Un mese di lotte, un'ondata di scioperi

 

E' finita una delle estati più difficili per i lavoratori italiani. Colpiti dalla crisi, negati nella loro sofferenza e infelicità.

Eppure in alcune realtà, come l'INNSE a Milano, la CNH a Imola, l'Alcatel a Battipaglia, i precari nella scuola in tante città, è successo che lavoratori determinati hanno scelto forme di lotta di grande sacrificio, dettate dall'esigenza di fare breccia in un muro mediatico e politico che persiste nel negare l'esistenza della crisi o nel minimizzarne le conseguenze occupazionali. Si è riusciti così a coagulare solidarietà ed a costruire radicalizzazione, a coinvolgere forze sindacali conflittuali presenti nelle fabbriche e forze sociali di opposizione attive nel territorio.

Esiste quindi e resiste in questo paese una capacità di risposta e di mobilitazione contro l'attacco senza quartiere alle condizioni di vita di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici.

Si organizzano e sfidano i regolamenti anti-manifestazioni le forze sociali e del sindacalismo conflittuale che si pongono in opposizione alle scelte del governo e della Confindustria e che provano a dare rappresentanza alla solitudine, alla sofferenza ed alle richieste di tante categorie di lavoratori e lavoratrici, colpiti e lasciati senza riparo da una crisi economica scagliata in modo particolarmente violento proprio contro il lavoro dipendente e subordinato.

Il 3 ottobre saranno dunque i precari della scuola a manifestare a Roma contro i pesantissimi tagli di cattedre e contro un decreto governativo che non vuole risolvere alcunché, usando invece l'arma della divisione dei lavoratori con indennità legate ad una lacerante flessibilità alle supplenze occasionali.

Il 9 ed il 23 ottobre sarà il sindacalismo di base, tra Unicobas nella scuola e CUB-SdL-Cobas-USI per tutte le categorie a scioperare e manifestare contro la decimazione di posti di lavoro in tutti i settori, contro la chiusura delle aziende e contro l'uso limitato degli ammortizzatori sociali che non evita i licenziamenti e lo smantellamento del tessuto industriale del paese, senza una prospettiva futura che non sia precarietà e lavoro a ricatto a vita.

Proprio in questa nefasta prospettiva, assume una valenza particolarmente conflittuale lo sciopero con manifestazioni indetto dalla FIOM il 9 ottobre.

Federmeccanica ha respinto le proposte FIOM. Richieste radicali? No, solo una sospensione della applicazione delle nuove norme contrattuali, una trattativa per bloccare i licenziamenti e le chiusure di aziende, ammortizzatori sociali per tutti, un accordo economico transitorio e defiscalizzazione degli aumenti salariali nel contratto nazionale. Ma la serrata di Federmeccanica sta tutta nella determinazione ad applicare le nuove norme contrattuali volute insieme a CISL-UIL-UGL. Si prefigura dunque uno scenario da accordo separato che verrebbe imposto nelle fabbriche, lasciando mano libera agli imprenditori su tagli occupazionali e scelte di gestione della forza-lavoro in cambio di fumosi premi di produttività e servizi sociali aziendali, dentro una partecipazione agli utili che significa farsi sfruttare 2 volte: dal padrone e da... se stessi!!

Ma il tentativo è sempre lo stesso: spingere all'emarginazione le forze sociali e sindacali che osano presentarsi con rivendicazioni e piattaforme conflittuali e confliggenti con i programmi di coesione padronal-sindacale tanto cari ai leader di Confindustria e di quei sindacati ossequianti. Certamente la CGIL dovrà scegliere come sfuggire al rischio di emarginazione, se tornando ad avere voce facendosi complice delle scelte di Confindustria o se porsi nelle fabbriche e nel territorio come organizzazione sindacale dei lavoratori e non di certa burocrazia che la tiene in pugno.

Lo sciopero dei metalmeccanici del 9 ottobre può dare maggiore forza allo sciopero del 23 ottobre e questo inviare ai settori più combattivi della CGIL una conferma delle possibilità di poter insistere sull'unità dei lavoratori, sull'unità di lotta dal basso nelle aziende e nel territorio. Se dallo scontro con le forze che usano la crisi a loro piacimento per distruggere posti di lavoro e combattività operaia uscirà una forza sindacale vittoriosa, sarà solo quella dell'unità di classe del movimento dei lavoratori, dei precari, dei migranti.

E con i migranti manifesterà a Roma il 17 ottobre il movimento antirazzista, che alle ragioni della lotta contro il decreto "sicurezza" unisce la lotta per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici migranti, quali sfruttati come tutti gli altri.

Contro il capitalismo, per l'autogestione.

Per l'alternativa libertaria.

 

Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici

24 settembre 2009