CONGRESSO DEL WORKERS SOLIDARITY MOVEMENT (WSM)

DOCUMENTO SUL SINDACALISMO

 

1. Chi può cambiare la società?

1.1 Gli anarchici sanno che "la storia di tutte le precedenti società esistenti è stata la storia della lotta di classe". Ad ogni stadio dello sviluppo di una società -dai tempi antichi attraverso il feudalesimo fino ai giorni nostri- c'è stata una classe oppressa che col suo lavoro creava la ricchezza della società, ed una classe dominante che controllava tutta la ricchezza. Quasi sempre gli oppressi hanno combattuto contro questo destino. Ci sono state le rivolte degli schiavi in Grecia ed a Roma, le rivolte contadine nel Medio Evo, le rivoluzioni del 1600 e del 1700.

1.2 Tutte queste lotte si conclusero con la sostituzione dei vecchi governanti parassiti con una nuova elite di governanti parassiti. Il fallimento delle classi oppresse nel prendere il controllo delle rivoluzioni che essi stessi sollevavano, può essere spiegato con questi principali fattori: a) il basso livello generale di ricchezza nella società, b) il fatto che il livello di vita quotidiana di queste classi non permetteva loro di prepararsi a gestire la società.

La maggioranza di loro era fatta di contadini analfabeti che non avevano nessuna idea di come fossero le cose al di fuori della loro esperienza. La vita quotidiana li teneva divisi. Ogni contadino si preoccupava del suo pezzo di terra e di come ingrandirlo. Ogni artigiano si occupava dei suoi affari e di come ingrandirli. In misura diversa ogni contadino ed ogni artigiano era in competizione e non in unione con gli altri. Nessuno riusciva a pensare in termini di classe.

1.3 I lavoratori che creano la ricchezza nel sistema capitalistico sono diversi da tutte le precedenti classi oppresse. Innanzitutto essi creano ricchezza sufficiente non solo per nutrire e vestire tutto il mondo ma anche per finanziare la scienza, la cultura, i lussi e così via. In secondo luogo, cosa ancor più importante, la vita quotidiana li prepara a prendere la gestione della società. Il capitalismo ci fa vivere insieme in grandi posti di lavoro, in grandi città e metropoli. Il capitalismo ci fa cooperare quotidianamente per il lavoro. Ogni persona fa il suo pezzo al suo livello, così che la persona ad un altro livello di produzione prosegue. La stessa cosa succede nei servizi, dagli uffici agli ospedali, i lavoratori devono cooperare gli uni con gli altri perché il proprio lavoro sia fatto. Questo significa che la moderna classe lavoratrice può essere una forza capace non solo di ribellarsi contro lo stato di cose esistente, ma di prendere il controllo della società e ricrearla in base ai propri interessi, mentre nel passato si limitava semplicemente ad aiutare un diverso segmento della classe dominante nel rovesciare il segmento precedentemente al potere.

1.4 Perché allora i lavoratori non usano i loro numeri, la loro forza collettiva, e ribaltano la situazione? Principalmente perché ci viene detto che non siamo capaci di farlo. E' un messaggio martellante che ci viene inculcato dalla scuola, dai giornali, dalla televisione. Ci viene costantemente detto che i lavoratori possono solo eseguire degli ordini e che questo è l'ordine naturale delle cose.

1.5 Eppure c'è un momento in particolare in cui i lavoratori non si sentono più privi di potere ed in cui riescono a vedere più chiaramente la realtà del dominio di classe. E' quando essi usano la loro forza collettiva che fa funzionare le fabbriche, gli uffici, le scuole, i trasporti, per fermare tutto. Riescono così ad avere la percezione del potenziale della loro forza.

 

2. La natura del movimento sindacale

2.1 Fin dalle sue origini nel 1600, una sola cosa è davvero chiara per un lavoratore: iscriversi ad un sindacato significa veder riconosciuto, in qualche modo, che lui o lei ha interessi diversi da quello del padrone. Non c'è nessun altro modo per spiegare la sopravvivenza dei sindacati, se non la realtà dell'esistenza di differenti interessi di classe, ed i lavoratori hanno capito che per difendere i loro propri interessi dovevano organizzarsi su basi di classe. Nessun conservatorismo, nessuna burocrazia, nessun ottusità dentro i sindacati può far dimenticare questo fatto essenziale. Negli ultimi anni la natura del lavoro è cambiata considerevolmete per molti lavoratori con la crescita del lavoro a contratto, del lavoro a domicilio, ecc. Eppure, stare in un sindacato viene ancora riconosciuto dalla gente come un interesse di classe ("noi contro di loro"). Anche se non si tratta di vera e propria coscienza di classe (cosa che implica il riconoscimento di interessi collettivi e non solo individuali contro i padroni), la dinamica dell'appartenere ad un'organizzazione collettiva porta alla formazione di un certo livello di base di coscienza di classe.

2.2 I sindacati non sono organizzazioni rivoluzionarie. Essi sono nati per difendere e migliorare il destino dei lavoratori nel sistema capitalistico. La lotta sindacale è quindi una assoluta necessità. Con le lotte sindacali i lavoratori iniziano a vedere la loro forza potenziale, si possono radicalizzare e possono confluire nel movimento rivoluzionario. A volte ci potrà essere un basso livello di lotte -dovuto sia a mancanza di fiducia oppure al temporaneo dominio delle ideologie legate agli interessi nazionali oppure alla concertazione sociale- ma la contraddizione tra gli interessi dei padroni e quelli dei lavoratori è inevitabilmente destinata a ritornare ad alti livelli di lotta e di organizzazione di base.

