Il Comunismo Libertario e altri scritti

Verso l'interpretazione collettiva del Comunismo Libertario

(CNT, 4 aprile 1933)

 

Fino ad oggi non esistono altro che interpretazioni individuali, concezioni particolari del Comunismo Libertario. Le diverse concezioni che godono del favore del pubblico confederale non sono state oggetto di tentativi di unificazione né di conciliazione, puntando ad un minimo di accordo dottrinario. Lo spirito anarchico, rispettoso del criterio individuale con la stessa interpretazione dell'idea, non si impegna granché a concretizzare in un programma uniforme le distinte esposizioni. Praticamente, potrebbero convivere tutte le interpretazioni e, al loro interno, prevarrebbe quella capace di riunire i maggiori vantaggi e soddisfacimenti. Sarebbe questo il criterio di selezione preferibile. La libera concorrenza e le reciproche sperimentazioni.

L'uniformità che ci interessa è quella pratica. È quella conseguita sulle vie della realizzazione, poiché l'altra, quella realizzata con le parole per essere scritta sulla carta, non ci fa - come anarchici e antipolitici - né freddo né caldo. Un'interpretazione uniforme del Comunismo Libertario ha valore per le enunciazioni propagandistiche, come risposta a coloro che a tutte le ore ci fanno domande sul programma, inteso come miglior attestato del buon accordo dentro la CNT, e come mezzo per propiziarne la realizzazione, facilitando i primi passi.

Dobbiamo essere istruiti dall'esperienza storica per non conferire eccessivo calore alla puntualizzazione scritta, riservando il nostro entusiasmo all'unificazione del movimento nella pratica realizzazione. Finora, l'uomo, guidato dalla sua credulità politica, ha consumato tutte le sue forze nello scrivere su carta i suoi diritti e le sue aspirazioni, senza aver conseguito la benché minima concretizzazione delle sue rivendicazioni.

Nonostante quanto detto, la necessità di unificare le diverse concezioni, arrivando a comporle in un programma minimo, è generalmente sentita tra i militanti della CNT, e c'è da aspettarsi che si arrivi a farlo nel prossimo congresso nazionale, annunciato per la fine di maggio.

La messa punto di un programma minimo sembra compito facile, e si cerca di portarlo a termine tenendo in considerazione quelle aspirazioni che sono comuni a tutte le diverse aspirazioni. I seguenti punti possono servire da orientamento:

  1. Autonomia dell'individuo nella località, senza altre limitazioni che quelle stabilite in ogni momento dall'assembla generale. Autonomia della località senza altre restrizioni che quelle stabilite, in ogni circostanza, dai congressi regionali o nazionali.
  2. Associazione obbligatoria, sotto pena di coazione economica, per la produzione e il consumo, in ogni località o in ogni sindacato, o raggruppamento di quartiere. Associazione obbligatoria delle località all'interno di una regione, e delle regioni nella nazione, o penisola, con la stessa coazione economica, al fine di assicurare l'economia locale e di normalizzare l'economia nazionale.
  3. Federalismo dei gruppi e osservanza della volontà della maggioranza in tutto quanto è attività economica: giornata di lavoro, produzioni da aumentare o eliminare, scelta del lavoro, regime di coltivazione della terra, requisiti per essere consumatore, modi di distribuzione, ecc.; di modo che si rendano compatibili le caratteristiche locali con le necessità collettive.
  4. Restrizione massima della burocrazia, parassitaria e sterile, facendo in modo che gli incarichi amministrativi non esimano dalla cooperazione nella produzione.
  5. Rinuncia all'amministrazione della giustizia, come compito che eccede le attribuzioni umane, e, quando sia indispensabile, riportarla al verdetto della collettività. Nemmeno centralizzare la funzione difensiva, bensì farvi partecipare tutti i produttori. L'esercito deve essere l'intera collettività; e la specializzazione tecnica, volontaria e libera.
  6. Soppressione di ogni classe di privilegi, livellando tutti con l'obbligo di partecipare alla produzione, con lo stesso diritto a sfruttare la ricchezza comune, con lo stesso diritto a trarre beneficio dall'istruzione e dalla cultura, con la stessa aliquota di potere e con la stessa partecipazione alla responsabilità sociale. 
  7. Ampia libertà dell'individuo in assenza di un imperativo economico della collettività. Ma questa libertà non dipenderà da alcun accordo verbale o scritto, anteriore alla rivoluzione o successivo ad essa, bensì dall'impegno dello stesso individuo e dallo scrupolo che la collettività possa sentire nel limitarla.
  8. Abolizione assoluta di ogni tipo di proprietà privata. L'individuo potrà possedere contingentemente o per tutta la vita quanto la collettività consenta di concedergli.
  9. Il supremo legislatore è la collettività. Ogni accordo è valido fino a quando non decidano di annullarlo coloro che l'hanno posto in essere. Nessuno potrà calpestare il diritto fondamentale dell'individuo a vivere e ad essere libero.

Questo potrebbe essere il nostro programma; ma, lo ribadiamo, non ci interessa dargli corpo, bensì realizzarlo. L'accordo formale è la cosa minore. L'essenziale è compierlo.

Per affermare il suo diritto naturale alla vita e alla libertà, l'individuo non ha bisogno di invocare un articolo né di indicare una carta. Ha bisogno di potersi servire di un arma di fronte a quanti lo mettono in discussione. La società non lo protegge nemmeno attraverso le condanne, ma impedendo che qualcuno abusi del sapere, del potere e della giustizia. 

Isaac Puente


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