Battaglia antiproibizionista - lotta di civiltà

 

Il 28 febbraio dell'anno scorso, quando ancora c'era il governo di centro destra, veniva approvata la legge Fini-Giovanardi, inserita con arroganza nel decreto-legge sulle Olimpiadi e votata senza alcuna discussione parlamentare con due voti di fiducia, alla Camera e al Senato.

A un anno di distanza dall'approvazione della legge il governo Prodi, che è di fatto il suo esecutore ha ottenuto come risultato l'aumento del 63% degli arresti per marijuana e un aumento del 10% degli arresti per hashish.

Sono state così riformulate le tabelle che classificano le sostanze; ora tutte le sostanze stupefacenti illegali (dalla cannabis all'eroina, ma anche la cocaina e tutte le altre...) rientrano in un'unica tabella senza distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti. Inoltre è stato stabilito un limite massimo di quantitativo che si può possedere per ogni sostanza oltre la quale si passa da uso personale a spaccio, cioè da sanzione amministrativa a sanzione penale.

La droga più penalizzata da queste tabelle è l'hashish: oltre ai 5 grammi si è qualificati come spacciatori mentre per la cocaina la soglia è fissata a 1,6 grammi. Poiché però si tiene conto dell'effettiva quantità di stupefacente contenuta nella sostanza sequestrata, cioè del principio attivo, per essere considerato spacciatore bastano circa 40 euro di fumo ma servono 500-600 euro di cocaina.

Per sanzioni penali previste dai 6 ai 20 anni di reclusione e multe dai 26.000 ai 260.000 euro in base alla gravità dei reati commessi, con la possibilità per chi commette un fatto di lieve entità di sostituire la detenzione con lavori di pubblica utilità. Ecco un ottimo sistema per ottenere manodopera giovanile gratuita!

È prevista inoltre, in aggiunta o in alternativa alla punizione, sia penale che amministrativa, un programma terapeutico e socio-riabilitativo che con questa nuova legge può essere realizzato anche dalle strutture private, purché certifichino la dipendenza da droga, e non solo da quelle pubbliche (Sert).

Possiamo immaginare in quante occasioni le comunità terapeutiche private certificheranno la dipendenza da droga e predisporranno il piano di recupero presso la loro struttura, mentre i tagli alla spesa pubblica e la privatizzazione sacrificano la qualità della terapia e la qualità del lavoro e invece aumentano lo sfruttamento e la precarizzazione degli operatori del sociale sia pubblico che privato.

Solo le mafie italiane e straniere hanno trovato beneficio in queste norme legislative continuando a spingere la cocaina a bassi prezzi, potendo contare su una normativa che crea confusione e mette sullo stesso piatto droghe innocue e droghe che portano alla morte e spingendo migliaia di giovani a prendere la via delle droghe dure a basso prezzo facilmente reperibili e commerciabili, mentre i numerosi giovani consumatori di canapa, in contatto con la triste e dura realtà del carcere italiano, ben più fuorviante e controproducente dell'utilizzo di cannabis, sono trattati sempre più da criminali, spinti nella clandestinità e vittime di un mercato nero sempre più fiorente.

Sanzionare, per di più anche penalmente, un comportamento sociale di massa come l'uso di sostanze non significa cercare di arginare il problema della tossicodipendenza, ma aumentare la discrezionalità del controllo e l'ingerenza nella vita privata di ciascuno/a. Questa politica della tolleranza zero, che mostra evidenti segni di fallimento ovunque viene attuata, continua infatti a produrre clandestinità, ignoranza e contribuisce a rafforzare economicamente le mafie di tutto il mondo.

Essendo consapevoli che l'utilizzo di sostanze stupefacenti porta con sé non solo l'aspetto ludico e creativo ma in alcuni casi anche l'aspetto problematico, occorre sostenere gli enti pubblici che operano nel settore delle tossicodipendenze e tutti quei operatori che sperimentano le politiche di riduzione del danno, per ampliare la libertà individuale di scegliere, e non le strutture private che lucrano sulla sofferenza e debolezza, per ri-programmare le persone in base a modelli forti normalmente clerical-fascisti.

La battaglia antiproibizionista è una lotta di civiltà. L'affermazione di una consapevolezza volontariamente laica, di fronte al ritorno di un costume repressivo, fintamente etico e valoriale, per sua natura ipocrita.

A spese della libertà di tutte e di tutti noi.

Federazione dei Comunisti Anarchici
12 aprile 2007

(testo dell'adesione alla manifestazione "Street Parade Antipro" a Roma il 14.04.2007)