Il nuovo imperialismo americano in Africa

di Michael Schmidt

 

Muscoli americani in "territorio francese"

La Francia, potenza coloniale del passato, ha mantenuto la più imponente presenza militare in Africa sin dagli anni '50 e '60, quando la maggior parte dei paesi ottennero la sovranità. Tuttavia alla fine del '900 la Francia ha ridotto la sua presenza armata sul continente di 2/3, sebbene continui ad intervenire in modo duro e controverso. Ad esempio, grazie al patto di "difesa reciproca" del 1961, le forze francesi hanno potuto stazionare permanentemente in Costa d'Avorio: il 43° Battaglione della Fanteria della Marina, forte di 500 uomini, è allocato a Port Bouet vicino all'aeroporto di Abidjan.

Quando lì è scoppiata la guerra civile nel settembre 2002, la Francia vi ha aggiunto una "forza di stabilizzazione", ora pari a 4000 uomini dell'Operazione Liocorno, che nel 2003 è stata aumentata di altri 1500 soldati con funzione di "peacekeeping" dell'Economic Community of West African States (ECOWAS) inviati dal Senegal, Ghana, Benin, Togo e Nigeria. Nel gennaio 2007, l'ONU ha prolungato il mandato dell'Operazione Liocorno fino al prossimo dicembre.

Sulle spalle della presenza militare francese, in Africa ci sono una serie di nuove iniziative politiche e militari da parte degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. Gli USA starebbero progettando una nuova Dottrina Monroe per l'Africa (il termine è diventato sinonimo della dottrina di intervento USA in America Latina, considerata come il "cortile di casa" degli Stati Uniti).

Sotto l'egida della dottrina della "Guerra al Terrore" del regime di George Bush, gli USA hanno individuato una superficie di territorio che curva attraverso il globo dalla Colombia al Venezuela in Sud America, attraverso il Maghreb, il Sahara e le regioni del Sahel in Africa, fino al Medio Oriente ed all'Asia Centrale come "arco della instabilità" in cui si ritiene trovino rifugio veri e supposti terroristi e campi dì addestramento.

In Africa, che ricade sotto il controllo del Comando Militare Europeo degli USA (EUCOM), gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con la Francia per appoggiarsi alle sue basi militari. Ad esempio: c'è ora una base del Corpo dei Marine americani a Dijbouti nella base militare francese di Camp Lemonier con più di 1800 Marines che vi stazionano, col pretesto di operazioni di "anti-terrorismo" nel corno d'Africa, nel Medio Oriente e nell'Africa orientale - ma anche controllare le rotte marine sul Mar Rosso.

Ma la presenza degli USA non si limita solo ad appoggiarsi alle basi francesi. Nel 2003, i servizi di intelligence americani hanno iniziato ad addestrare delle spie per 4 paesi non menzionati del Nord Africa, si suppone Marocco, Egitto e forse anche Algeria e Tunisia.

Stanno anche addestrando le forze armate di paesi come il Ciad e nel settembre del 2005, Bush riferì al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che gli USA avrebbero addestrato in 5 anni 40.000 uomini per operazioni di "peacekeeping" al fine di "garantire l'ordine e la giustizia in Africa". L'ambasciata americana a Pretoria, sempre nel 2005, aveva dichiarato do voler addestrare 20.000 uomini all'uso di "equipaggiamento non letale" per operazioni simili in 12 paesi africani.

Ed ora, mentre gli USA stanno riducendo e smantellando le basi in Germania e Corea del Sud, le risorse militari vengono rilocalizzate in Africa e nel Medio Oriente al fine di "combattere il terrorismo" e "proteggere i giacimenti petroliferi".

In Africa, le nuove basi USA sono in allestimento a Djibouti, in Uganda, Senegal, São Tomé & Príncipe. Queste località ai confini del mondo ospiteranno forze ridotte ma permanenti, in grado di essere operative per missioni su scala regionale. Una base USA ad Entebbe, nell'Uganda governato dal regime del partito unico dell'alleato Yoweri Museveni, già "copre" l'Africa Orientale e la regione del Grandi Laghi. A Dakar in Senegal, gli USA stanno attrezzando un campo aereo.

