Frammenti di storia altamurana

Sante Cannito (1898-1994)

 

Altamura fu denominata "La leonessa delle Puglie" perché seppe tener testa con fermezza alle orde barbariche del cardinale Fabrizio Ruffo, una lapide a Porta Matera ne ricorda l'evento.

Durante il Risorgimento, la farmacia Guerrieri, adesso studio dell'avvocato Tedeschi, fu il fulcro dell'avvento repubblicano e Altamura seppe rendersi libera e indipendente, a costo di immensi sacrifici, tanto che dalle orde barbariche, ripeto, del cardinale Ruffo, fu saccheggiata.

A Porta Matera, oltre alla lapide c'è una coscia incisa in pietra e murata nel muro che ricorda gli antichi eventi. Di là il nome di Piazza Resistenza.

Piazza Duomo ne onorò la memoria erigendo un monumento ai caduti del 1799 che l'allora amministratore Melodia fece erigere: esso fu inaugurato dall'onorevole Giovanni Bovio le cui opere tutti possono ancora leggere e apprezzare nella biblioteca delle scuole liceali e ginnasiali.

Nel chiostro della scuola esiste un busto dedicato a G. Bovio, filosofo e matematico di valore; sul corso Federico II di Svevia una lapide è dedicata a lui, precisamente affianco al numero civico 105.

Giovanni Bovio nacque da madre altamurana, si trasferì a Trani quando la Corte d'Appello fu tolta da Altamura.

Altamura ebbe un circolo dal titolo "Il Libero Pensiero" con sede in piazza Duomo, precisamente al numero civico 5, proprietà Labriola: a tale circolo appartenne una parte dell'intelligenza di allora e precisamente:

Si pubblicavano ogni domenica giornali, cioè numeri unici che di volta in volta cambiavano titolo; eccone alcuni:

Venditore di tali giornali era un fabbro ferraio dal nomignolo "Piduzzulo" = zoppo; in una mano il suo bastone, nell'altra il pacco di giornali. Il sottoscritto lo ricorda personalmente da ragazzo. Aveva una voce forte e il suo grido si sentiva da lontano.

Il circolo aveva impronte libertarie, ma dopo la scissione del 1892 tra i socialisti e gli anarchici, resse poco e a distanza di anni chiuse.

Alfonso Marvulli creò il Partito Socialista Italiano ad Altamura, gli altri presero una propria strada, in relazione al lavoro o alla professione. Marvulli, benestante, ebbe un seguito di contadini nel Partito, fondò una cooperativa dalla denominazione "Produzione e Lavoro" che servì a dare la farina a credito ai soci (il pane si impastava in casa, allora), come altre derrate; ma questa cooperativa non progredì molto.

Dentro la chiesa di San Nicola funzionava un piccolo circolo socialista; ricordo il dramma che si visse allora: "la fucilazione di Francisco Ferrer in Spagna", cioè il maestro della scuola moderna.

In corso Federico II di Svevia, al numero 32, funzionava un altro circolo dal titolo "Leone Tolstoj", fondato da scalpellini evangelici, con annessa cooperativa indipendente; quest'ultima eseguì lavori a Montescaglioso, l'asfalto non si conosceva. Alcune di queste cose le accenna l'avvocato Armando Padrone nel suo opuscolo "Origini del socialismo ad Altamura", ma non tutto perché io sono testimone di tante cose dall'infanzia.

La chiusura del circolo "Libero Pensiero" ad Altamura, come ho detto prima, vide i componenti del circolo stesso ritirarsi alla vita quotidiana, altri, invece, crearono la "Loggia Massonica" con sede in Via Maggio 1648 n° 84. Fu acquistato un vecchio stabile e rimesso in parte a nuovo, con la facciata prospiciente tutta in pietra, stile Risorgimento -che ancora oggi è da ammirare in arte- e parte interamente fu conservata. Lì, i fratelli Massoni tenevano le loro riunioni. Domenico Calabrese, muratore, non perdette mai il collegamento, tanto che ne beneficiò più degli altri ed ebbe i lavori dell'officina elettrica di Gravina tramite Canio Musacchio, socialista, ed anche la bonifica di Maricello; la sua posizione economica ne fu avvantaggiata. Il socialismo nacque massonico; lo stabile, col fascismo, fu venduto all'Asilo Infantile che dopo lo rivendette ad un contadino, Cicirelli, il quale costruì il primo piano, appaltatore Pietro Quartanella, mio zio, ed io lavoravo costì da muratore.

