PER LA LIBERTÀ E IL SOCIALISMO, ORGANIZZARSI PER LOTTARE

 

L’ORGANIZZAZIONE LIBERTARIA CIMARRÓN INVIA UN SALUTO RIVOLUZIONARIO E INTERNAZIONALISTA A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI SORELLE CHE STANNO LOTTANDO IN ALTRE TERRE

 

 

Il nostro impegno con la storia:

 

Molte e assai ricche sono state le esperienze di lotta portate avanti da diversi popoli nella storia latinoamericana. Nella nostra terra (Banda Orientale e poi Uruguay) sono stati creoli ribelli, gli indigeni, gli afroamericani, i gauchos, i peones e i delinquenti che, nella loro lotta di liberazione, hanno fornito validi esempi di resistenza contro l’oppressore colonialista e i creoli servili.

In lungo e in largo nelle terre attorno al Rio de la Plata si organizzavano questi ribelli cimarrones  [gente datasi alla macchia; N.d.T.] per combattere l’ingiustizia. Dice la storia che “comparivano nel momento meno atteso per colpire l’oppressore e svanivano come uccelli”. Queste precoci pratiche della guerra di guerriglia sono state le prime forme di redenzione organizzata che ha conosciuto la storia dell’insurrezione orientale, che poi ha incorporato nuovi apporti. È da questa storia di lotte – che deve ancora avere fine –che la nostra organizzazione trae il suo nome. È questa storia di ribellione collettiva contro l’ingiustizia che ci impegniamo a continuare, dedicando a essa tutti i nostri sforzi.

 

Perché non muoiono mai quelli che lottano, siamo tornati a nascere.

 

La gestazione del nuovo progetto è avvenuta nel fragore della lotta in corso verso la metà degli anni ’90. Militanti studenteschi, giovani lavoratori, compagni e compagne, abbiamo costituito un’altra volta spazi da cui cercare di spezzare le maglie della rassegnazione e del disimpegno che ci venivano offerti come unica via. Conflitti studenteschi e sindacali ai quali abbiamo partecipato ci hanno offerto, ci hanno mostrato la necessità di un’articolazione fra le forze disperse. Gli scontri all’Ospedale “Filtro” nel ’94 – quando la polizia aprì il fuoco su una pacifica manifestazione di solidarietà verso cittadini baschi oggetto di estradizione – ci ha mostrato il volto crudo della repressione che arrivava fino a dare la morte. Nel ’95 abbiamo cominciato a costruire uno spazio per la nostra voce, dal quale poter moltiplicare le voci delle lotte popolari, editando il periodico libertario Barrikada.. Abbiamo conosciuto l’amarezza della caduta di compagni che, dall’altro lato della frontiera, ma dalla stessa parte della lotta, sono stati vittime della repressione.

Abbiamo costruito la nostra esperienza sul terreno delle lotte sociali, dei conflitti generati dall’acutizzarsi delle contraddizioni di classe. Così, siamo andati crescendo, incontrandoci più volte, lottando fianco a fianco, marciando sotto i duri venti dell’aggressione neoliberale e dei profeti della fine delle idee. Comprendiamo che le nostre forze e le nostre volontà dovrebbero consolidarsi in strumenti capaci di resistere alla brutale retrocessione di fine secolo e prepararci alla lotta frontale e dal basso insieme al nostro popolo.

La nostra affinità di idee, ratificata dalla pratica in comune, ci ha dato l’impulso ad imbarcarci in un processo di costruzione di accordi ideologici, politici e strategici per potenziare un’azione rivoluzionaria in forma organizzata. Questo processo – che ci ha richiesto quasi due anni – è terminato il 12 luglio 1998, data di fondazione della ORGANIZZAZIONE LIBERTARIA CIMARRÓN (OLC).

In questa terra di ribelli cimarrones, di combattenti per la libertà fino alla morte, sommiamo con questo nuovo progetto un’espressione in più alla lotta, una voce che si unisce a quelle del passato e che nel presente dice: solo il popolo segnerà il suo cammino!

 

 

La nostra concezione dell’organizzazione politica:

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Crediamo che l’organizzazione politica sia uno strumento insostituibile nel processo di lotta portato avanti dagli oppressi. Uno stramento che – unito ad altri, tutti necessari e importanti – nasce e si sviluppa nel fragore di una lotta popolare a cui deve apportare tute le proprie forze.

