta di "stato nello stato" con tanto di esercito ben armato in grado di fronteggiare con successo, come si è visto nell'ultimo conflitto, il potente esercito israeliano - dell'invasione imperialista del Libano sotto l'egida dell'ONU, con conseguente militarizzazione di vari territori! E' evidente che ci sono in ballo cospicui interessi élitari trasversali, di natura politico-affaristica! E poi sulla pace in Palestina e in Medioriente... altro che ricorrenti, logori e autoreferenziali summit istituzionali, conferenze internazionali e riunioni al vertice truffaldine e strumentali, con trattati stipulati o non stipulati fra i vari caporioni al potere sempre sopra la testa dei popoli che dicono di "rappresentare", vedi i famigerati e continuamente citati, da una parte e dall'altra, "accordi di Oslo" del 1993! (14)

La questione - come mi pare insegni l'esperienza degli Anarchici Israeliani contro il Muro - è uscire fuori dagli schemi ideologici dominanti per cominciare a gettare le basi di un'autentica alternativa sociale, e questo ovviamente vale per tutti gli individui oppressi e sfruttati ad ogni latitudine! Ciò è difficile... ma anche indispensabile e allora andrebbe imboccata la strada giusta fin da ora...

Una nuova, possibile strada di auto-liberazione

L'anarchismo come lotta e progetto per una rottura complessiva con l'ordine/disordine capitalistico vigente, per delle società libertarie e socialiste, può indicare una strada nuova di auto-liberazione per la Palestina e il Medioriente tutto, proprio a partire dai criminali fallimenti statalisti in un'area così "centrale e critica" nel contesto mondiale.

Per uscire dalla devastante "crisi permanente" mediorentale, la strada necessaria è quella di una rottura rivoluzionaria anticapitalistica basata sull'autorganizzazione diffusa, sull'antistatalismo l'antimilitarismo, con la realizzazione, da parte delle classi subalterne israeliane e palestinesi, di una rete espansiva antigerarchica di libere associazioni federate e coordinate sul territorio - dal particolare al generale e viceversa -, composte da individui che superano le divisioni e gli odii nazionalistici e religiosi nel quadro di una ampia socializzazione economica egalitaria e di un interscambio culturale orizzontale vissuto nel quotidiano, basato sulla reciprocità e la solidarietà, promosso da organismi ad hoc come potrebbero essere delle scuole e degli atenei libertari che si diffondono nelle varie località... (15). E' chiaro che una prospettiva trasformatrice e un processo progressivo di questo tipo - occorre sottolinearlo - ha bisogno di appoggiarsi su forti lotte sociali e spinte rivoluzionarie almeno tendenzialmente antiautoritarie a livello globale, a partire dai principali paesi imperialisti, e di certo il contesto internazionale attuale non è incoraggiante,anche se esistono delle controtendenze significative! (16) Tutto questo discorso può apparire utopico allo stato attuale, ma si fonda su dei bisogni concreti e su possibili percorsi rivoluzionari - ideali e pratici - da elaborare e verificare (sperimentare) da parte dei diretti protagonisti...

Del resto la soluzione tanto sbandierata a destra e a manca dai governi e dagli apparati politici per ingannare la gente: "due stati per due popoli", approderebbe, come appare in maniera sempre più evidente, alla definitiva cristalizzazione istituzionale di un bantustan (forse due bantustan separati: con una Gaza totalmente islamizzata) sotto controllo israeliano, dipendente in tutto e per tutto dallo Stato d'Israele. La soluzione più "progressista" di uno "stato bi-nazionale democratico-liberale", avanzata da alcune parti politiche, attraverso un processo politico bipartisan predisposto e governato dall'alto dai gruppi al potere delle due parti, è del resto molto illusoria e comunque verticista e autoritaria.

Anche a questo proposito condivido quanto afferma il compagno anarchico israeliano Ilan Shalif: "Tutte le soluzioni basate sull'equivalenza avanzate dalla sinistra israeliana e palestinese sono impraticabili sia a breve che a lungo termine: "2 stati per 2 nazioni", "uno stato bi-nazionale", "uno stato laico e democratico"... Vale veramente la pena battersi per queste prospettive? Che puntano solo al mantenimento della struttura gerarchica dello stato senza contestare il sistema capitalistico? All'interno del sistema capitalistico queste soluzioni riformiste sono impraticabili e non serve a nulla costruirci sopra dei sogni..." (17)

Alex Rossi

 

(1) Dal saggio di Ilan Shalif, Palestina, due popoli, nessun stato, Quaderno di Alternativa Libertaria (www.fdca.it)

(2) Si veda il sito Anarchists Against The Wall (www.awalls.org) [nota FdCA: per informazioni sugli Anarchici Contro il Muro in italiano, si veda www.fdca.it/wall]

(3) A questo proposito si legga il seguente, importante appello.