Il Sud Africa appoggia segretamente la "guerra al terrore"

Tra i governi con cui gli USA hanno concluso degli accordi militari troviamo il Gabon, la Mauritania, il Rwanda, la Guinea ed il Sud Africa. Gli USA hanno anche una "seconda Guantanamo" nell'Oceano Indiano dove i sospettati di terrorismo prelevati in Africa, in Medio Oriente o in Asia possono essere detenuti ed interrogati senza alcun processo: un campo di detenzione, punto di rifornimento di carburante e base di bombardieri situati nella colonia britannica dell'isola Diego Garcia nell'arcipelago delle Chagos, un'isola i cui abitanti indigeni sono stati tutti obbligati a sloggiare verso le Mauritius.

Nel caso del Sud Africa, se da un lato è improbabile la costruzione di una base americana e non ve ne è alcuna necessità viste le capacità militari dell'esercito sudafricano (SANDF), dall'altro nel 2005 il Sud Africa ha aderito zitto zitto al programma americano ACOTA (Africa Contingency Operations Training Assistance) il cui scopo è quello di integrare forze armate africane negli obiettivi strategici (cioè imperialisti) degli USA.

Aderendo al programma ACOTA, il Sud Africa è così il tredicesimo paese africano che ha effettivamente aderito alla "Guerra al terrore". Il programma ACOTA è ufficialmente partito con scopi "umanitari" nel 1996 a Stoccarda in Germania, con gestione EUCOM. Dopo l'11 settembre, il Pentagono ha rivisto il programma e gli ha dato più mordente.

Oggi, il programma ACOTA ha caratteristiche ovviamente più aggressive che difensive. Secondo Pierre Abromovici, che già nel luglio 2004 aveva scritto su Le Monde Diplomatique delle intenzioni del Sud Africa di entrare nel programma - "ACOTA prevede l'addestramento offensivo di unità regolari di fanteria e di piccole unità di forze speciali. A Washington, non si parla più di armi non letali... l'enfasi è tutta sulla cooperazione offensiva".

La reale natura del programma ACOTA è forse indicata dalla carriera dell'uomo che lo dirige, il Colonnello Nestor Pino-Marina, "un esule cubano che aveva fatto parte nel 1961 del fallimentare sbarco americano nella Baia dei Porci", scriveva Abromovici. "Un ufficiale delle forze speciali già attivo in Vietnam e Laos. Durante l'era Reagan era nell'Inter-American Defence Board, e, negli anni '60, ha preso parte ad operazioni segrete contro i Sandinisti. E' stato accusato di traffico di droga per finanziare l'invio di armi alle dittature di destra filo-americane dell'America Centrale".

Chiaramente, Pino-Marina è un fervente "anti-comunista" - sia che si tratti di opporsi a Stati ribelli o a insurrezioni popolari. Fa anche parte dell'esecutivo di uno strano gruppo all'interno dell'esercito USA, denominato Consiglio Militare Cubano-Americano, che punta ad installarsi al governo di Cuba nel caso gli USA riescano a provocare un "cambio di regime" nell'isola.

Indicativa delle intenzioni degli USA è anche la carriera dell'ambasciatrice americana che ha concluso l'accordo ACOTA con il Sud Africa. Jendayi Fraser, attuale consigliere anziana di Bush per l'Africa, non aveva alcuna esperienza diplomatica. Era stata, invece, consigliere politico-militare con i responsabili dello staff del Dipartimento della Difesa e direttrice anziana per le questioni dell'Africa presso il Consiglio della Sicurezza Nazionale.. In base alla biografia online della Fraser, lei "ha lavorato sui temi della sicurezza in Africa per i programmi internazionali di addestramento e di istruzione militare del Dipartrimento di Stato".

Esiste una criminale "Scuola delle Afriche"?

Quei programmi includono il corso ufficiali per una "Nuova Generazione di Leaders Militari Africani" gestito dal misterioso Centro Africano per gli Studi Strategici, con sede a Washington, il quale ha "filiali" in vari paesi Africani incluso il Sud Africa. Il Centro appare essere una sorta di "Scuola delle Afriche" simile alla tristemente famosa "Scuola delle Americhe" con sede a Fort Benning in Georgia e che, nel 2001, è stata ribattezzata Istituto dell'Emisfero Ocidentale per la Cooperazione nella Sicurezza (WHINSEC).

