l'individualismo e l'organizzazione

 Luigi Fabbri

"[...] Noi possiamo ribellarci a una cattiva organizzazione della società, non alla società in se stessa come vantano di voler molti individualisti. La società non è un mito, non è una idea, non è un organo preordinato e fatto da qualcuno, e che perciò sia possibile non riconoscere e tentar di distruggere. Non è neppure, come ci accusano di credere gli stirneriani, un qualche cosa a se, superiore agli individui, e a cui bisogni far sacrificio del proprio io come innanzi a un feticcio. La società è semplicemente un fatto, di cui noi siamo gli attori naturali, e che esiste in quanto esistiamo noi che ne facciamo parte. La società è l'insieme degli individui viventi; e ogni individuo è a sua volta quale le influenze esterne, non escluse le sociali, lo formano. Tutto ciò è un fatto naturale, collegato alla vita universale del cosmo. Ribellarsi a questo fatto significherebbe ribellarsi alla vita, morire.

Ogni individuo esiste in quanto è frutto materiale, morale, intellettuale dell'unione di altri individui: e che non può continuare a vivere, non può essere libero, non può svilupparsi fisicamente se non a patto di vivere in società.

La massima soddisfazione possibile del proprio io, il massimo benessere materiale e morale, la massima libertà, sono solo possibili quando l'uomo è vincolato all'altro uomo dal patto del mutuo aiuto.

Un uomo in accordo con la società è sempre più libero dell'uomo in lotta con la società. E i socialisti anarchici combattono l'organizzazione sociale attuale, appunto perché impedisce che esista una società relativamente utile a tutti i singoli individui, e fa sì che la società intera non si regga che sulla lotta più accanita e feroce, sullo sfruttamento e sulla violenza prepotente dell'uomo sull'uomo.

L'organizzazione che i socialisti-anarchici patrocinano non è naturalmente quella autoritaria che va dalla chiesa cattolica alla chiesa marxista, ma bensì l'organizzazione libertaria, volontaria, delle molte unità individuali, associate in vista di uno scopo comune nell'adoperare uno o più metodi creduti buoni liberamente accettati da ciascuno. Certo, non è possibile una tale organizzazione, se gli individui che la compongono non sono abituati alla libertà e non si sono sbarazzati dei pregiudizi autoritari. 

D'altra parte è necessario organizzarsi, per esercitarsi a vivere liberamente associati; e negare l'organizzazione, solo perché organizzandosi si può cadere in errore, (e ci si cadrà certo, almeno in sul principio), vale come il sostenere che il camminare è nocivo ed ha sempre per conseguenza il rompersi la testa, solo perché l'uomo quando comincia da piccolo a camminare cade molto spesso e non di rado si fa del male."



Brano de L'organizzazione operaia e l'anarchia - Luigi Fabbri, CP editrice