2.3 In fondo, che cos'è l'anarchismo? Se andiamo alle radici, sono i lavoratori che gestiscono collettivamente una società libera. Invece di prendere ordini dai padroni e di servirli nella loro folle corsa ai profitti ad ogni costo, i lavoratori lavorano insieme per il bene comune. Il che non significa che chi sciopera lo fa avendo in testa chiaramente il fine anarchico. Non è così. Ma l'azione collettiva è l'unico modo perché uno sciopero vinca, poiché la logica della posizione dei lavoratori prevede l'azione collettiva nella produzione, l'azione collettiva nella lotta. Il che ci porta in una direzione anarchica. E durante la lotta le idee delle persone possono cambiare. Acquistano fiducia, il senso della propria capacità di assumere il controllo sulle proprie vite. Succede infatti che scioperanti che hanno fiducia nell'imparzialirà della polizia o che hanno idee sessiste (solo per fare due esempi) possano cambiare queste loro convinzioni proprio durante la lotta. Ecco perché il WSM è coinvolto nelle lotte dei lavoratori, sebbene non sia la sola ragione dal momento che agiamo sulla base anche di una posizione solidaristica con altri appartenenti alla nostra classe. E' attraverso le lotte che un gran numero di persone può essere conquistato dalla visione politica anarchica. Come dicevano i nostri predecessori nella Prima Internazionale: "l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi".

2.4 Nella nostra visione politica è fondamentale il ruolo della classe lavoratrice nella lotta per l'anarchismo. Solo l'auto-organizzazione delle masse di lavoratori è in grado di costituire una sfida effettiva per i padroni e per lo Stato. Il movimento sindacale è perciò il più importante movimento di massa che la classe operaia ha costruito e non ha alcuna importanza quanto sia progressista o reazionario l'atteggiamento dei suoi membri, o quanto possa diventare conservatore; resta il fatto che esso è la più importante organizzazione di massa della classe lavoratrice. Per noi anarchici del WSM, l'intervento nel movimento sindacale è un'attività estremamente importante.

 

3. La burocrazia sindacale

3.1 I sindacati sono dominati dalla burocrazia, un insieme di funzionari a tempo pieno (di solito non eletti) con troppo potere ed una indebita influenza. Non hanno alcuna responsabilità verso gli iscritti se non di carattere formale, ma non certo reale. Possono stare a fianco dei loro iscritti, ma il punto è che non sono tenuti a farlo. Benché sia possibile chiamarli a rendere conto del loro operato (tramite mozioni di censura o altro), essi non sono tenuti a farlo, non possono essere revocati o rimossi. Né possono essere obbligati ad agire in base alle indicazioni degli iscritti, dal momento che prendono ordini solo dagli organismi dirigenti. Spesso guadagnano molto di più di coloro che sono chiamati a rappresentare, siedono a fianco dei padroni e del governo nelle commissioni, nei consigli di amministrazione delle compagnie parastatali o di altri comitati di nomina governativa... In breve conducono una vita molto differente da quella delle persone per cui dovrebbero lavorare. La maggior parte dei funzionari di nuova nomina non ha mai lavorato in vita loro. Vedono il loro incarico in termini carrieristici. Spesso molti di loro fanno un cambio di campo e passano alle dipendenze delle organizzazioni imprenditoriali. Possono diventare arbitri nelle cause di lavoro, conciliatori, negoziatori.

3.2 A loro interessa soprattutto dimostrare le loro capacità di abili negoziatori, più che contrattare a vantaggio dei loro iscritti. Perseguono interessi personali e circoscritti, seguono un percorso che non tiene conto degli interessi generali dei lavoratori. Raramente si fanno promotori di scioperi. Preferiscono invece seguire le strade che portano alla Commissione Relazioni Industriali, alla Magistratura del Lavoro, alla Commissione per i Diritti, alla Conferenza Sindacati-Imprenditori o a qualsiasi altro tavolo di discussione che gli venga in mente. Negozieranno finché "tutte le pecore tornano nell'ovile", finché sia raggiunta una soluzione "ragionevole". Vedono lo sciopero come una risorsa estrema e sono pronti a condannare senza esitazione qualsiasi azione di lotta che non abbia avuto la loro autorizzazione.

3.3 Questi funzionari non amano indire gli scioperi, ma a volte vi sono costretti dal rifiuto degli imprenditori a negoziare oppure se non vengono rispettate le procedure della concertazione. D'altra parte si prendono tutto il tempo che vogliono se si tratta di giungere ad un accordo concertato senza...contrattare nulla, invece di optare per un'azione di lotta sindacale.

3.4 Non si tratta certo di individui cattivi. Il loro comportamento deriva dal troppo potere di cui dispongono e di cui non intendono rispondere in alcun modo verso gli iscritti al sindacato. Il potere corrompe chiunque. Si tratta di un comportamento inevitabile, non importa quanto siano radicali o di sinistra quando iniziano la loro attività, è un ruolo che ti risucchia nel business della conciliazione. Inoltre questi funzionari devono riuscire a tenere sotto controllo i loro iscritti, cosa che in genere si traduce nel fermare qualsiasi azione di lotta contro i padroni, se vogliono poi avere delle chances al tavolo delle trattative. La cosa può sembrare strana, ma non va dimenticato che i dirigenti sindacali fanno pesare sul piatto della bilancia la loro capacità di controllare i lavoratori e di frenare gli scioperi.

3.5 E' quindi del tutto evidente che quanto più il potere di iniziativa e di controllo è nelle mani delle burocrazie sindacali, tanto più ne sono privi gli organismi dei lavoratori nei posti di lavoro.

3.6 Presa nel suo insieme, la burocrazia sindacale si muove tra la posizione di chi intende mediare e la posizione di chi intende difendere lo status quo. Però, come ceto sindacale non possono spingersi troppo oltre nel difendere gli interessi dei padroni, considerato che in qualche modo devono pur rispondere alle richieste degli iscritti e perché lavorano pur sempre in organizzazioni di lavoratori. Tutto ciò non comporta che tutti, o la maggior parte dei burocrati sindacali si ergerebbero necessariamente a difensori degli interessi padronali, ma la natura della loro posizione è tale che inevitabilmente non possono neanche rispondere direttamente alle richieste della base, poiché sarebbe la fine del loro ruolo, del loro potere e della loro carriera. Ci sono naturalmente delle eccezioni individuali, ma in quanto ceto collettivo è questo il comportamento dominante.