Siamo coscienti – con lo sguardo volto alla storia degli oppressi, quella antica e quella più vicina – dell’ampio legato di lotte trovato da tutti noi che vogliano intraprendere un percorso rivoluzionario. Crediamo anche che oggi l’anarchismo – come parte di questo legato – mantiene la sua validità intanto che le sue diverse categorie teoriche e il suo agire siano il risultato di una profonda e costante analisi della realtà concreta in cui  si sviluppa la pratica; ed anche intanto che sia disposto ad assumere la portata delle contraddizioni che sorgono con lo sviluppo di una lotta politica nel quadro di una società contro cui si combatte e non nel quadro della società che si propugna.

Assumendo, quindi, questa responsabilità storica - che dobbiamo assumere tutti noi che cerchiamo la rivoluzione sociale – abbiamo visto la necessità di transitare attraverso un processo di accumulazione di forze a livello popolare marcato da una chiara connotazione di classe. Mantenendo la maggiore apertura verso tutti gli orientamenti politici che dall’interno della classe oppressa propugnano un cambiamento rivoluzionario, ed offrendo a tutti i livelli un combattimento senza tregua contro la classe che opprime.

In base alla nostra identità politica e al nostri stile militante, cerchiamo collettivamente gli strumenti che portino a ribaltare le ingiustizie. Lo facciamo avvalendoci di tutte le nostre forze dispiegate nei diversi fronti di lotta, dalle organizzazioni di quartiere, studentesche, sindacali, per i diritti umani. Favorendo le istanze di partecipazione che soddisfino le necessità che affliggono noi oppressi, istanze che contengono la gestazione di risposte collettive a problemi concreti da parte degli interessati medesimi, istanze che rappresentano germi di potere popolare ed elementi dinamizzatori della lotta.

Così sviluppiamo lavori sociali in radio comunitarie, in centri sociali, mense popolari, centri studenteschi, nuclei di difesa dei diritti umani e contro l’impunità, sindacati, etc.  Cercando, a partire dall’organizzazione, di apportare forze militante e orientamenti politici che saranno valutati nella stessa pratica di lotta sviluppata muovendo da queste espressioni di organizzazione sociale della classe oppressa. Cercando di rafforzare la capacità di azione del movimento popolare, di elevare i livelli di lotta, di promuovere l’organizzazione  e l’azione diretta a tutti i livelli, di avanzare nella formazione e nell’elaborazione, di animare la volontà di lotta riaffermando con la pratica la lealtà e il rispetto verso ogni compagno e compagna.

L’organizzazione politica – dal suo definirsi e dalla sua identità – apporta tutte le sue forze al compito di dare impulso ala redenzione collettiva attraverso  la rivoluzione; la quale è sempre opera di tutto il popolo.

 

 

Alcune  caratteristiche della realtà concreta in cui ci tocca operare:

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Questi sono momenti difficili per la classe oppressa. Una situazione di relativa debolezza, con confusione e disorientamento che sovrastano la nostra gente e che fanno parte di un reddito ideologico accumulato dalla classe capitalista che sviluppa oggi una brutale offensiva strategica. Questa offensiva, che cerca di rafforzare l’ordinamento mondiale vigente con un avanzamento delle posizioni imperialiste in campo economico, si combina con un insabbiamento della soggettività, con l’imposizione di strutture di pensiero, che portano a non individuare alternative al di fuori dell’orizzonte del sistema attuale.

Solo tenendo conto di questo si può spiegare come in un momento storico in cui la lotta popolare trova tante condizioni oggettive per il suo sviluppo, con un capitalismo che in misura mai vista prima danneggia l’umanità, che nella sua versione neoliberale getta milioni e milioni di persone nell’esclusione e nell’estrema povertà – ci troviamo in una congiuntura che vede come possibile evoluzione nell’immediato l’affermazione del capitalismo e una storica retrocessione per gli oppressi.

In questo senso gran parte della responsabilità storica ricade sulla stessa sinistra. L’avanzamento ideologico del capitalismo alla fine del secolo è stato assunto in forme diverse, e non sono mancate le espressioni che da sinistra hanno accettato le regole del gioco, hanno proposto attualizzazioni/adattamenti, hanno parlato di eliminare gli errori ed hanno eliminato i principi.

Siamo figli di una grande crisi, e chi non la assuma la sta in realtà mascherando; perciò è dovere di tutte le organizzazioni con intendimenti rivoluzionari sviluppare i percorsi di transizione con l’obiettivo di effettuare un profondo ribaltamento nella correlazione delle forze in favore degli oppressi.

