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Il capitalismo italiano, incalzato dalla recessione internazionale, è oggi impegnato in un vasto processo di ristrutturazione produttiva che si esprime in un vasto attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e degli strati sociali più deboli. Il salario reale e le pensioni sono costantemente erosi, l’incremento verticale della produttività ha determinato il progressivo scadimento delle condizioni di lavoro e l’uso massiccio della Cassa Integrazione e dei licenziamenti ha indebolito i lavoratori e la loro organizzazione sindacale.

La ristrutturazione tende ad aggredire tutti gli ostacoli che si frappongono al profitto stravolgendo la legislazione a tutela delle donne lavoratrici, quella relativa alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori. La legge 146 limita pesantemente lo sciopero, insostituibile arma di lotta dei lavoratori.

L’esigenza di drenare capitali sposta la ristrutturazione anche nel sociale attraverso il progressivo smantellamento dei servizi pubblici essenziali (sanità, assistenza, trasporti, cultura), realizzato con i tagli alla spesa, l’aumento delle tariffe e le privatizzazioni.

E’ proprio nelle fasi di crisi e di offensiva padronale che le politiche sindacali dovrebbero tendere a unificare i lavoratori nella difesa dei loro interessi di classe, ma le organizzazioni sindacali confederali hanno scelto, già da molto tempo, la strada perdente della concertazione, nella speranza di poter cogestire, assieme a padronato e governo, i benefici di una eventuale ripresa economica.

Una simile strategia, imposta dai partiti politici parlamentari e pesantemente condizionata dalle politiche economiche governative, non può tollerare alcun conflitto di classe, né la partecipazione diretta dei lavoratori all’elaborazione e alla gestione delle politiche sindacali. Per questi motivi i sindacati hanno paralizzato l’azione ed il ruolo dei consigli di fabbrica e dei delegati, impedendo ai lavoratori la gestione diretta delle vertenze, della contrattazione e delle lotte.

La strada scelta dalle organizzazioni sindacali confederali, quella della subalternità agli interessi del capitalismo italiano ed alle sue implicazioni imperialiste, non è quella che serve ai lavoratori perché, come i fatti dimostrano, rappresenta la strada della smobilitazione delle lotte, della frantumazione dell’unità di classe, della disorganizzazione e della sconfitta.

Mai come oggi è necessario unificare ciò che il padronato vuole dividere: sconfiggere l’attacco padronale unificando le lotte dei lavoratori in una grande vertenza in vista della trattativa di giugno sul costo del lavoro.

PROPORRE E PREPARARE IN OGNI ISTANZA LO SCIOPERO GENERALE DI 8 ORE DI TUTTI I LAVORATORI

Su questi obiettivi è necessario sviluppare il dibattito sui luoghi di lavoro e nelle strutture sindacali, per costruire un forte ed unitario movimento di lotta in vista della trattativa di giugno sul costo del lavoro e per la difesa del salario.

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
maggio 1992