Fondata nel 1946 a Panama, la Scuola delle Americhe ha addestrato circa 60.000 soldati dell'America Latina, compresi il noto dittatore boliviano neo-Nazi Hugo Banzer, ed il tristemente noto dittatore di Panama nonché zar della droga Manuel Noriega, i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Viola il cui regime uccise 30.000 persone tra il 1976 ed il 1983, numerosi killer degli squadroni della morte, fino ad Efrain Vasquez e Ramirez Poveda che hanno tentato il fallito colpo di stato in Venezuela nel 2002 con l'appoggio degli USA..

Per decenni, i laureati usciti dalla Scuola hanno assassinato e torturato centinaia di migliaia di persone in tutta l'America Latina, specificatamente dirigenti sindacali, attivisti di base, studenti, gruppi di guerriglia, ed oppositori politici. L'assassinio dell' Arcivescovo Romero in Nicaragua nel 1980 ed il massacro di "El Mozote" di 767 contadini in Guatemala nel 1981 vennero commessi dai laureati della Scuola. E oggi l'organizzazione School of the Americas Watch (Osservatorio sulla Scuola delle Americhe, ndt) che cerca di far chiudere il WHINSEC, è finita sulla lista nera dell' "antiterrorismo" della FBI.

C'è da preoccuparsi per l'Africa, qualora il Centro Africano per gli Studi Strategici dovesse avere obiettivi simili, anche se School of the Americas Watch non può confermare questi timori. E c'è di più: tutti abbiamo sentito di questa "Standby Force" messa in piedi dall' African Union (AU), una coalizione di regimi africani neoliberisti ed autoritari. Ma la AU ha anche messo su, sotto il patrocinio dell'OSCE (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che copre anche il Nord America, Russia ed Asia Centrale), il Centro Studi e Ricerca Africano sul Terrorismo.

Questa istituzione ha sede ad Algeri, nella capitale di un regime omicida che ha fatto "sparire" quasi 3.000 persone tra il 1992 ed il 2003 (secondo dati di Amnesty International: equivalenti a quelli della dittatura di Pinochet in Cile, ma ignorati dalla sinistra Africana). Il direttore del Centro, Abdelhamid Boubazine, mi ha detto che esso non svolge solo una funzione di orientamento e di preparazione per i giudici dell' "anti-terrorismo", ma anche di provvedere concretamente all'addestramento per "specifici interventi armati" a supporto dei regimi del continente.

Anneli Botha, ricercatrice decana sul terrorismo a Pretoria presso l'Istituto per gli Studi sulla Sicurezza, sostiene, tuttavia, che solo il 10% degli attacchi terroristici hanno colpito forze armate, e solo il 6% ha colpito statisti ed istituzioni, sebbene in questo ultimo caso gli attacchi fossero "mirati". Ella avverte che una delle maggiori cause del terrorismo in Africa sta nella "crescente distanza tra governi e forze di sicurezza da una parte e comunità locali dall'altra". Oppresse dalla miseria e dalla povertà, molte persone vengono reclutate negli eserciti ribelli, anche se pochi di questi offrono una vera alternativa.

Il Centro di Algeri opera sotto la Convenzione sul Terrorsimo di Algeri che fa capo alla AU, la quale è notorialemente vaga nel definire il terrorismo, aprendo così la porta alla criminalizzazione di un'ampia gamma di organismi civici e militanti, non-governativi, di protesta, di base, che vengono inseriti tra gli obiettivi da eliminare da parte delle nuove forze contro il terrorismo. Sarebbe ingenuo pensare che la democrazia borghese - la quale ha da poco convertito in legge del Sud Africa l'altrettanto vago provvedimento denominato Protection of Constitutional Democracy from Terrorism and Other Related Activities Act- proteggerà la classe lavoratrice, i contadini ed i poveri dal terrorismo di Stato.

Michael Schmidt
Johannesburg

 

Articolo ripreso dal No.7 (dicembre 2006) della rivista "Zabalaza - A journal of Southern African Revolutionary Anarchism", organo della Federazione Comunista Anarchica Zabalaza (ZACF)
http://www.zabalaza.net

Traduzione a cura della FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali