Per l’unità internazionale dei libertari

Josè Maria Olaizola, segretario generale della CGT, al meeting internazionale L’altro futuro, organizzato dalla CNT francese il 1° maggio 2000

 

Innanzi tutto, come CGT, ringraziamo la CNT francese del suo invito a queste giornate libertarie.

Siamo ugualmente riconoscenti per lo straordinario sforzo che è stato da loro fatto per riunire la maggior parte del movimento libertario, con uno sforzo di intervento nella società proponendo una reale alternativa all’attuale sistema mondiale, ogni giorno più ingiusto e più ineguale.

Noi siamo oggi di fronte alla seconda rivoluzione del capitalismo, basata sulla globalizzazione del capitale indipendentemente dal regime a cui si accompagna, e sull’annientamento dei popoli.

Sono le imprese, i gruppi industriali e finanziari che conducono il gioco, con l’unico obiettivo del dominio sul mondo. Mai come ora i padroni del mondo sono stati più numerosi e più potenti.

La brusca concentrazione del capitale e del potere ha subito un’accelerazione negli ultimi 20 anni con le tecnologie legate all’informazione. Attualmente, poi, le nuove tecnologie legate alle manipolazioni genetiche si sviluppano altrettanto rapidamente.

Nuove forme di sviluppo, di sfruttamento e di controllo da parte del capitale si aprono con la privatizzazione del genoma umano e la generalizzazione del brevetto sulla materia vivente. Si gettano le basi per privatizzare tutto ciò che concerne la vita e la natura, cosa che ci porterà, se non riusciremo ad opporci, alla creazione di un potere assoluto come mai è potuto essere.

Il potere attuale ammassa le ricchezze, e, per farlo, distrugge e ricostruisce aziende e settori; destruttura la classe dei lavoratori e la società in genere, instaura l’individualismo e la precarietà, sfrutta e impoverisce sempre più la maggioranza della popolazione mondiale, l’esclude e la marginalizza. Ottiene dei benefici privati a spese del patrimonio collettivo dell’umanità sfruttando le ricchezze naturali. La criminalità finanziaria è un dato di fatto, le grandi banche riciclano miliardi di dollari senza dividere certo i soldi puliti da quelli sporchi.

Si mette in vendita tutto: le parole, le mentalità, i corpi, le culture. La corruzione a grande scala è un fatto quotidiano. Il fanatismo religioso aumenta. Ci vogliono far credere che la democrazia prospera e le libertà trionfano, quando censura e manipolazione sono sempre più diffuse.

Le tecnologie della telecomunicazione giocano un ruolo ideologico fondamentale che ingloba l’essere umano in modo quasi assoluto, imponendo una "cultura globale" e messaggi planetari, così come l’uniformizazzione più castratrice.

Gli stati sono ora dei fedeli guardiani delle grandi istituzioni mondiali che dettano legge, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazzione Mondiale per il Commercio. Le forze di sicurezza, gli eserciti, sono garanti dei loro furti e dei loro crimini. Noi dobbiamo tener conto di questo nella nostra azione quotidiana.

Come diceva Juan Peiro, uno dei teorici dell’anarco-sindacalismo spagnolo, lavoratori, partigiano del cooperativismo, ministro dell’industria durante la guerra civile spagnola e fucilato dai franchisti: il senso dell’anarco-sindacalismo è basato sul mantenere una costante tensione tra l’aspirazione rivoluzionaria e la sua applicazione quotidiana nelle diverse realtà sociali, politiche e personali.

Ci si può sbagliare nelle decisioni, ma il metodo, il modo di prendere le decisioni deve essere corretto. È così che l’anarcosindacalismo è, e deve continuare ad essere, una cosa aperta, qualcosa che bisogna fare e disfare continuamente, provare e riprovare , sbagliarsi per poi ripartire alla carica in modo più mirato.

È con questa visione delle cose che la CGT,te importante dell’anarco-sindacalismo spagnolo, interviene nella realtà. Tutti i giorni, nelle fabbriche, per ogni rivendicazione quotidiana, per ogni problema riscontrato dai lavoratori.; in modo generale avendo per obiettivo la ridistribuzione delle ricchezze e del lavoro, le 35 ore settimanali di lavoro dal lunedì al venerdì, senza riduzione di salario; la CGT si batte contro la precarietà e per il miglioramento delle condizioni di lavoro; per una tassazione del capitale, contro le privatizzazioni e per i diritti dei cittadini nelle questioni così essenziali quali l’insegnamento, la salute, il diritto alla casa, per l’uguaglianza delle donne, contro lo sfruttamento degli immigrati e il diritto alla libera circolazione degli esseri umani, contro la dilapidazione delle ricchezze naturali, per la pace, contro il razzismo, per la solidarietà tra i popoli, con il Chiapas, con il Marocco, senza dimenticare la nostra attività internazionale con una partecipazione importante alla marcia europea contro la disoccupazione, la precarietà e la povertà. Della situazione attuale di globalizzazione, la lotta internazionale è di un’importanza fondamentale.

La domanda che si potrebbe fare è questa: cos’è che facciamo, noi anarchici? Cos’è che costruiamo, per far fronte a questo mostro capitalista, criminale ma legale, responsabile della morte di migliaia e migliaia di esseri umani, che muoiono di fame quando il pianeta non manca certo di risorse per nutrirli?

Qual è il nostro ruolo e la nostra responsabilità in un mondo in cui il diritto alla vita non è garantito e, di conseguenza, in un mondo in cui non si può affermare che la libertà esiste?

Non potremo mai essere degli uomini e delle donne liberi finchè esiste un solo essere umano che muore di fame, che non può vivere dignitosamente e liberamente nell’uguaglianza. In una situazione come questa, in cui si pretende di privatizzare perfino la vita, in cui la pena di morte per fame è legale e quotidiana noi, libertari, non possiamo chiudere gli occhi. Non basta essere critici, non basta aver ragione. E’ necessario reagire, raccogliere le nostre forze, creare un movimento per fermare il mostro, per cominciare finalmente a stabilire le basi necessarie per la creazione di una società differente fondata sull’uguaglianza, la giustizia, la libertà, la fraternità, e il libero accordo. Se non siamo su questa linea, se passiamo il nostro tempo in dispute miserabili, in giustificazioni impossibili, in atteggiamenti autoritari che pretendono di possedere l’unica e sola verità, nel dogmatismo, nel settarismo, saremo responsabili di quello che succede nel mondo.

Dopo la caduta del muro di Berlino, dopo lo scacco subito da tutte le ideologie autoritarie fondate sulla repressione e sulla coercitiva degli Stati, in un’epoca in cui la differenza tra la destra e la sinistra sono minime, e difficili da apprezzare, la responsabilità dei libertari aumenta. Dobbiamo dimostrare qual è la vera sinistra capace di trasformare, il primo passo verso la rivoluzione.

Possiamo sempre divertirci nelle digressioni filosofiche e nelle discussioni di lana caprina. Il pensiero libertario non è fondato su una sola verità ma su diverse verità. Però ha un solo obiettivo, e una sola attitudine: l’etica, l’onestà, la democrazia diretta e assembleare, solidale, federalista, aliena da ogni forma di dirigismo.

In questa lotta non siamo soli: quelle e quelli che, senza dirsi anarchici o anarcosindacalisti, lottano per la libertà e la giustizia sono numerosi.

I differenti movimenti sociali e sindacali indipendenti devono poter far parte di questo movimento di cui parlavo prima, di cui noi dobbiamo essere il motore senza la minima pretesa di avanguardismo o di esclusività, accettando con rispetto la pluralità.

E sapendo che ogni progetto rivoluzionario libertario non può farsi che con l’appoggio e la partecipazione della maggioranza sociale, e ribadisco maggioranza.

Il clientelismo e il settarismo sono l’antitesi di una rivendicazione libertaria.

Nel mondo un grido straziante sollecita un’internazionale libertaria e noi libertari non possiamo non sentirlo.

E’ necessario creare un’organizzazione capace di far fronte al capitalismo, non la si può lasciare al caso e allo spontaneismo, dobbiamo impegnarci tutti e dare il meglio di noi stessi/e. Obiettivi, un coordinamento e un’organizzazione comune si impongono, senza paura né diffidenza, con speranza e gioia, investendo il nostro cuore grande e leale, insieme agli spossessati e agli esclusi della Terra, con lo stesso coraggio delle donne del Chiapas che sostengono le loro famiglie e sono le prime a mettersi davanti all’esercito per impedirgli di avanzare, alle donne d’Africa che, portando la vita in loro, attraversano lo Stretto di Gibilterra per scappare alla miseria.

E così tutti quegli uomini e quelle donne del mondo intero che sono pronti a donare la loro vita per difendere la loro dignità.

Amici miei, è tempo di agire, di unire le nostre forze, è una questione di dignità. Per la libertà.

Josè Maria Olaizola