Cagliari e la Sardegna nella morsa repressiva poliziesca e giudiziaria per opprimere le persone più attive nei movimenti sociali, al fine di impedirne lo sviluppo

 

Lo stato ci ri-condanna. Sarà da almeno un ventennio che non si vedeva una condanna in un'aula di tribunale per un processo politico nell'isola, voluto dal braccio PS ed eseguito alla lettera nella sentenza del braccio giudiziario del dominio statal-capitalistico. Luisa, Massimo e Matteo, militanti del movimento anarchico da molto dopo della fine degli anni di piombo, sono stati rispettivamente puniti con 6 mesi e 15 giorni (più pagamento di una provvisionale di 1500€ per ora), 10 mesi ed 8 mesi con la condizionale.

Perché? Perché durante una caccia al manifestante con carica e pestaggi, non riuscirono a sfuggire alle grinfie e ai colpi delle divise blu e dei loro dirigenti locali dopo un presidio cittadino in solidarietà con M.Leonardi, lo scorso 22.10.03.

Durante la farsa processuale il pubblico solidale ha avuto modo di ridere amaramente delle tante incongruenze e contraddizioni di un'accusa, i cui test si rimangiavano verbali trascritti per poi ri-avallarli e ricontraddirli in ulteriori giravolte. Dopo la sentenza, il sarcasmo lascia il posto alla consapevolezza di trovarsi al centro di un grosso errore o, forse, di "un'operazione coordinata" fra polizia e magistratura, perché gli anarchici in Sardegna, come dichiarava alla stampa locale il vice capo nazionale della PS Procaccini, "li colpiremo tutti, e duramente!". Che un'alta personalità nominata dallo stesso De Gennaro del G8 di Genova sia, per l'appunto, "all'altezza" di chi l'ha nominato, ce ne stiamo accorgendo, purtroppo. Forse i condannati avrebbero dovuto lasciare che un loro compagno si facesse massacrare e magari uccidere a manganellate, visto che una volta ricoverato in neurochirurgia ha saputo di aver corso un rischio mortale. Ma non tutti sono capaci di omettere un soccorso ad un vecchio amico per terra, con addosso dei picchiatori professionalmente intenti a ridurlo al cosiddetto ordine. Questo, come il cercare di parare i colpi, ha normalmente effetti controproducenti che non è stato possibile evitare.

Il peggio è che questa dichiarazione di guerra s'incasella, tornando alle considerazioni politiche di prima, in un quadro strategico repressivo che da tempo colpisce nell'isola gli anarchici e le anarchiche (e non solo loro), con episodi di controllo, perquisizioni, chiusura del centro di documentazione ''Fraria'', casi di pestaggi e persino di tortura, al di fuori di ogni contesto di piazza. Un quadro, quindi, che ha assunto i connotati opprimenti di una vera morsa per spezzare sul nascere ogni movimento sociale e punire diverse iniziative che sul territorio hanno i visto i giustiziati, insieme ad altre realtà collettive e/o individualità, attivi in prima persona e, a volto scoperto, lottare contro neofascismo istituzionale e di piazza, militarismo e guerre, nazi-psichiatria (è loro il dossier sul Ritalin, riportato nel libro di Luisa S. e Chiara G., Il desiderio, il controllo, l'eresia) e nocività ecologiche nonché, per non aggiungerle tutte, quelle in solidarietà con le lotte degli auto-ferrotranvieri, dei pescatori di Teulada o per la memoria storica anarchica e per la socializzazione festiva anti-mercantile e libertaria.

Una cosa è chiara: la solidarietà è un'arma per difendere la libertà degli individui bersagliati e, con loro, le nostre lotte e la nostra libertà!

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da Alternativa Libertaria - Novembre 2004 bis
foglio telematica della FdCA