2006
Ricominciare dalle lotte per il salario,
per i diritti, per la democrazia sindacale

 

Sono circa 8 milioni i lavoratori che da gennaio entrano in lotta o la proseguono per il rinnovo del contratto nazionale, su cui grava l’ombra della sua scomparsa, con una revisione dei famigerati accordi del ’93.. Dai metalmeccanici -il cui biennio economico è scaduto alla fine del 2004 e nella cui vertenza si insinuano elementi di profonda revisione e limitazione del contratto collettivo- ai dipendenti pubblici; dagli edili ai lavoratori del legno; dal settore agricolo al tessile; dai bancari ai chimici; dal settore della gomma&plastica all’energia e agli elettrici. Un’intera classe lavoratrice, impoverita da anni di attacchi al salario reale e vittima dalla repressione statale (come nel caso del settore dei trasporti e della Fiat), cerca di rivendicare condizioni di vita più dignitose a fronte della crescente disuguaglianza sociale nel paese. Ma le richieste salariali avanzate dai sindacati confederali di categoria, dai 70 euro per il settore agricolo ai 110 per gli elettrici, appaiono ben lontane dal coprire la perdita del potere d’acquisto della classe lavoratrice e addirittura ridicole di fronte alla necessità di una vera e propria redistribuzione della ricchezza. Ammontano infatti a 30 miliardi di euro i profitti accumulati solo dalle prime 40 aziende italiane nei primi 9 mesi del 2005! Una crescita media del 46,4%!

All’impoverimento dei salari e degli stipendi si aggiungono gli aumenti delle tariffe e dei costi dei servizi sociali quale ulteriore prelievo dalle tasche dei lavoratori.

Ed infine la riforma delle pensioni e l’introduzione dei fondi pensione costituiscono un’ulteriore depredazione del salario differito, già in atto e ancor più cruenta dal 2008.

Nel frattempo aumenta la distruzione di posti di lavoro al pari dell’espandersi del lavoro precario, temporaneo e flessibile in particolare nel pubblico impiego. Precarizzazione che colpisce soprattutto le donne di tutte le età e tutti i soggetti meno funzionali al sistema produttivo come i lavoratori anziani o più ricattabili come i lavoratori migranti, a cui sono negate sia le garanzie salariali che le tutele sociali e sindacali.

La durezza dello scontro è tale da far emergere la debolezza degli strumenti di lotta in mano ai lavoratori; infatti le limitazioni al diritto di sciopero ed alla democrazia sindacale unitamente alla criminalizzazione delle manifestazioni di protesta, privano la classe lavoratrice degli strumenti adeguati per esprimere liberamente la propria opposizione ed il proprio dissenso, anche di fronte ai vertici sindacali.

Si apre un anno in cui le aspettative elettorali rischiano di attenuare le aspettative reali del movimento dei lavoratori, i cui interessi materiali in gioco vanno al di là di un cambio di governo, perché si tratta di mobilitarsi per:

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
Consiglio dei Delegati

Cremona, 15 gennaio 2006