3.7 Questa burocrazia, la cui natura non è data dagli individui che la compongono bensì dalla sua posizione oggettiva nella relazione con la massa degli iscritti al sindacato, non può che opporsi alla auto-organizzazione dei lavoratori nella maggior parte dei conflitti. La sua natura è pertanto autoritaria.

 

4. Un passo avanti, un passo indietro

4.1 La sinistra in genere risponde dicendo che si tratta di eleggere e/o nominare dirigenti sindacali "migliori". Il problema viene così affrontato in termini di individui che occupano dei posti. La fonte di questa posizione va ritrovata nella loro concezione di "socialismo" come una sorta di gigantesca burocrazia di uno stato-impresa in cui le cose si fanno "per i lavoratori". All'interno di questa concezione non vi è alcuno spazio per l'auto-organizzazione dei lavoratori, poiché il controllo operaio non rientra nei loro piani per una società "socialista". Queste idee sono fortemente radicate in una visione autoritaria delle cose.

4.2 Una questione che, di tanto in tanto, si è posta in altri paesi riguarda il fatto che i lavoratori dovrebbero uscire dai sindacati e poi distruggerli; che nessuna organizzazione sindacale in epoca capitalistica può evitare di essere totalmente integrata nello Stato e di divenire uno strumento nelle mani dei padroni. Chi sostiene questa assurdità pensa che i sindacati impediscano ai lavoratori di fare la rivoluzione... ora! Questa analisi è solo qualcosa di più di un mero desiderio con cui si spera di evitare le difficoltà reali per conquistare la massa dei lavoratori ad una politica rivoluzionaria. E' un'analisi che offre poco ad un'organizzazione che cerca di stare nelle lotte reali della classe, con tutti i limiti. E' un'analisi che ignora del tutto il bisogno quotidiano dei lavoratori di difendere collettivamente i loro interessi.

4.3 Una terza tesi con cui succede di confrontarsi è quella che sostiene che occorra uscire da questi sindacati per formarne di nuovi. L'effetto di questa scelta sarebbe di far uscire dal sindacato la minoranza più radicale e combattiva, per lasciare la maggioranza dei lavoratori totalmente nelle mani di quella burocrazia le cui tattiche nefande hanno provocato la scissione. Noi richiamiamo questi lavoratori a restare e a lottare all'interno dei sindacato per conquistarsi i lavoratori per non lasciarli senza un riferimento combattivo. Uscire dai sindacati non offre alla lunga alcuna possibilità di alternativa, dal momento che gli stessi fenomeni da cui si è fuggiti tendono a ripresentarsi nei nuovi sindacati. La storia sindacale in Irlanda è piena di questi esempi. La ITGWU [1] e la FWUI [2] (che si sono unificati per formare la SIPTU [3]) ed il National Bus and Railworkers' Union, per fare i nomi di alcuni sindacati importanti, sono tutti nati come scissioni da "sinistra". Ora, sebbene ci dichiariamo contrari alle scissioni sindacali, salvo in casi del tutto eccezionali, recentemente siamo giunti a ritenere fondato il diritto dei lavoratori di scegliere il loro destino in autonomia.

 

5. Sindacalismo rivoluzionario

5.1 Il sindacalismo rivoluzionario e specialmente l'anarco-sindacalismo, è stata una corrente importante in molti paesi, specialmente nell'Europa Meridionale e nell'America Latina. L'idea di base è quella di organizzare tutti i lavoratori dentro "un solo grande sindacato", in cui il controllo sia nelle mani degli iscritti in opposizione a qualsiasi tentativo di creare una burocrazia di funzionari irrevocabili. A differenza degli altri sindacati, la convinzione è che il sindacato possa servire non solo a ottenere miglioramenti dai padroni ma anche a rovesciare il sistema capitalistico. Si sostiene che se la maggioranza dei lavoratori non è rivoluzionaria è perché vengono costretti in sindacati le cui strutture sviliscono il ruolo degli organismi sindacali di base. L'alternativa è quindi organizzare tutti i lavoratori nel "one big union" in preparazione dello sciopero generale rivoluzionario. Il problema più grosso pare stia più nelle strutture dei sindacati esistenti piuttosto che nelle ideologie che legano i lavoratori ad una visione autoritaria e capitalistica delle cose.

5.2 Il sindacalismo rivoluzionario non costruisce un'organizzazione politica rivoluzionaria. Ma crea sindacati su base industriale. Il sindacalismo rivoluzionario è a-politico, nel senso che ciò che è necessario perché i lavoratori facciano la rivoluzione è autogestire la terra e le fabbriche. Dopo di che, lo Stato e tutte le altre istituzioni delle classi dominanti crolleranno. Il sindacalismo rivoluzionario non prevede che la classe operaia debba prendere il potere politico. Anzi, tutto il potere deve essere immediatamente abolito il primo giorno della rivoluzione.

5.3 Il sindacalismo rivoluzionario organizza sindacalmente tutti i lavoratori indipendentemente dalle loro idee politiche. Nel corso della storia i lavoratori hanno aderito al sindacalismo rivoluzionario non perché fossero anarchici, ma perché era l'organizzazione di massa più conflittuale che otteneva i migliori risultati. In virtù di questo vi sono sempre state le tendenze riformiste.

5.4 Il sindacalismo rivoluzionario sostiene correttamente la centralità dell'organizzazione operaia nei luoghi di lavoro. Vanno respinte le critiche che vogliono questa posizione incapace di organizzare i lavoratori fuori dal luogo di lavoro. Nel caso dell'anarco-sindacalismo spagnolo è chiaro che esso riuscì ad organizzare l'intera classe operaia come si ricava dall'esistenza di strutture come la Federazione Iberica della Gioventù Libertaria, le Mujeres Libres, gli organismi di quartiere.

