Aspettando il cigno nero? *

 

La Fed, Federal Reserve, banca centrale degli Stati Uniti, funziona come centro nevralgico del sistema finanziario e commerciale mondiale, essendo il dollaro la moneta dei pagamenti internazionali (65% del totale). Quindi, per avere dollari tutte le banche del mondo devono rivolgersi alla banca USA. Infatti ne tengono una riserva presso la sede centrale.

Nel 2008 le banche USA detenevano $600 miliardi, quelle europee $200 miliardi; poi nel mese di agosto 2011 il deposito delle banche europee è arrivato a $750 miliardi, una liquidità eccessiva solo per le trattative commerciali. Sempre ad agosto, mentre si dibatteva sul default del debito statale USA, la Fed annuncia un problema di liquidità in alcune banche europee e qui iniziano i rimbalzi degli spread e delle borse in Europa.

Abitualmente questi problemi si risolvono nel silenzio tombale dei centri bancari e si evidenziano mesi dopo la fine dell'indagine.

Infatti solo da poche settimane si conosce il dato dell'intervento della Fed come sostegno di liquidità successivo all'implosione del 2009 e al crollo delle economie: si tratta di $16.000 miliardi di dollari in prestiti ad istituzioni finanziarie dal 2007 al 2010 (vedi rapporto del GAO [1]), come prestatore in ultima istanza di moneta da restituire a scadenza, fonte a cui hanno fatto ricorso certe banche europee, inclusa anche l'italiana Unicredit per quasi 2 anni.

Dunque l'annuncio della Fed serviva per distrarre l'attenzione dagli USA all'Europa, mentre in USA si mettevano a punto interventi ufficiali di immissione di liquidità per $2.200 miliardi di QE [2] dal 2009 al 2011; di $700 miliardi del programma governativo TARP [3] per l'acquisto di titoli; oltre ai $400 miliardi dell'operazione TWIST [4] sui bond a lunga scadenza.

L'effetto domino si è così spostato in Europa, dove le incertezze politiche stanno creando una situazione di difficile soluzione, che potrebbe evolversi in situazioni impreviste, semplicemente per mancanza di tempismo nelle soluzioni della governance europea; principalmente la signora Merkel. Le insufficienze della BCE [5] impediscono le attività tipiche di una struttura il cui ruolo è quello di intervenire in emergenza, godendo di un potere "feudale", cioè arbitrario e insindacabile perché non obbligata a norme di contabilità: il potere di stampare moneta, semplicemente di immettere liquidità nuova per sostenere il sistema delle banche o i titoli dello Stato e solo in successive fasi ripristinare una massa di liquidità inferiore. In rischio c'è l'inflazione dei prezzi che, però, in una situazione deflattiva funziona da controtendenza. Altra soluzione indiretta sta nel sostegno al sistema bancario a cui i prestiti, la liquidità, vengono concessi contro titoli come collaterali che servono da garanzia (financo i BTpi [6]).

Ma in questo momento la "liquidità scarseggia", il che non significa che non ci siano soldi/risparmi, ma semplicemente questi smettono di circolare e vengono tesaurizzati, anche presso la stessa BCE, al tasso dello 0,7% (circa $235 miliardi) mentre le banche smettono di far circolare prestiti non fidandosi che vengano rimborsati dalle banche a cui fare credito. Anzi, grazie alla ricapitalizzazione decisa da EBA [7], si assiste alla vendita di investimenti per fare cassa. Quindi, il 30 novembre, la Fed - con l'accordo di altre banche centrali - ha garantito di dare prestiti in dollari a tassi bassissimi ed a breve (3 mesi), legati al commercio mondiale, per evitare che si innestasse l'effetto domino in cui le banche europee, per fare cassa, si mettono a vendere assets degli USA, spostando quindi lì il problema.

Nel mentre, in Cina si abbassa il tasso di sconto e si diminuisce la riserva detenuta dalle banche sui prestiti, anche se i prestiti nell'area sono solo 3 volte le riserve e quindi il rischio sgonfiamento della bolla non avrebbe gli effetti che ha in altre aree; anche se un rallentamento del PIL al 9% potrebbe essere causa di problemi economici per un paese che per realizzare l'utilizzo degli investimenti e per soddisfare il mercato del lavoro deve crescere a ritmi maggiormente elevati, altrimenti maturerebbero conflitti sociali di maggior estensione.

La crisi finanziaria si manifesta come epifenomeno di problemi della sfera "reale", ma spesso anticipandoli nel ciclo economico futuro; quindi gli spasmi borsistici e del debito si legano alla consapevolezza che la produzione sta rallentando e che - nelle previsioni di un PIL calante o in recessione - i profitti futuri sono in forse. Quindi la concorrenza diventa spietata nel presente anche per trovare nicchie su cui lucrare immediatamente, spesso costruendo profitti nelle oscillazioni dei trend borsistici in cui si entra e da cui si esce a giorni alterni; oppure nelle fluttuazioni dei titoli di stato il cui rendimento futuro si va a costruire oggi. Sempre che non si verifichi il "cigno nero" [8], l'imprevisto che nessuno vuole, ma che l'inezia costruisce.

Ufficio Studi
Federazione dei Comunisti Anarchici

3 dicembre 2011

 

Note:

1. GAO: Government Accountability Office, agenzia di verifica contabile del Congresso degli Stati Uniti.
2. QE: Quantitative Easing, una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte della banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico; gli USA ne hanno fatti 2 in 3 anni ($1.600 mld + $600 mld).
3. TARP: Troubled Asset Relief Program.
4. TWIST: da twisting of funds (spostamento di fondi), operazione della Fed.
5. BCE: Banca Europea Centrale.
6. BTpi: unico tipo di BTP ad essere indicizzato ed ad essere usato come collaterale.
7. European Banking Authority, costituita dal Parlamento Europeo nel 2010.
8. Cigno nero: colore dei cigni in Australia che suscitavano stupore ai tempi.