 

 

Collocazione della OLC nello spettro della sinistra:

 

La nostra organizzazione si definisce come organizzazione politica di orientamento rivoluzionario. Oggi come oggi nello spettro politico della sinistra guardiamo con preoccupazione e indignazione ad alcuni settori i quali, se in un dato momento avevano assunto come incombenza della propria azione politica la promozione di cambiamenti strutturali nell’ordine vigente, si sono acconciati alle pratiche parlamentari abbandonando lungo il cammino ogni indizio di carattere rivoluzionario. Tuttavia, vi sono settori politici che, indipendentemente dall’appartenere alla corrente politico/ideologica della OLC, si presentano come un’alternativa reale di lotta. È dentro questo spettro della sinistra che collochiamo la nostra proposta politica. Sappiamo che per rafforzare le organizzazioni sociali della classe oppressa, e sottrarla allo svuotamento ideologico in cui versa, è necessario accomunare forze. Come organizzazione politica la OLC è disposta a lavorare con organizzazioni e settori politici che puntino a promuovere cambiamenti radicali nell’ordinamento sociale, basando sempre l’azione congiunta sulla solidarietà, la responsabilità e il mutuo appoggio, fintantoché la pratica confermi come possibile tale cooperazione.

 

 

La nostra concezione dell’internazionalismo:

 

L’internazionalismo è stato storicamente un asse su cui ha transitato la lotta rivoluzionaria dentro le correnti libertarie o le altre correnti del socialismo rivoluzionario.

Concepiamo il nostro internazionalismo come parte di un legato accumulato in decenni e decenni di lotta degli oppressi, e che – essendo espressione di solidarietà – travalica ogni frontiera politica che le classi dominanti hanno disegnato e imposto ai popoli.

Questo vincolo di fratellanza, forgiato dai popoli in lotta, basa la sua ricchezza sulla diversità dei vari gruppi umani, la sua forza sui diversi apporti, sulle caratteristiche e le particolarità di ciascuno di loro. Pertanto, la concezione internazionalista è contraria all’uniformità culturale promossa dai centri internazionali di potere, per i quali la “unione dei popoli” equivale alla forma egemonica dell’oppressione.

Per questo non c’è progetto rivoluzionario internazionale che non passi per lo sviluppo dei processi di liberazione nazionale a cui danno impulso differenti collettività umane nella loro legittima lotta per rendersi indipendenti politicamente, economicamente e culturalmente. Lotta di ciascun popolo che, nella ricerca volta a determinare il proprio destino, impiegherà i mezzi che consideri necessari secondo il suo concreto sviluppo storico e secondo la congiuntura nazionale ed internazionale.

Tuttavia, dobbiamo mettere in chiaro che per noi la nazione è solo lo spazio di origine comune, l’ambito di relazionamento sociale, le caratteristiche geografiche e culturali proprie, la lingua, i costumi, storicamente determinati. La lotta per la liberazione nazionale non cessa allora di iscriversi nel processo di lotta di classe, e forma parte della lotta contro l’oppressione, di modo che per svilupparsi in forma totale segue necessariamente i percorsi della rivoluzione sociale.

Conseguentemente, manifestiamo il nostro rifiuto verso la concezione statalista della nazione, per la quale la costituzione della nazione va unita in modo inseparabile allo stabilirsi di un’organizzazione politica statale, di modo che il processo di liberazione va a realizzarsi attraverso la creazione di uno Stato proprio. La lotta basata su questo concetto della nazione lascia impregiudicate le funzioni coercitive dello Stato e quindi il suo ruolo come strumento che assicura la società di classe, e che trasforma la difesa della nazione in difesa della borghesia nazionale.

Si tratta allora di rompere i limiti politici creati dagli interessi delle classi dominanti, cercando il reciproco rafforzamento dei popoli attraverso un’unione che abbia come basi il rispetto e l’autonomia, giacché l’eguaglianza si forgia col rispetto verso l’identità di ogni collettivo sociale.

Nella nostra concezione dell’internazionalismo opera il convincimento che gli interessi comuni degli oppressi non possono essere divisi, isolati o frammentati eternamente da queste frontiere imposte con la forza. La nostra organizzazione pretende allora di essere una fibra che va a rafforzare il pugno di cui si ha necessità per abbatterle.