5.5 I limiti del sindacalismo rivoluzionario stanno nella sua concezione su ciò che lega i lavoratori al capitalismo e su ciò che è necessario per fare la rivoluzione. La Spagna del 1936-37 rappresenta il punto più alto dell'anarco-sindacalismo. Ma a causa del suo a-politicismo non fu in grado di sviluppare un programma per il potere dei lavoratori, non fu in grado di gestire la battaglia politica contro altre correnti esistenti nel movimento operaio (come i riformisti e gli stalinisti), non fu in grado di dare un indirizzo alla classe intera per il raggiungimento del completo potere dei lavoratori.

Invece si fecero coinvolgere nel sostegno al governo del Fronte Popolare, con la conseguenza di restare muti e complici quando lo Stato Repubblicano attaccò le collettività e le milizie. La minoranza nella CNT, organizzata intorno agli Amici di Durruti, venne espulsa quando diramò un proclama che chiamava i lavoratori alla presa del potere, escludendo qualsiasi condivisione con i padroni e con i partiti autoritari. 

5.6 La CNT spagnola era convinta che una volta che i lavoratori avessero preso il controllo dei mezzi di produzione e della distribuzione, sarebbe avvenuta la "liquidazione dello Stato borghese per asfissia". La storia ci ha insegnato una realtà ben diversa: in una situazione di potere duale si rende necessario l'abbattimento dello Stato.

5.7 A questa posizione si opponevano gli Amici di Durruti, per i quali era chiaro che "per sconfiggere Franco era necessario abbattere la borghesia ed i suoi alleati stalinisti e socialisti perché lo Stato capitalista deve essere distrutto completamente per essere sostituito dal potere degli organismi di massa dei lavoratori, per cui l'anarchismo a-politico aveva fallito". La confusione politica all'interno della dirigenza della CNT era tale che definirono come un "male" l'idea che i lavoratori potessero prendere il potere perché avrebbe portato ad una "dittatura anarchica".

5.8 L'AIT ed altre organizzazioni sindacaliste rivoluzionarie ritennero che la CNT non aveva commesso un errore nel "posporre" la rivoluzione all'ingresso nel governo. Hanno avallato l'episodio come una scelta dovuta alle "eccezionali condizioni" in cui si era verificato e che "non si sarebbe mai più ripetuta". Il punto è che avendo negato che si era trattato di un errore di proporzioni storiche, è destino che esso si ripeta (qualora si verificassero le condizioni).

5.9 Riconosciamo ai sindacati rivoluzionari, laddove esistono, un ruolo molto più progressista di qualsiasi altro sindacato. Ma l'organizzazione comunista-anarchica organizzerà i suoi militanti ovunque i lavoratori siano organizzati. Noi non liquideremo la nostra organizzazione specifica e la nostra politica specifica nell'apoliticismo del sindacalismo rivoluzionario.

5.10 Al tempo stesso riconosciamo che le strutture sindacali da noi sostenute sono essenzialmente le stesse previste dal sindacalismo rivoluzionario, il quale, nel contesto degli organismi sindacali, costituisce un esempio contemporaneamente storico ed attuale di come certi metodi di organizzazione operaia non solo funzionano ma portano anche a dei risultati.

 

6. Partiti politici e sindacati

6.1 In Irlanda come in molti altri paesi esistono legami formali tra i partiti politici (socialdemocratici, nazionalisti o liberali che siano) ed i sindacati. Il più grande sindacato irlandese è affiliato al Partito Laburista irlandese, il quale ben lungi dall'essere la "voce politica" o lo "strumento" dei lavoratori, cerca di moderare la loro politica; anche quando accade che i lavoratori abbiano favorevoli rapporti di forza nella società, scendono in campo i burocrati sindacali dicendo che fuori dai luoghi di lavoro "ci pensa il Partito Laburista". Così l'iscrizione politica al partito vuol dire mettere le lotte politiche dei lavoratori sotto il controllo di "rappresentanti" professionisti della politica. Tutto ciò incrementa la passività nella gente.

6.2 In Irlanda poi il Partito Laburista non trova nemmeno molto appoggio elettorale dalla maggior parte dei sindacalisti. Propriamente parlando non è il partito dei sindacati, bensì il partito della burocrazia sindacale, ma cerca di indebolire persino questo legame.

6.3 Non possiamo che vedere con favore lo sganciamento dei sindacati dal Partito Laburista. Invece, cerchiamo di mobilitare la forza dei sindacati per iniziative su temi politici. Per fare questo occorre innanzitutto portare le questioni politiche a livello di categorie e di sezioni locali perché sostengano manifestazioni specifiche, perché vengano votate mozioni su temi come la lotta al razzismo o la solidarietà ad altri lavoratori in lotta. Ogni risoluzione dovrebbe sfociare in un'azione dimostrativa, non importa quanto minima possa essere in una fase iniziale.

 

7. Il ruolo del WSM nei sindacati

7.1 Il nostro obiettivo nei sindacati è quello di spingere i lavoratori ad assumere direttamente la lotta contro i padroni, contro l'interferenza dello Stato e contro la burocrazia sindacale. Il luogo privilegiato della nostra azione sindacale è il luogo di lavoro.

7.2 Siamo favorevoli alla piena sindacalizzazione e tutti i militanti del WSM sono iscritti ai sindacati di categoria. Quando capita di trovare lavoro in un posto non sindacalizzato, è nostro compito aprire le iscrizioni al sindacato di riferimento. Può rendersi necessario, per un certo periodo di tempo, che il militante WSM mantenga segreta la sua iscrizione al sindacato e quindi sia in "sonno", poiché il processo di sindacalizzazione di un posto dove il sindacato era assente è alquanto vario e complesso. In certi casi un'immediata spinta organizzativa può sindacalizzare tutti i lavoratori, in altri casi occorre partire da una questione specifica per iniziare a rendere i lavoratori ricettivi verso la sindacalizzazione, in altri si tratta di un lavoro lento e paziente teso a convincere magari uno o due lavoratori. I militanti del WSM sono nella condizione migliore per decidere quale strategia usare nel loro particolare lavoro.