(4) Per quanto concerne la categoria di totalitarismo faccio riferimento - anche criticamente - in primo luogo alla "teoria critica" messa a punto dal filosofo "francofortese" Herbert Marcuse(1898-1979) rispetto al tardo-capitalismo. E' chiaro che la teoria critica marcusiana, essendo stata formulata in un'altra fase storica, ha bisogno di correzioni, integrazioni e rielaborazioni non secondarie, tuttavia ritengo che nella sua essenza sia ancora in gran parte valida: "... La realtà, secondo Marcuse, è ancora qualcosa che si deve conquistare liberando il pensiero dalle immagini e dagli apparati che lo imprigionano. Un'educazione politica al di fuori della cultura ufficiale e della spettacolarizzazione per prendere coscienza del fatto che gli esseri umani vivono il proprio tempo afferrati dal doppio vincolo di un incredibile sviluppo scientifico e tecnologico in un'epoca indelebilmente marcata dall'oppressione economica, militare e dal genocidio.
E quando questo carattere di doppio vincolo dei poteri connaturato al capitale si rende manifesto, tende ad occupare ogni ambito della vita; il rapporto umano inaridisce, il sistema diventa totalitario e unidimensionale imponendosi sulla soggettività di qualunque individuo. E i poteri, con gli annessi imperativi funzionali, si impongono sulla vita ad ogni livello.
Il fascismo è quindi, secondo Marcuse, non tanto il rischio di un esito, ma la cifra essenziale del nostro tempo e copre l'intero arco del XX secolo continuando in questo xxi secolo non come elemento accidentale ma come struttura che regola il rapporto che c'è tra la sovranità e la vita.
E' si potrebbe dire, la forma storica di un'anonima macchina del potere normalizzatore interna alle stesse democrazie, alla stessa legittima richiesta dei diritti e all'essere se stessi di chiunque quotidianamente. Che si tratti della vita privata a casa, di qualunque condizione professionale, della vita affettiva dei singoli, o delle lotte interne alla società o dei conflitti internazionali, l'atteggiamento-guida di Marcuse è sempre il contrario di una semplice resa , complice o tragica, al corso del mondo, alla presunta oggettività del male, o della disincantata teorizzazione dell'inevitabilità di un certo tipo di potere e dell'invarianza strutturale del potere.
Il lavoro di Marcuse lo si può definire come una risposta al problema della intensiva fascistizzazione del modo stesso di domandare, di vedere, di ascoltare il mondo e di concepire la vita in una società apparentemente tollerante, ma, al di là delle apparenze, di fatto repressiva... "(Dalla postfazione di P.Perticari alla raccolta di saggi: "H. Marcuse, La dimensione estetica, un'educazione politica tra rivolta e trascendenza", Ed. Guerrini e Associati, Milano, 2002).

(5) Organizzazione per la Liberazione della Palestina fondata nel 1964.

(6) Organizzazione fondata nel 1959 da Arafat.

(7) Autorità Nazionale Palestinese, istituita nel 1993 con gli accordi di Oslo.

(8) Il termine Jihad, che ha più significati, in questo caso significa "guerra santa". La Shar'ia è la legge divina del Corano e della Sunna.

(9) Si veda il sito Wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Hamas

(10) Si veda il sito Tactical Media Crew: Le donne nella Prima Intifada di Malu Halasa (tmcrew.revolt.org/femm/donnedalmondo/palestina3.htm) e l'intervista a E. Kuttab, L'Intifada e le donne (tmcrew.revolt/femm/donnedalmondo/palestina2.htm)

(11) Come prevede lo statuto di Hamas. Si veda il sito "Wikipedia", cit.

(12) Termine biblico aramaico che significa: ricchezza, denaro, profitto...

(13) Sulla natura delle "resistenze antimperialiste" (Hamas e Hizbullah) anche in rapporto al fondamentalismo islamico internazionale alqaedista, si vedano alcuni interessanti spunti presenti nell'articolo di Stefano Capello "Resistenze Reazionarie" sul numero precedente del foglio Kronstadt.

(14) "Gli accordi di Oslo avevano per Israele una duplice finalità: quella di incentivare e garantire il diritto al ritorno della leadership palestinese dall'estero, e quella poi di affidarle una certa autonomia di governo insieme all'élite rimasta nei territori occupati, al fine di spegnere le fiamme della rivolta all'interno della Palestina occupata nel 1967.
Ma la strategia delle potenze imperialiste non aveva fatto i conti con l'aumento della resistenza palestinese e con il diffondersi globale del fondamentalismo islamico. Con gli accordi di Oslo si intendeva fare dello stato palestinese una sorta di neo-colonia dei capitalisti israeliani, dove trovare forza lavoro a basso costo ed un mercato succube. Si supponeva quindi che si sarebbero fermati i progetti di insediamento di coloni israeliani nei territori palestinesi occupati. Certo è che gli accordi di Oslo avevano promesso più di quanto si volesse realizzare, ed infatti Israele li ha applicati con le pressioni economiche e la soppressione della libertà di movimento, proprio al fine di ottenere ulteriori concessioni dai palestinesi in vista di un qualche accordo definitivo. Il rifiuto di Israele a rispettare gli accordi nei tempi previsti le sue condizioni per una definitiva risoluzione del conflitto ha fatto sì che l'élite palestinese non potesse reggere un simile accordo e così nell'ottobre 2000 è iniziata la seconda intifada" (Ilan Shalif, op.cit, pagg. 35-36)

(15) L'anarchismo di cui parlo in primo luogo si inserisce nel solco del pensiero anarchico/socialista di rivoluzionari "storici" come Malatesta, Fabbri e Berneri e fa riferimento alle migliori realizzazioni anarchiche nel quadro delle rivoluzioni sociali del secolo scorso, ma attinge anche da tutte quelle spinte e tensioni libertarie che continuamente riemergono nelle rivolte dal basso, nelle lotte sociali e nei movimenti popolari anticapitalistici... anche oggi! Senza dimenticare i contributi teorici forniti da vari/e pensatori e pensatrici anarchici/che e libertari/e di varia provenienza, a partire dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni...

(16) Si pensi alle attuali esperienze insorgenti "alle porte" della super-potenza USA, in Chiapas e a Oaxaca, Messico...

(17) Ilan Shalif, op.cit. (Per non parlare delle reazionarie concezioni bolsceviche che ripropongono uno stato palestinese "socialista" con tanto di dittatura del proletariato, cioè capitalismo di stato con dittatura del partito unico!)



Articolo ripreso da "Kronstadt", foglio anarchico e libertario del Gruppo Kronstadt di Volterra/Siena.