SE 35 ORE VI SEMBRAN POCHE…

 

Da più di un secolo il movimento dei lavoratori ha avuto un costante obiettivo: ridurre il tempo di vita che si è costretti a cedere al "lavoro" salariato e subordinato. Difendere la dignità della propria vita, liberare più tempo per una vita qualitativamente migliore, dividere la ricchezza fra tutti/e, anche attraverso la spartizione del lavoro, sono stati sempre gli obiettivi "alti" delle lotte più significative per la riduzione dell'orario di lavoro nei momenti di offensiva del movimento di classe. 

Oggi, invece, la riduzione dell'orario di lavoro è ostaggio nella mani degli "stati maggiori" dei partiti e dei sindacati ed è di fatto sottratta al dibattito ed all'iniziativa del movimento dei lavoratori e delle sue strutture di base. Non essendovi un reale soggetto conflittuale in campo, le 35 ore rischiano, perciò, di risolversi non in una conquista per i lavoratori, ma in un dominio più articolato dei padroni sul lavoro e sulle vite degli operai.

E' in questa direzione che sembra andare l'accordo firmato alla chetichella il 12 novembre 1997 tra Confindustria e CGIL-CISL-UIL in materia di orario, recependo una direttiva europea (la 104 del 1993) già penalizzante e peggiorandola quando si assegna alla contrattazione la facoltà di derogare in peggio ai dettami legislativi in materia.

Il calcolo dell'orario di lavoro su base annua e gestito in relazione alle esigenze produttive delle aziende, trasforma la riduzione dell'orario da elemento di civiltà a strumento di flessibilità, concedendo alle imprese ampi margini di manovra sulla gestione degli orari, già da tempo deregolamentati.

Non vi è alcuna certezza su come sarà il rapporto tra riduzione dell'orario e livelli produttivi: se questi ultimi dovranno restare costanti a fronte di meno ore e meno occupati, la riduzione d'orario comporterà solo aumenti dei ritmi e dello stress. Lavorare con un monte ore su base annua, sebbene inferiore, potrebbe comportare continue variazioni dell'orario giornaliero impedendo qualsiasi gestione autonoma delle nostre vite, consegnate al controllo delle imprese e sottomesse ai bisogni della produzione.

Non dobbiamo cadere nella finta querelle se la legge impedisce la contrattazione o se la contrattazione deve trovare conferma nella legge; i lavoratori e le lavoratrici sono chiamati a riprendere nelle loro mani la lotta per le 35 ore (e perché non meno?), sono chiamati a restituire ai loro organismi di base ed alle loro strutture sindacali la titolarità della gestione dell'iniziativa, del dibattito aperto, delle lotte e del CONTROLLO sui tempi e modi della riduzione d'orario;
in assenza di conflitto, di auto-organizzazione dei lavoratori, rischiano di imporsi solo il disegno confindustriale e la volontà padronale.

FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI

(volantino distribuito alla manifestazione per le 35 ore, Milano, 21 marzo 1998)