7.3 Nessun militante WSM accetterà incarichi sindacali che non siano frutto di una elezione e che comportino qualche forma di potere sugli iscritti al sindacato.

7.4 I militanti WSM eletti dai lavoratori nel luogo di lavoro si considerano come "delegati" e non come "rappresentanti" che magari agiscono al di sopra degli iscritti.

7.5 Qualora si presentassero come candidati nelle elezioni nei luoghi di lavoro, i nostri militanti dovranno rendere chiaro a tutti che non accettano le strutture esistenti. Il nostro compito è farne strutture che rendano conto del loro operato e che diano informazioni ai lavoratori.

7.6 I punti seguenti costituiscono una guida per la nostra attività sindacale quotidiana e sono legati al nostro scopo anarchico tramite la metodologia che vi sta dietro.

7.6.1 Salari

  1. Opposizione alla contrattazione salariale centralizzata. Difesa della libera contrattazione collettiva.
  2. Incoraggiare vertenze ed azioni unitarie tra i sindacati e le categorie.
  3. Per aumenti salariali preferibilmente in percentuale sulla base salariale senza code contrattuali.
  4. Opposizione alla pratica della concertazione, la quale non solo riduce i salari ma riduce anche la partecipazione attiva degli iscritti alla vita sindacale mentre promuove la menzogna che vi possa essere un comune interesse tra lavoratori, padroni e governo 
  5. Per un salario minimo nazionale che dovrà essere fissato come percentuale del salario medio industriale nazionale.

7.6.2. Disoccupazione

  1. A causa delle crisi cicliche del capitalismo, la disoccupazione di massa resta una minaccia costante che non può essere sradicata finché esiste il capitalismo. Possiamo comunque lottare contro la pretesa dei padroni di far pagare ai lavoratori il costo delle crisi capitalistiche.
  2. Opposizione a tutte le riduzioni di forza-lavoro tramite scioperi ed occupazioni sviluppando la più grande solidarietà possibile da parte di tutto il movimento sindacale.
  3. Ad ogni eventuale chiusura di posti di lavoro opporre la richiesta di mantenere l'occupazione senza riduzione di salario o di diritti sindacali, senza preoccuparci se subentrerà un nuovo proprietario o se vi sarà una nazionalizzazione.
  4. La nazionalizzazione non è una panacea e lo Stato imprenditore non ci avvicina di un solo passo al socialismo.
  5. Opposizione a tutti gli accordi sulla produttività che comportino perdita di posti di lavoro.
  6. Opposizione alla "riduzione naturale" di posti di lavoro tramite i pensionamenti anticipati.
  7. Pieno diritto di iscrizione ai sindacati per i disoccupati, perché nascano organismi dei disoccupati all'interno delle confederazioni sindacali.
  8. Dove è possibile, dovrebbero nascere organizzazioni dei lavoratori disoccupati che tengano stretti contatti con i lavoratori occupati aiutandoli durante i picchetti e nel costruire legami con i sindacati. Dovrebbero anche stringere rapporti con le associazioni degli inquilini e di quartiere. Se da una parte le organizzazioni dei disoccupati svolgono una funzione importante nel richiedere l'erogazione di servizi sociali, dall'altra è necessario che ci sia un combattivo movimento dei disoccupati che porti avanti una lotta politica per il lavoro, per l'accesso ai servizi sociali, ecc.
  9. Sostegno sindacale alle richieste dei disoccupati, tramite servizi solidali e l'opposizione al taglio delle utenze.
  10. Fare pressione sullo Stato perché intervenga finanziariamente nel sistema industriale a sostegno sia dell'occupazione nelle grandi aziende che del lavoro socialmente utile. Per un programma di lavori pubblici a salario non inferiore a quello sindacale. Per un dirompente programma di edilizia pubblica che impieghi direttamente manodopera assunta dalle amministrazioni locali.
  11. Per una sindacalizzazione dei lavoratori costretti a lavorare nei progetti statali per la formazione-lavoro, per il rispetto dei salari minimi su base sindacale nei lavori previsti da questi progetti statali.
  12. Respingere l'idea che i disoccupati devono ringraziare per qualsiasi lavoro gli venga offerto; noi chiediamo che siano lavori dignitosi, ben pagati e socialmente utili.

7.6.3 Interferenza dello Stato

  1. Opposizione a tutte le leggi che limitano il diritto di sciopero, a tutte le leggi che interferiscono con l'autonomia dei sindacati. Opposizione alle aggressioni contro i sindacati. Per l'abrogazione dei provvedimenti anti-sindacali dalla Legge sulle Relazioni Industriali.
  2. Opposizione ai progetti di "direzione e partecipazione dei lavoratori" nelle industrie. Non è altro che un trucco per negare la realtà del dominio di classe dei padroni, così come sono i progetti per il shareholding. Gli interessi dei lavoratori sono ovviamente opposti agli interessi dei padroni.
  3. Laddove è possibile invitiamo i lavoratori a non ricorrere alla Magistratura del Lavoro o ad altre istituzioni ritenute "imparziali". E' preferibile l'azione sindacale basata sulla solidarietà.
  4. Chiediamo il ritiro dei rappresentanti dell'ICTU [4] dalla Employer-Labour Conference [5], dalla Northern Ireland Police Authority [6], dagli organismi statali e parastatali. Siamo contrari ad ogni partecipazione dei sindacati in organismi che cercano di distruggere l'indipendenza delle organizzazioni sindacali coinvolgendole nel modello della concertazione.
  5. Siamo contrari agli "accordi amorosi" negoziati da alcuni sindacati con l'Industrial Development Board/Enterprise Ireland [7], i quali concedono i diritti sindacali ad un singolo sindacato senza l'accordo dei lavoratori. Sosteniamo il diritto dei lavoratori a potersi scegliere il sindacato che vogliono.