 

 

Regionalizzazione delle lotte:

 

È impensabile per noi un processo rivoluzionario non contestualizzato nella regione e nel continente. La teoria stalinista del socialismo in un solo paese ha storicamente dimostrato la sua impercorribilità, sommandosi ala critica teorica l’evidenza dei fatti.

Per noi della OLC risulta di vitale importanza stabilire rapporti con organizzazioni di orientamento rivoluzionario di altri paesi della regione, del continente e del mondo; di sviluppare la discussione e l’interscambio in modo da stabilire precedenti per instaurare una strategia di lotta prolungata e comune a partire dai diversi paesi in cui ci è toccato nascere, vivere e lottare.

Pensare una strategia di offensiva rivoluzionaria senza puntare ad una regionalizzazione della lotta, non solo ha sul piano politico/ideologico una prospettiva molto limitata, ma va ad affrontare problemi pratici – per es. la globalizzazione degli eserciti del continente, etc. – che per la loro dimensione la presentano subito come destinata all’insuccesso. Per noi, il successo di un processo rivoluzionario in Uruguay ne richiede il trionfo anche in Argentina, in Brasile e nel resto della regione e del continente; e che si abbia pure una forte articolazione e un supporto dei movimenti rivoluzionari  a livello mondiale.

Non solo vanno creati molti fronti di lotta di modo che la forza del nemico di classe non ricada su un solo punto, ma altresì – soprattutto – i propri  passi devono essere pensati come parte di un cammino che si compie congiuntamente.

 

 

Il progetto di una grande sfida:

 

Nel suo 2° Congresso la nostra organizzazione ha definito come indifferibile la promozione di rapporti puntuali e permanenti con organizzazioni che nella nostra America Latina  e nel mondo innalzano la bandiera della lotta di classe. Per questo consideriamo necessario concretizzare una politica di rapporti internazionali che nell’ordine politico/strategico colloca il vincolo regionale come un passo ineludibile. Questa politica di rapporti che è orientata alla costruzione di una strategia e di un progetto politico dell’anarchismo a livello regionale, continentale e mondiale, e trova nel consolidamento di forti legami con organizzazioni che innalzino la bandiera del socialismo libertario, come anche altre bandiere della lotta rivoluzionaria, i primi e necessari passi per superare l’isolamento e costruire una specifica strategia di lotta con un forte senso internazionalista.

Essendo consapevoli della realtà mondiale, e in particolare di quella latinoamericana, convinti che le nostre uniche frontiere sono quelle che ci separano dagli oppressori, crediamo necessario che quanti intraprendano il cammino rivoluzionario lottino congiuntamente, atteso che si è uniti dallo stesso obiettivo. Un saluto fraterno, allora, a tutti coloro che ostinatamente continuano a portare nel cuore un mondo nuovo ed a collocarlo nell’orizzonte.

 

 

I nostri passi immediati:

 

Nella OLC ci troviamo attualmente impegnati in un processo di determinazione di nuove dimensioni dell’organizzazione politica che implica molteplici aspetti. Abbiamo esteso l’azione della nostra organizzazione verso nuove zone del paese, comprendendo oggi non solo la capitale (Montevideo) ma anche altri dipartimenti. Stiamo sviluppando inoltre un processo di approfondimento nell’elaborazione del progetto politico per la fase attuale, il che comporta una messa a punto delle definizioni strategiche e tattiche. Come parte centrale di questa nuova dimensione dell’organizzazione politica abbiamo deciso di tenere il nostro 3° Congresso per l’inizio del 2003 [Il Congresso si è tenuto il 21/22/23 di febbraio; N.d.T.].

Recentemente abbiamo implementato – come strumento concreto che ci permetta di rendere più facili la comunicazione e i rapporti con altre organizzazioni – la nostra pagina web (www.nodo50.org/olc) e la posta elettronica (olc@nodo50.org).

Coscienti del fatto che ogni dialogo richiede i mezzi per realizzarsi, cerchiamo che questi siano canali di scambio utili per rendere possibile la reciproca conoscenza.

Da ultimo, per terminare questo primo saluto alle vostre organizzazioni – che riconosciamo come sorelle – lo facciamo con la nostra consegna che, dichiarando i nostri obiettivi, ci segnala le sfide da affrontare:

 

PER LA LIBERTÀ E IL SOCIALISMO, ORGANIZZARSI PER LOTTARE!

 

ORGANIZZAZIONE LIBERTARIA CIMARRÓN

 

Gennaio 2003 – Montevideo (Uruguay)

olc@nodo50.org

olcimarron@hotmail.com