Fine del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e crisi della CGIL

 

Il CCNL dei chimici introduce deroghe (art. 18) in materia di orari e salari ma di fatto su tutte le materie, in quanto le deroghe in sede aziendale non si applicano solo in caso di crisi, ma pure per l'aumento della produttività aziendale (centralità dell'impresa).

La TRIENNALIZZAZIONE è un peggiorativo sul piano normativo e su quello salariale in particolare in quanto non esiste un riallineamento annuale dei salari (nodo della redistribuzione).

L'insieme è sulla linea dello svuotamento "dall'interno" del CCNL, sino ad una sua cancellazione. L'altro effetto non valutato apre in modo irreversibile (nonostante le dichiarazioni di Nerozzi, segretario della FP-CGIL) la crisi della confederalità in CGIL. Ovviamente nel proseguo rimangono solo i metalmeccanici e la loro piattaforma. L'ostacolo vale sia per i padroni che per CGIL-CISL-UIL. L'attuale gruppo dirigente CGIL sembra aderire alla logica di una drastica riduzione del ruolo del CCNL favorendo un avvicinamento, in questo modo, con la CISL che da parecchio tempo sostiene, in accordo con i padroni, il ruolo della contrattazione di 2° livello come unica contrattazione praticabile estendendola, là dove non fosse possibile, a contrattazione di area o di bacino. La scelta fatta da Epifani di ridurre le lavoratrici/ori a spettatori sia nel caso del rinnovo del P.I. che nelle trattative ai vari tavoli col governo è una posizione che ha prodotto:

  1. un ruolo da forza politica tra le forze politiche dell'Unione che si contrappongono tra loro distruggendo nei fatti la funzione negoziale e sindacale della CGIL;
  2. ha aperto il "supermercato" CGIL agli acquisti del PD in primis (gli avvicinamenti alla CISL non sono casuali) e anche di altri in successione; la "lombardizzazione" della camera del lavoro di Brescia è su questa linea.

Tutto questo è in superficie legato, a dirigenti corrotti, alle dinamiche della burocrazia sindacale, alla nascita del PD, al governo amico, ecc., tutte cose vere ed esistenti.

La base che produce tutto ciò non sta neppure nella cosiddetta "anomalia italiana" ma nel processo di ristrutturazione e riorganizzazione capitalista nel quale a pieno titolo siamo inseriti. Tale processo è sia industriale, (rassegniamoci continueremo ad avere fabbriche anche a queste latitudini), che "finanziario". Capofila ne è la Germania.

Due ulteriori elementi:

  1. introduzione massiccia di automazione e di informatica nei processi produttivi;
  2. TOYOTISMO nell'organizzazione del lavoro.

Quindi coinvolgimento e collaborazione piena dei lavoratori: è qui che nasce la richiesta della fine del sindacalismo conflittuale e ciò è applicabile in tutti i settori. L'attuale governo ha impresso una forte accelerazione a tutto questo percorso in Italia ed anche in Francia il nuovo governo va velocemente su questa strada.

Da ultimo in questo paese occorre un altro passaggio: la "ristrutturazione" della democrazia ormai non rinviabile, ed il PD è parte di questo.

Annibale Viappiani
Commissione Sindacale FdCA