7.6.4 Uguaglianza

  1. Incoraggiare le donne, i giovani e i migranti a partecipare integralmente nei sindacati.
  2. Siamo contrari alle quote di posti per le donne negli organismi sindacali. Si tratta di una concezione antidemocratica e simbolica. La vera alternativa è che i sindacati facciano propri i temi delle donne sul serio.
  3. Uguali diritti e benefici per tutti i lavoratori senza distinzione di sesso, età o di impiego a tempo pieno o part-time.
  4. Per un congedo retribuito di 6 mesi per maternità o paternità.
  5. Opposizione all'uso del congedo per maternità come disincentivo a pagare i benefici relativi.
  6. Servizi di cura dei minori a spese del sindacato per permettere alle donne di partecipare attivamente alla vita sindacale.
  7. Difesa del diritto delle donne al lavoro tramite provvedimenti di assistenza ai minori a spese dei padroni e sotto la supervisione dei lavoratori.
  8. Per il tempo di lavoro flessibile a richiesta dei lavoratori con figli.
  9. Chi i sindacati si impegnino a sostenere il diritto della donna a controllare la propria fertilità, compreso il diritto di servirsi dell'aborto, tramite sostegno morale e materiale a campagne per garantire questo diritto.

7.6.5 Democrazia sindacale

  1. Ci battiamo per un mutamento del ruolo dei funzionari a tempo pieno e non per cambiare gli individui che hanno questo incarico. E' il loro potere decisionale che deve essere rimosso e restituito alla base del sindacato. I funzionari dovrebbero essere eletti e retribuiti in base alla media salariale dei lavoratori che rappresentano. Dovrebbero restare in carica per un periodo non superiore a 5 anni, dopo di che dovrebbero tornare al loro posto di lavoro normale, che il sindacato si sarà preoccupato di far conservare perché questa prassi sia realistica.
  2. Tutti i funzionari devono essere soggetti a revoca e sono tenuti a rispondere al mandato ricevuto.
  3. Siamo totalmente contrari al picchetto "two-tier" dell'ICTU [8].
  4. Per riunioni sindacali regolari sia a livello di sezione che di luogo di lavoro, possibilmente in orario di lavoro.
  5. Per l'elezione diretta di tutti i delegati sindacali a livello locale e nazionale, revocabili e soggetti a mandato.
  6. Tutti gli scioperi sono indetti automaticamente a condizione che non siano in contraddizione con i principi del sindacato.
  7. Sostegno a tutte le vertenze, ufficiali o informali, per aumenti salariali, migliori condizioni, posti di lavoro, diritti sindacali o qualsiasi altro tema legato agli interessi di classe.
  8. Pubblicazione dei verbali di tutte le riunioni sindacali.
  9. Qualora dei rivoluzionari ottengano il mandato di base per essere eletti membri degli organismi nazionali di sindacati, grandi o piccoli, tale mandato deve andare oltre la semplice elezione del candidato. Esso deve essere usato per cambiare radicalmente la struttura del sindacato in modo che il potere torni alla base ed i funzionari perdano ogni potere decisionale per diventare semplici amministratori ed utili risorse per il sindacato.

 

8. Il movimento di base

8.1 Il movimento di base è quel movimento che all'interno del sindacato raccoglie gli attivisti più combattivi che si prepara a lottare indipendentemente dalle burocrazie sindacali e se necessario anche contro di esse.

8.2 In Irlanda questo movimento è costituito da organismi di delegati di base, da organismi inter-fabbriche, raggruppamenti di attivisti dentro un sindacato o una categoria.

8.3 Un movimento simile sorge quando i lavoratori scendono in lotta e vengono attaccati non solo dai padroni ma anche dai loro dirigenti sindacali. Esso richiede la forza tale per combattere su entrambi i fronti e deve tendere a generalizzarsi al massimo chiedendo la solidarietà necessaria a sfidare sia il padronato che la burocrazia sindacale.

8.4 Nel caso esso elabori una piattaforma di rivendicazioni sindacali, dovrebbe essere abbastanza grande da attrarre i lavoratori più attivi ma senza puntare a particolari opzioni politiche. Le basi sufficienti per agire sono:

  1. democrazia sindacale
  2. uguaglianza di diritti nel luogo di lavoro e nel sindacato
  3. contro le restrizioni salariali
  4. lotta per l'occupazione
  5. sostegno agli scioperi

8.5 Noi portiamo le nostre posizioni politiche all'interno del movimento di base e non le nascondiamo. Ma non ci interessa imporle dal momento che il movimento dovrebbe essere indipendente da qualsiasi organizzazione politica. Anche se noi cerchiamo di convincere i lavoratori della necessità dell'anarchismo, non abbiamo un approccio opportunistico che vada a danno della crescita del movimento. Mai si dovrebbe fare un fronte che appartenga all'organizzazione di specifica. Il ruolo di quest'ultima è solo quello di fornire un punto di riferimento ai lavoratori che si radicalizzano a sinistra e che vogliono lottare.

8.6 Il movimento di base in genere è il risultato delle lotte, quando i lavoratori vedono i loro dirigenti sindacali come un impedimento alle lotte stesse. Non si crea un movimento di base solo perché lo vogliono alcuni individui. Nel frattempo, può essere utile costruire reti di solidarietà per collegare i lavoratori sulla base di una piattaforma minima in cui poter discutere i temi della democrazia e le strategie per il futuro. Noi cerchiamo di costruire reti di solidarietà dove è possibile coordinarsi nella prospettiva di costruire un movimento di base di attivisti sindacali.

