SETTORE METALMECCANICI

Rinnovo contrattuale metalmeccanici


Dopo mesi di discussione Fim Fiom e Uilm hanno firmato un accordo per il rinnovo del biennio economico 2005-2006.

La situazione era abbastanza delicata perché provenivamo da due rinnovi (2001 rinnovo parte economica e 2003 rinnovo parte economica e normativa) in cui la Fiom non ha firmato l'intesa, raggiunta invece da Federmeccanica con Fim e Uilm.

All'interno della Fiom due accordi separati hanno significato grandi cambiamenti di strategia sindacale partendo dalle dichiarazioni del segretario Rinaldini, in cui dichiarava morta la concertazione, fino all'apertura della lotta dei pre-contratti che, con i loro pro e i loro contro, sono serviti a riaprire un discorso di maggior conflittualità con le aziende, rimettendo così in gioco in prima persona i lavoratori e le lavoratrici per cercare di riappropriarsi di un contratto nazionale più dignitoso. Però hanno voluto dire anche una spaccatura all'interno dell'organizzazione che ha portato ad un congresso anticipato, congresso che a giugno dichiarava che l'unità sindacale non è una questione prioritaria ed irrinunciabile, ma che la Fiom comunque si sarebbe impegnata, ed avrebbe lavorato in quella direzione. 

Riassumendo l'evoluzione della trattativa che ha portato alla piattaforma possiamo ricordare che:

Sostanzialmente, quindi, le differenze non erano tanto sulle richieste economiche legate all'inflazione, quanto sulle diverse interpretazioni del recupero della produttività, sull'intenzione della Fim di riprendere il negoziato sull'applicazione della legge 30 e su tutta la questione della democrazia sindacale che come dicevo prima ha determinato le rotture degli accordi per gli ultimi due rinnovi contrattuali.

L'11 gennaio 2005 le segreterie nazionali diffondono il comunicato in cui si dichiara che per il rinnovo del biennio economico 2005-2006, in maniera unitaria, si richiede un aumento per tutti i lavoratori e le lavoratrici di 130 euro al V livello, distinto tra un incremento dei minimi tabellari contrattuali, a titolo di recupero e salvaguardia del potere d'acquisto delle retribuzioni pari a 105 euro in forma riparametrata e una quota pari a 25 euro uguale per tutti i lavoratori e le lavoratrici quale elemento distinto della retribuzione.

Tale quota mensile sarà erogata entro il 2005 ai lavoratori delle aziende che non hanno svolto la contrattazione aziendale prevista dall'accordo del '93 e, successivamente, a tutti gli altri lavoratori e lavoratrici. 

Inoltre concordano di sottoporre la piattaforma a referendum (d'entrata) tra i lavoratori e le lavoratrici, di costituire un'assemblea nazionale formata da 500 delegati con potere consuntivo, perché non eletta dai lavoratori, con il compito di seguire la trattativa, e successivamente di indire un referendum di mandato tra tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Nella piattaforma d'accordo, tenendo sempre presente le forze che l'hanno firmata, sono stati inseriti dei punti molto interessanti.

E' stato ribadito il non voler riaprire il discorso sulla legge 30, si è puntato a un'accettabile recupero salariale di 135 euro, e si è riaperto il discorso della democrazia sindacale che ribadisce la titolarità dei lavoratori sul contratto.

Comunque si devono fare delle considerazioni sul discorso di delegare al sindacato, nella contrattazione di primo livello, la distribuzione di una quota di produttività per chi non fa contrattazione aziendale perché potrebbe, a lungo termine, distoglie i lavoratori stessi dalla condizione di essere soggetti principali delle proprie conquiste e li pone in una condizione di "utenti" di un sindacato che contratta o concerta tutto ciò che riguarda la questione del salario.
Si potrebbe verificare la situazione in cui i lavoratori e le lavoratrici che hanno contrattazione aziendale smettono di farla perché appagati da una quota salariale che comunque gli è garantita ogni mese in busta paga (25 euro).

Questo a lungo termine potrebbe rivelarsi dannoso per l'evolversi delle lotte. 

D'altra parte, però, bisogna tener anche in considerazione il fatto che esistono molte aziende con meno di 15 dipendenti dove quel tipo di contrattazione non si fa, dove il sindacato non riesce ad entrare, e dove questo potrebbe essere un buon aiuto per un recupero aggiuntivo di salario.

Inoltre non dobbiamo dimenticare il discorso di dar più tutele economiche in una fase in cui c'è stata una caduta vertiginosa del potere d'acquisto dei salari (-9,3% per gli operai, -11,1% per gli impiegato, -27% per i pensionati), fase in cui riteniamo il salario l'argomento centrale nella lotta dei lavoratori.

Ciò non vuol dire che si debba monetizzare qualsiasi cosa, ma che non dobbiamo scartare l'idea di recuperi che possono essere benissimo legati alla produttività.

In conclusione, il compito che dovrebbero assumere in questa fase gli attivisti anarchici e libertari, indipendentemente dalla sigla sindacale d'appartenenza, deve essere quello di dare il loro contributo alle lotte che ci saranno da fare per il sostegno alla piattaforma, lavorando comunque per cercare di ottenere un salario minimo intercategoriale europeo, per la difesa e il rilancio del salario indiretto e dei servizi sociali, per la difesa e rilancio del salario differito con autodeterminazione dei lavoratori sul TFR e sua rivalutazione in base al costo della vita corrente.

Nei luoghi di lavoro, dove si riscontra il livello di sfruttamento e di scontro più alto, occorre lavorare per costruire l'unità di interessi fra i lavoratori e le lavoratrici che coesistono con le più disparate forme di contratti, e rilanciare la contrattazione integrativa per tutelare oltre al salario anche il diritto alla salute e alla sicurezza .

Gennaio 2005

Commissione Sindacale FdCA - (settore metalmeccanici)