La scissione, ripeto, tra socialisti ed anarchici portò la divisione in ogni luogo. In campo nazionale i socialisti entrarono in Parlamento, pubblicarono un quotidiano, "L'Avanti", con il sottotitolo "Giornale Massimalista" che dopo fu tolto dalla testata. Gli anarchici, invece, pubblicarono il giornale "L'Agitazione" ad Ancona; una rivista di cultura sorgeva a Roma: "Il Pensiero", ove scriveva il poeta Pietro Gori, l'autore della canzone "Addio Lugano bella" durante le persecuzioni in Svizzera. Con tale divisione in campo, i lavoratori si divisero ed il socialismo rimandato alle calende greche, cose che si ripercuotono sino ad oggi.

Il fascismo ad Altamura

Il fascismo fu la fame per tutti i lavoratori, ma pochi feudatari si arricchirono. In campo nazionale ci furono persecuzioni, stroncata ogni libertà di stampa e organizzazione, i socialisti fecero l'Aventino (Parlamento separato) e furono costretti a scappare clandestinamente. Turati fuggì in Francia, Matteotti ammazzato alla zone Quartarello, Di Vagno in Puglia fu ucciso e tanti altri.

Riportava una rivista di allora, (quando gli ultimi rimasugli della libertà di stampa erano ancora possibili): dei ragazzini si divertivano a dipingere falce e martello su alcune porte, a Torino, prelevando della calce indurita da un fosso dove era stata depositata. I fascisti li sorpresero, li afferrarono e con la stessa calce li accecarono.

Non c'erano stati grandi avvenimenti ad Altamura. Il segretario della Camera del Lavoro, oriundo fi Irsinia, dal nome Capezzera, emigrò in America del Sud onde evitare rappresaglie. Ad Altamura pochi individui aderirono al fascismo; la classe lavoratrice era, in genere, ostile. I socialisti e gli anarchici ed alcuni esponenti conosciuti furono perseguitati. La polizia non passava giorno che perquisiva le case private, mettendo tutto a soqquadro in cerca di cose inesistenti per mandarci in galera; gioco forza che dalle proprie case si fece sparire ogni giornale, ogni libro.

Ogni tanto, con uno stratagemma per la venuta di qualche pezzo grosso del fascismo, si veniva prelevati e messi in carcere per due o tre giorni, poi si ritornava in libertà senza spiegazioni di sorta, imitando il sistema borbonico. Tutti gli antifascisti avevano la tessera bollata con un dito nero e sulla tessera era scritto "pericoloso in linea politica"; a qualche riottoso fu somministrato l'olio di ricino, chi non si levava il cappello al passare della squadra fascista con il fez nero in testa e camicia nera, riceveva manganellate.

Uno dei tanti contadini, Lorusso Lorenzo, più aperto, una sera con un bicchiere di vino cantava "Bandiera Rossa"; non l'avesse mai fatto, fu portato nell'ufficio delle guardie urbane e schiaffeggiato sonoramente. Il ras Giovanni Tratta, defunto, sapeva coprire ed aiutare i caduti in disgrazia. La classe padronale spadroneggiava, come ho ripetuto, e le giornate di lavoro venivano pagate a loro modo; chi si ribellava alle autorità veniva accusato di essere sovversivo, il concetto dell'"autorità" era in ogni situazione: dalla scuola a tutti i gradi della vita.

I fratelli Stasolla, commercianti in cereali ed in altri prodotti, fecero parecchie case coloniche, bonificarono tanti terreni, facevano lavorare un bel gruppo di contadini ed operai, ma con paghe irrisorie. I contributi elargiti dallo Stato erano tali che i loro capitali aumentavano quotidianamente, cosa che prima non avveniva. Una volta, alcune donne ed altre persone ricorsero a loro per avere lavoro, poiché tanta era la disoccupazione, imprecando per la fame. Fu loro risposto:"Ci sono troppi parchi per sfamarsi!", cioè l'erba.

Lorusso, il grande latifondista, cercò anch'egli di fare case coloniche con l'aiuto dello Stato fascista, ma non vi riuscì.

Un falegname, dal nome Bianchi, andò a protestare alle autorità; era disoccupato e non poteva mangiare. Gli fu dato un po' di farina e lui la buttò sulle vetrine del fascio, gridando, salendo sul monumento in piazza Duomo. A dimostrazione del regime economico di fame esistente, un contadino fu ammazzato, in contrada Selva, per essere andato a rubare delle pere da un albero per sfamarsi, e l'uomo che lo uccise fu liberato.

Fatti agrari

I padroni si arricchivano molto, sapendo che i contadini avevano come unico mezzo per vivere, anche stentatamente, la terra; qualunque prezzo avessero i fitti, erano costretti ad accettare, accettavano ed i padroni strozzini se ne servivano. Facevano firmare due scritture che detenevano solo loro: una legale, che nessuno si curava di vigilare, l'altra con il fitto di circa due quintali a tomolo in natura, di cui la maggior parte di grano duro. Al momento della mietitura il padrone si presentava in campagna con i suoi mezzi, per portare via il prodotto; per i recalcitranti c'era subito il sequestro del prodotto in campagna, non era possibile in alcun modo difendersi.

Un contadino, esasperato, nella contrada Selva, vistosi portare via il prodotto, ritornò ad Altamura gridando che alla Contrada Selva c'era il coccodrillo; tutti capirono che era il feudatario che sequestrava tutto il prodotto in campagna prima di portarlo a casa. Infatti c'era il controllo al momento della trebbiatura ed il prodotto bisognava portarlo all'ammasso del Consorzio, per venire meglio controllato dal padrone, strozzino affamatore, come il fascismo che lo completava.

Fu costruito l'Acquedotto Pugliese di cui gli appaltatori furono Bolognese e Colonna, quei lavori erano una misera cosa di fronte all'incalzante e generale disoccupazione.

Fu fatto un busto a Mercadante dinanzi al teatro e messa una lapide vicino a S. Nicola, cose che non risolvevano un bel nulla, la via di scampo per i lavoratori in genere era andare in Germania a scavare il carbone nelle miniere.

La guerra in Africa impose a tutti di consegnare la propria fede in oro, per chi l'aveva; persino tutti i ragazzi della scuola furono obbligati a dare quello che potevano in ferri vecchi; per alimentare la guerra furono tolte la maggior parte di ringhiere pubbliche e consegnato tutto per la guerra in Africa. Nei giardini pubblici fu seminato il ricino per l'aviazione. Parte degli operai trovò un'altra via di scampo: l'Africa.

Ma il clima, il pericolo di morire, facevano sempre riflettere; alcuni portavano delle infezioni che qui non erano conosciute e le paghe erano abbastanza magre, ma tanti vampiri -caporioni- appaltatori lì, si arricchirono.

N.B.: il fascismo bastonò Piero Godetti, direttore della "Rivoluzione Liberale", collaboratore di Tommaso Fiore, morì in ospedale a Torino; i fratelli Rosselli ammazzati in Francia.

La Liberazione dal fascismo e truppe americane in Altamura

Ritorna il professore Fiore ad Altamura, liberato dal carcere di Bari (era stato arrestato come antifascista). Alla manifestazione per la Liberazione, a Bari, il figlio Graziano viene ucciso dai fascisti; all'allegria subito si aggiunge il lutto. Il professor Fiore si insedia a Piazza della Repubblica - stabile del Comune di Altamura - una volta piazza Sottoprefettura; con lui si forma il primo Comitato di Liberazione Nazionale in procinto dell'arrivo di truppe americane in Altamura. Viene convocato un consiglio comunale chiaramente fascista. Il prof. Fiore coraggiosamente si presenta, prende la parola per difendere la libertà, ma è guardato di malocchio e solo per l'energico intervento del direttore delle scuole elementari, Lasaponaro - vecchio socialista di Gravina - egli non fu fatto arrestare.

Per opera di volenterosi viene frenata la mano distruttrice dei tedeschi rimasti ad Altamura, che volevano far saltare il serbatoio dell'acquedotto pugliese. A distanza di pochi giorni, le truppe americane arrivarono; il comandante chiamò a colloquio il professor Fiore. Il comando si insedia al palazzo del conte Sabini a Porta Bari; mio figlio fa da interprete poiché conosce bene l'inglese. Le truppe sono piazzate nel bosco Sabini, adiacente Via Bari, il Tommaier (commissario americano) al Comune.

I partigiani, con feriti e mutilati, sono attendati vicino Casale, contemporaneamente viene distribuito il primo numero del giornale "Italia Libera" ad Altamura. Bari dista un'ora di treno, sappiamo tutto quelle che succede; un gruppo di intellettuali, tra cui Benedetto Croce, ogni giorno sono alle prese con gli inglesi per via radio. I nostri sostengono la proclamazione della repubblica e l'abolizione della monarchia, ritorna lo Stato laico; gli inglesi, invece, sostengono ancora la monarchia e ci regalano il Luogotenente. Il circolo dei benestanti in Piazza Repubblica, che prima, ripeto, era piazza Sottoprefettura, diviene Camera del Lavoro; tutti anelavano alla libertà e alla risoluzione dei problemi economici. La fame e la disoccupazione erano all'ordine del giorno per la maggioranza dei lavoratori. La Camera del Lavoro nasceva indipendente da ogni ingerenza di partito e Vincenzo Patella era il suo segretario.

Nasce il Partito d'Azione, diretto dal prof. Fiore, un doppione con il Partito Repubblicano, che dopo mesi di scioglie.

Il PSI ha pochi aderenti; la massa si riversa verso il PCI e la DC. Questa, visto il pericolo, espropria pochi latifondisti e crea l'Ente Riforma con ufficio accentrato per i pagamenti. Si costruiscono case in campagna, ma in tubi di cemento che venivano d'altrove. I contadini protestano perché l'inverno queste case erano fredde, mentre d'estate, per il caldo, non si respirava; dopo uno sciopero a Gravina e da noi, viene cambiata la struttura delle case. Le spese aumentano, sempre a danno dei contadini. Il conte Celio Sabini gridava dal palazzo Melodia che le riforme le dovevano fare loro, invece in tanti anni non avevano fatto mai nulla. Il malcontento dei contadini si allarga:"Hanno fatto le case, portato la luce, fatto costruire le chiese, ma di irrigazione non si parla, è rimandata alle calende greche, senz'acqua non possiamo produrre". Comincia così l'esodo dei contadini verso il nord, nelle industrie. Comincia pure il movimento delle cooperative, prima già avvenuto, e il PCI crea la sua cooperativa; comincia un grosso lavoro stradale; il PSI crea la cooperativa Matteotti e fa piccoli lavori nell'asilo dei bambini. I combattenti creano un'altra cooperativa con un grosso lavoro stradale, come quello dei comunisti. I cattolici creano la loro cooperativa di muratori: un primo lotto di lavoro è la sopraelevazione del secondo piano vicino alle scuole secondarie di Via Matera. Nasce la cooperativa "Muratori ed Affini" con finalità libertarie. I partiti si accaniscono per distruggerla, ma inutilmente. I primi lavori sono: riparazione di due edifici scolastici elementari in Via Santeramo e in Via dei Mille (c'erano stati dentro i soldati e avevano rovinato tutto). Incoraggiati (e con buona volontà) dai pochi utili, costruimmo tre piccoli ponticelli sulla strada che stavano costruendo i combattenti. Con maggiore coraggio riuscimmo ad avere l'appalto di un grosso lavoro quale quello del Macello Comunale, rifacendo tutte le volte -che prima erano a tettoia- solo un locale era con volta insieme ad un altro locale nuovo che doveva essere adibito alla depilazione dei maiali, l'interno del chiosco con altri 7 locali ad esso esterni fu pavimentato in cemento. Fu creata la fognatura; il Macello, prima, era allo stato medievale. Dopo facemmo il Mercato Coperto, che è stato demolito, in Piazza Castello. Col tempo, però, gli appaltatori sono messi in quarantena, ma tanti sono i loro intrighi, dal Ministero al Genio Civile, i mandati di pagamento durano mesi e mesi per poterli esigere. I lavoratori cominciano a stancarsi, le cooperative vanno avanti a stento, colo qualche lavoro privato si vede e così le cooperative muoiono senza bastonate.

Tutto il movimento delle cooperative va allacciato alla prima Amministrazione dopo la Liberazione; il sindaco Ippolito Pinto, professore di greco e latino, genero di Alfredo Giorgio.

La Liberazione dopo gli Americani

"La Reazione spunta le ali"

Primi avvenimenti: si forma il governo di Ferruccio Parri, cioè dei Comitati di Liberazione Nazionale; dura pochi mesi, poi si fanno le elezioni. Si insedia il Governo De Gasperi, Togliatti ministro della Giustizia (comunista), Gullo ministro dell'Agricoltura (comunista).

Togliatti fa disarmare tutti i partigiani, obbliga di consegnare le armi altrimenti c'è l'arresto. Alla Camera si discutono i Patti del Laterano, patti stipulati da Mussolini con il Vaticano. In un primo momento Togliatti sostiene lo Stato laico con tutti gli altri; al momento della votazione ordina al suo partito di appoggiare la Democrazia Cristiana, si schiera, cioè, dalla parte del Vaticano; i Socialisti, i Repubblicani e Liberali che approvano il ritorno dello Stato laico, restano sgomenti.

Gullo, anche lui comunista, invece di fare l'esproprio agli arricchiti fascisti, voluto anche dagli alleati, crea la legge stralcio, per la quale si possono occupare solo quelle terre che sono incolte. Così salva tutti i latifondisti fascisti. Si decide di abolire la manodopera obbligatoria in agricoltura, un altro regalo agli arricchiti latifondisti.

Alle altre elezioni, De Gasperi crea il premio a chi ha voti oltre il 50%, cioè la legge truffa, ma non fu approvata per la ferma opposizione delle sinistre.

La reazione

Il segretario della Camera del Lavoro, Vincenzo Patella, è messo sotto processo, con altri del luogo, per i movimenti agricoli, cioè la terra ai contadini e la terra a chi la lavora; se la cavano con pochi mesi di carcere.

Comincia l'altalena dei prezzi di prima necessità, gli scioperi si susseguono a catena. Il popolo si aspettava grandi avvenimenti.
Lo sbarco di Togliatti in Italia fu acclamato al grido popolare "Viva il capo della rivoluzione italiana!", ma lui di rimando:"Niente rivoluzione, prima bisogna prendere parte alla guerra di liberazione, quando la guerra sarà finita si faranno le elezioni, chi vorrà la repubblica avrà la repubblica, chi vorrà la monarchia avrà la monarchia". Discorso riportato da tutti i giornali presenti al suo arrivo: la folla non capì niente ma i furbi sì.

Era il patto che Stalin aveva stabilito a Yalta con gli inglesi e gli americani: si divisero l'Europa in zone di influenza.

I Comitati di Liberazione di Altamura autorizzano il prof. Fiore a recarsi al primo Congresso antifascista, tenutosi a Bari; si sperava molto nella venuta di Togliatti ma a Bari trovò un argomento ben diverso, nessuno dei partiti intendeva collaborare con Badoglio. Era un governo militare, fascista, al servizio di Vittorio Emanuele. Lui impose la collaborazione che tutti negavano.

La mia emigrazione

Dopo la guerra 1914/18 e dopo varie esperienze, decisi di emigrare. Fu un periodo di circa due anni. In America c'era mio padre da circa tredici anni che, vuoi per la guerra e la lontananza, non sapeva leggere e scrivere. Nulla sapevo io di lui con i miei di casa.

Partii per l'America con una piccola nave dal nome "Italia", dal porto di Napoli; per giungere a New York ci vollero 15 giorni. Nello stretto di Messina rasentammo l'affondamento e sostammo nel porto di New York una settimana per il controllo. Mio padre mi accolse con piacere. Allora riuscii a sapere tutto della vita che mio padre conduceva. Aveva avuto l'ernia lavorando allo scarico nei porti. Allora la scienza medica non ne sapeva di operazioni e mio padre sebbene giovane si sentiva umiliato. Abitavamo in una casetta in legno, precisamente a Cherw Street n.32; il ponte di Brooklyn ci passava sopra.

Trovai molti amici di Altamura tra cui Bolognese, Maffei, Despota, Marroccoli ed altri. Despota, il fratello di Orazio che venne a morire ad Altamura, una sera mi condusse alla Casa del Popolo per sentire un comizio contro l'arresto di Sacco e Vanzetti, i due nostri italiani. La vicenda mi stava a cuore e dalla lettura dei giornali appresi che erano due organizzatori del sindacato IWW (Industrial Workers of the World - Unione dei Lavoratori Industriali del Mondo). Questa Unione aveva un giornale settimanale, "Il Proletario". Comprendeva una organizzazione di milioni di aderenti di tutte le razze.

Capii benissimo che la borghesia si vendicava. Sacco e Vanzetti avevano organizzato i minatori che facevano 12 ore di lavoro al giorno e dopo tali lotte vinsero la battaglia per la riduzione dell'orario di lavoro e ne facevano otto.

Ho lavorato a Jamack, piccolo villaggio oltre Brooklyn, e in tanti altri posti con italiani, tedeschi ed altri.

Un giorno a mio padre gli dissi: "Questa è l'America?".

Egli mi rispose: "Qui si chiama fuck-in-friends".

"Dimmelo in italiano", replicai.

"Qui è il luogo di frega-compagni, ti freghi me, io frego te".

Da allora ebbi una chiara idea degli sfruttatori che sono uguali in ogni dove, specialmente quando si atteggiano a religiosi.

Lì lessi per la prima volta "La conquista del pane" di Kropotkin, che mi aprì gli orizzonti.

A New York usciva anche "Il Martello" di Carlo Tresca che i fascisti ammazzarono e moltissimi altri libri e giornali.


(Articolo apparso nel 1989 sul n°7/8 di "Homo Sapiens - materiali della sinistra libertaria", all'epoca rivista trimestrale della FdCA. Originale cartaceo presso l'Archivio storico della FdCA di Fano.)


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