 

9. Sostegno alle vertenze operaie

9.1 In linea con il nostro riconoscere la necessità della solidarietà, il WSM, nell'ambito delle proprie risorse, offre sostegno ai lavoratori in vertenza. Con ciò non intendiamo "fornire un servizio", bensì incoraggiare l'auto-organizzazione dei lavoratori. Li spingiamo a fare pressioni sul sindacato per ricevere sostegno materiale. Solo quando ciò non è possibile, interveniamo con volantini ed altro. Mettiamo la nostra organizzazione a loro disposizione in termini di aiuto con la raccolta di fondi, collette, propaganda, contatti per azioni di solidarietà e di boicottaggio- ma lo facciamo con loro e non per loro.

9.2 Il nostro scopo prioritario in qualsiasi sciopero è vincere. Ma non è il solo. Noi siamo militanti politici e non solo bravi sindacalisti, per cui facciamo la nostra politica. Cerchiamo sostegno per la nostra politica, cerchiamo di fare militanti per la nostra organizzazione.

9.3 Laddove i lavoratori in sciopero cercano di costituire un gruppo di sostegno allo sciopero, noi facciamo la nostra parte fornendo le nostre limitate risorse per assicurare la formazione ed il successo di tale gruppo di supporto. Comunque, all'interno di questo gruppo insisteremo che siamo sempre i lavoratori ad averne il controllo e lavoreremo perché gli scioperanti acquistino fiducia nella loro crescente capacità di agire in nome dei loro interessi. Non appoggeremo un gruppo che voglia fare attività in sostituzione del sindacato di competenza, perché è nelle strutture del sindacato che occorre porre la domanda di lotta per e con gli scioperanti. Noi cercheremo di garantire che questi gruppi di sostegno non facciano le cose "per" i lavoratori in sciopero, ma invece diano assistenza e consulenza al fine di aiutare i lavoratori a lottare autonomamente. Se possibile, alla fine di uno sciopero, invitiamo i lavoratori a scrivere un articolo o un opuscolo sulla loro esperienza. Questo materiale potrà servire come "archivio della memoria" e tornare utile nei prossimi scioperi per le stesse battaglie.

 

10. Accordi blindati

10.1 Quando diciamo che siamo favorevoli ad una sindacalizzazione al 100% nei luoghi di lavoro vogliamo dire proprio questo. Un sindacato combattivo otterrà il sostegno della grande maggioranza dei lavoratori. Ma ci sarà quella piccola minoranza fatta anche di parassiti e crumiri che rifiuterà di iscriversi. Dal momento che essi beneficiano automaticamente di ogni conquista sindacale, a loro non dovrebbe essere permesso di scegliere di stare fuori dalla lotta necessaria. Quando la maggioranza dei lavoratori decide per un accordo d'azienda blindato, noi siamo favorevoli. Ma non appoggiamo gli accordi stipulati da un singolo sindacato sulla testa dei lavoratori. La cosa importante è che ciascuno stia in un sindacato corretto, non importa quale sindacato sia.

 

11. I sindacati e la rivoluzione

11.1 I sindacati non sono e non diventeranno organizzazioni rivoluzionarie, né nascono per diventarlo. Tuttavia è dall'interno dell'organizzazione di massa che sorge l'embrione dei consigli operai del futuro. E' possibile intravederlo ogni volta che i lavoratori creano una loro organizzazione di base di attivisti (senza la mediazione di un ceto "onnisciente") per perseguire i loro interessi di classe.

11.2 E' per questo fine che noi spingiamo con tutte le forze per l'indipendenza dei lavoratori dal controllo delle burocrazie sindacali.

11.3 Il ruolo del WSM all'interno di queste lotte è quello di unificare le diverse lotte settoriali in una coscienza della lotta complessiva tra le classi; è quello di agire come "memoria collettiva" per il movimento (in grado di spiegare le lezioni delle lotte precedenti); è quello di scalzare dal movimento le politiche riformiste e leniniste; è quello di spiegare e divulgare la visione comunista-anarchica. Il nostro ruolo è essenzialmente quello di "guida delle idee", in opposizione al ruolo di leader di individui elitari.

 

12. Prospettive a breve termine

12.1 Nei luoghi di lavoro gli imprenditori sono all'offensiva. Essi vogliono abbassare il costo dei salari, aumentare il potere dei dirigenti, indebolire l'organizzazione sindacale di base a vantaggio dei vertici sindacali della burocrazia dell'ICTU e del SIPTU. 

Dal 1987 la maggioranza dei sindacalisti si è lasciata ingannare nel sostenere e partecipare alla concertazione. Ma non bisogna dimenticare che un terzo dei lavoratori sindacalizzati ha votato contro ogni accordo concertativo. Anche se la maggior parte di loro non ha un'opposizione di principio alla concertazione, si tratta comunque di un'indicazione del fatto che essi avvertono di essere stati ingannati e cercano di ritornare ad un sindacalismo più aggressivo. Negli anni dal 1987 in poi, il movimento sindacale di base e conflittuale è andato indebolendosi fino a diventare quasi insignificante con l'accordo "Sustaining Progress" [9]. Oggi le campagne della base sindacale contro la concertazione sono molto limitate e se ne sa così poco, e così troppo tardi, al punto che una lettura benevola che se ne fa si limita a constatare che ci sono non per ottenere qualcosa o per costruire un movimento, ma solo per "fare qualcosa". Una lettura più cinica ci dice che esse esistono solo per stabilire qualche nuovo contatto sindacale utile ai partiti politici più importanti che stanno dietro di esse. 

