12 Marzo - Sciopero Generale

per la difesa dei nostri interessi, dei nostri diritti, della nostra sopravvivenza come lavoratori, liberi di lottare per una società più giusta e più solidale

 

Come si temeva, nel periodo peggiore della crisi economica che sta distruggendo lavoro e sicurezze sociali, giunge un attacco mirato ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Come in una sorta di contratto rovesciato, alla sottrazione di lavoro e salario in tutte le sue forme, segue ora una sottrazione di tutele e di prerogative sancite dallo Statuto dei lavoratori conquistato con anni di lotta sindacale.

Così si incomincia a completare l'opera di distruzione e destrutturazione del diritto del lavoro, dei CCNL, dello Statuto dei Lavoratori, dell'azione sindacale. Nonostante l'articolo 35 della Costituzione in "bella mostra" nel primo comma, reciti: "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni", con chiaro riferimento a tutte le fasi del rapporto di lavoro - dall'assunzione alle condizioni in cui si effettua la prestazione lavorativa, sino alla cessazione del rapporto per licenziamento o altri motivi - individuando nei lavoratori la parte sostanzialmente più debole.

Si tratta del cosiddetto "collegato lavoro" ed esattamente del contenuto della legge di conversione del disegno di legge n. 1167-B che contiene tre articoli, dal 32 al 34, fatti apposta per indebolire ancora di più la parte la più debole nel rapporto di lavoro - appunto il lavoratore.

Tre articoli che diventano strumenti decisivi, nelle mani dei padroni, per imporre ai lavoratori, in maniera autoritaria e indiscutibile i propri interessi, approfittando della precarietà, della crescente disoccupazione, o espulsione dal lavoro derivante da questo periodo di depressione, i cui costi si vogliono far pagare alla classe lavoratrice.

Prima mossa: si potenzia l'istituto dell'arbitrato per risolvere le controversie di lavoro, a scapito del ricorso al giudice del lavoro. Arbitro (è qui c'è del comico se non fosse drammatico) che dovrà essere designato congiuntamente dalle parti in causa, il cui parere sarà vincolante per tutti.

Seconda mossa: al momento di sottoscrivere, un contratto di lavoro, davanti a una delle tante commissioni locali che devono certificare se il contratto prevede un lavoro alle dipendenze oppure autonomo (tipo collaboratore a progetto), a tempo determinato oppure indeterminato e altre condizioni, il lavoratore viene obbligato a fare una scelta drastica. Deve cioè accettare, o rifiutare, un compromesso con il quale s'impegna, nel caso sorgano future controversie di lavoro, a rinunciare al ricorso al giudice a favore di una procedura di arbitrato.

Se consideriamo che tutto questo avviene al momento dell'assunzione, fase in cui il lavoratore è più ricattabile, appare chiaro che si tratta di un rapporto decisamente squilibrato, a favore del padrone, che, facilmente, al momento di assumere potrà scegliere tra centinaia o migliaia di persone in cerca di lavoro, ricattate dal bisogno disperato di trovare un'occupazione.

Si può facilmente prevedere che il ricorso alla giustizia del lavoro diventerà un lusso, o un rischio, che pochi lavoratori vorranno o potranno permettersi.

Terza mossa. E qua sta un altro inganno.

Qualora l'occupata o l'ex disoccupato avesse rifiutato di firmare all'atto dell'assunzione il suddetto compromesso, volendo correre il rischio, o permettersi il lusso, di ricorrere al giudice del lavoro, scoprirà che questo potrà fare ben poco. Infatti al potenziamento dell'arbitrato si aggancia il depotenziamento del giudice. Il quale dovrà limitarsi unicamente a stabilire se il contratto tra il datore di lavoro e il lavoratore sia stato stipulato in forma legittima o no. La nuova legge gli vieta espressamente di intervenire in merito a valutazioni tecniche, organizzative e produttive, persino di indagare sulle effettive condizioni di lavoro (mansioni, orari, mezzi di produzione da utilizzare, relazioni con terzi, organizzazione del lavoro,...) che possono essere anche radicalmente diverse da quelle previste nel contratto. Ciò che conta è la certificazione, la legittimità formale di un contratto di lavoro. Il lavoratore che subisce un sopruso non avrà quindi più interesse ad andare dal giudice.

L'art.18 dello Statuto dei Lavoratori viene così aggirato, disincentivando il ricorso al suo uso per difendersi da licenziamenti senza giusta causa.

Ce n'è abbastanza per una mobilitazione generale.

Ce n'è abbastanza da aggiungere alle ragioni dello sciopero generale indetto dalla CGIL e dal Sindacalismo di Base della Scuola.

Tutto questo è frutto dell'accordo separato sul sistema contrattuale, voluto da CISL, UIL e UGL, si è cosi spalancata la strada alla riduzione in precarietà di tutti i lavoratori, alla distruzione di ogni diritto di tutela, dei CCNL, della difesa sindacale.

Se grave è l'attacco all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, non meno gravi e inaccettabili sono gli altri punti introdotti dal "collegato lavoro":

Anche la scuola si avvia su questa strada: le decimazioni in atto negli organici (ieri è toccato alle primarie e medie oggi alle superiori ed ancora alle primarie) ed il mancato turn-over aprono la strada all'introduzione delle nuove forme di reclutamento con contratti a tempo determinato già da settembre 2010.

E' necessaria una mobilitazione dal basso, una rinnovata unità di intenti dei settori del sindacalismo conflittuale per evitare la distruzione di tutele, diritti e libertà sindacali costate decenni di lotte. Per salvaguardare la libertà di organizzazione e di difesa sindacale dei lavoratori.

I comunisti anarchici saranno lì tra i lavoratori e le lavoratrici, nei loro organismi di lotta, saranno nelle piazze italiane il 12 marzo a sostenere tutte le battaglie necessarie alla difesa degli interessi di classe, della nostra classe lavoratrice.

 

Commissione Sindacale
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

9 marzo 2010