Tuttavia una fetta significativa di lavoratori ha votato contro ogni accordo concertativo, dimostrando così la loro insoddisfazione verso i termini degli accordi. Questa opposizione non ha trovato un punto di riferimento ed i vari tentativi fatti da sindacalisti di sinistra per fornirne uno sono falliti anno dopo anno. Occorre una nuova strategia radicale e prolungata oppure che ci sia una recrudescenza dell'offensiva padronale sotto i colpi della crisi del capitalismo. I padroni potrebbero sentirsi così forti da offrire un accordo al ribasso tale da essere respinto dalla maggioranza del mondo del lavoro con la conseguenza di andare ad un accordo per condizioni migliori, ma anche in questo caso sarebbe solo la migliore opportunità capitata negli ultimi anni per mobilitare un'opposizione contro la concertazione.

12.2 Gli anarchici devono lavorare per sviluppare la più ampia solidarietà tra i lavoratori in lotta, sia dentro le strutture ufficiali dei sindacati che fuori. Se non possiamo voltare le spalle a strutture ufficiali del sindacato come i comitati di sezione, i consigli di categoria, ecc., dobbiamo anche prendere atto che questi organismi stanno diventando sempre più distanti dai bisogni dei lavoratori e sono attualmente incapaci di organizzare qualcosa sul piano dell'azione solidale. 

Per cui è importante che il WSM sappia portare la sua voce per la democrazia di base e l'azione diretta, in opposizione alla strategia della "grande sinistra" che vuole conquistare posizioni su cui non è più possibile poi nessun controllo dal basso degli attivisti. 

I compiti principali che abbiamo davanti a noi sono:

12.3

12.3.1 I tanti anni di concertazione ed il basso livello delle lotte hanno devastato il movimento di base degli attivisti nella maggior parte dei sindacati. Le riunioni di sezione e i Congressi sono poco frequentate ed i posti nel tessuto sindacale o nei comitati di sezione vengono semplicemente dati a chi ha voglia di lavorare senza che siano contestati tra la base. Nel settore privato la sindacalizzazione è drasticamente diminuita al punto che ci sono molte nuove aziende non-sindacalizzate (i dati CSO [10] danno la sindacalizzazione del 2003 ad appena il 20% degli occupati nel settore privato, e solo il 10% dei sindacalizzati è sotto i 25 anni di età).

12.3.2 Questo vuol dire che pochissimi dei giovani attivisti politici hanno qualche esperienza di attività sindacale. Incoraggiare la gente a coinvolgersi nel lavoro sindacale non è più una semplice questione di andare alle riunioni sindacali, o candidarsi alle rsu anche perché se fatta in solitudine può risultare essere un'esperienza demoralizzante. Per cui i giovani lavoratori si trovano oggi in aziende in cui il sindacato non esiste. Chiedere loro di iscriversi al sindacato può essere una strategia senza sbocco, quando sentono dire che i sindacati non hanno mordente oppure che portano avanti vertenze che si risolvono in una sconfitta o in una vittoria di Pirro.

12.3.3 E' di poco aiuto sapere che in alcuni settori dove vi è una vera militanza, gli attivisti osservano i leader sindacali marciare ripetutamente a fianco del movimento di base fino alla cima della collina allo scopo poi di riportarlo a valle con un compromesso raggiunto all'ultimo minuto. Quando ci sono le grandi vertenze, esse spesso si limitano ad un giorno di lotta o al boicottaggio di una singola area di lavoro. La vera solidarietà viene spesso alienata agli altri lavoratori e le vertenze si concludono con compromessi melmosi invece che con una vittoria.

12.3.4 Certo è un'analisi deprimente, un'analisi che gran parte della sinistra non vuole affrontare. Ci sono esempi positivi di lotte in giro, ma esse non costituiscono una tendenza. Tuttavia resta il nostro compito di fare il possibile per costruire un movimento sindacale di lotta sotto il controllo della base. Per cui:

  1. riteniamo urgente la formazione di reti che mettano insieme attivisti sindacali con lo scopo di discutere, elaborare e mettere a punto strategie che possano aiutare a condurre lotte vincenti nei propri luoghi di lavoro, oppure, dove possibile e dove non ci sono già, costruire sindacati in cui ci sia il controllo della base e delle sezioni sindacali. Queste reti possono cercare di colmare l'isolamento individuale degli attivisti quando si trovano spesso ad affrontare le lotte sindacali nel luogo di lavoro.
  2. cercheremo di aprire un processo di realistica valutazione della situazione attuale discutendo con gli attuali attivisti della sinistra sindacale, sia per capire la situazione attuale sia per capire quali strategie siano realistiche nel breve termine.
  3. faremo circolare e pubblicheremo ogni notizia positiva che riguardi le lotte sindacali in Irlanda
  4. se ne avremo la possibilità cercheremo di organizzare delle iniziative con militanti libertari di sindacati di base di altri paesi per parlare non solo delle loro lotte ma anche del modo alternativo in cui questi sindacati si sono organizzati.

 

Emendato in luglio 2004

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali


Note del traduttore:

1. Irish Transport & General Workers' Union
2. Federated Workers' Union of Ireland 
3. Services Industrial Professional Technical Union
4. Irish Congress of Trade Unions - la confederazione dei sindacati irlandesi
5. Congresso degli Industrialisti e i Lavoratori
6. Polizia dell'Irlanda del Nord, costituitasi in seguito all'Accordo di Belfast al posto della Royal Ulster Constabulary/RUC.
7. Ente statale per lo sviluppo dell'industria, ora pan-irlandese.
8. Questo sistema, introdotto dall'ICTU negli anni '70, vuole che il picchetto venga rispettato dai soli membri del sindacato in sciopero. Lavoratori di altri sindacati o ospiti non devono rispettare il picchetto. Il sindacato in questione può richiedere dall'ICTU la concessione di un picchetto "tout court" (raramente ottenuto) che gli iscritti di tutti i sindacati devono rispettare.
9. Accordo di concertazione tra il governo e i sindacati, simile al cosiddetto "Patto per l'Italia".
10. Central Statistics Office