COMUNISTI ANARCHICI: UNA QUESTIONE DI CLASSE

 

5.6. Il programma
 

Se la parte fondamentale della teoria che distingue i comunisti anarchici da tutte le altre correnti afferenti all’anarchismo è il dualismo organizzativo, ciò che li rende del tutto particolari nel panorama del movimento anarchico (anche nei confronti dei comunisti libertari, per i quali si rimanda all’Appendice 2) è l’esistenza del programma. Esso è l’insieme degli obiettivi di breve e medio periodo che l’organizzazione politica si propone (deve essere approvato dal Congresso e riveduto di Congresso in Congresso, giudicando ciò che si è raggiunto, o non si è raggiunto e perché, stabilendo quali siano gli obiettivi che hanno perso valore, adattando cioè la strategia al momento). Come tale il programma è un insieme di elementi strategici e tattici che guidano l’azione dell’organizzazione politica nel medio periodo. La fusione di elementi strategici e di elementi tattici, fa sì che il programma muti col mutare della situazione economica e sociale. La funzione che l’organizzazione politica comunista anarchica assegna agli spezzoni di programma è una sua caratteristica, visto che obiettivi che per un’organizzazione sono puramente tattici, per altre possono essere strategici e viceversa. Proprio per questo il programma è la piattaforma di collaborazione con altre organizzazioni politiche, riservandosi ognuna di esse la facoltà di finalizzare strategicamente gli obiettivi comuni che vengono perseguiti in collaborazione con le altre.

L’esistenza di un programma (spesso detto programma minimo) sembra, a prima vista, un particolare privo di spessore; invece le conseguenze che essa ha sono di assoluto rilievo, in quanto questa presenza è sottesa da un atteggiamento mentale e da una disposizione al lavoro politico, che caratterizza in modo marcato l’organizzazione politica dei comunisti anarchici, determinandone aspetti molto importanti.

 

5.6.1. Analisi di fase

Questi tratti caratterizzanti sono tutti contenuti nella breve definizione di programma appena fornita. Meritano, pertanto, solo un piccolo approfondimento. Se il programma è il piano di lavoro del quale l’organizzazione politica si dota da un Congresso all’altro, l’arco cioè di pochi anni, e se esso contiene perciò elementi di tattica e di strategia, deve collocare l’azione politica dispiegata dall’organizzazione in una dimensione adeguata al progresso verso i fini. Per far ciò il programma, che si situa in un ben determinato momento storico, deve individuare i passi giusti e quindi conoscere la realtà in cui i militanti si trovano ad operare, e questo implica, come azione preliminare, un’analisi della fase economica e politica in cui si vive.

Per decenni gli anarchici hanno abbandonato il terreno dell’analisi economica, giudicando indifferente, ai fini della propaganda dell’idea anarchica, conoscere la strategia dell’avversario di classe; ne è scaturita un’azione senza tempo e senza luogo, una visione del mondo in cui tutti i gatti sono bigi, in cui la tempra dei militanti è divenuta sempre più fioca e i sopravvissuti si sono rinchiusi tra le mura di sedi obitoriali a raccontarsi l’un l’altro quanto fossero nel giusto.

La riscoperta del comunismo anarchico ha ridonato il gusto dello studio, della conoscenza, dell’analisi, con la conseguente messa a prova dei dogmi ritenuti intoccabili, contro cui già si scagliava Berneri. E soprattutto ha reso di nuovo possibile il dialogo con le donne e gli uomini di tutti i giorni, che faticano per un briciolo di benessere in più in questa terra, senza dover attendere messianiche palingenesi di là da venire. In altri termini l’anarchismo è tornato a vivere all’aperto, tra le masse, nelle lotte sindacali.

 

5.6.2. Il gradualismo

Lo spirito di setta ha dominato, come più volte ricordato, la vita del movimento anarchico in Italia nel secondo dopoguerra; ed esso era derivato dalla considerazione che solo la realizzazione della società libera ed egualitaria, conseguente alla rivoluzione sociale, poteva migliorare le condizione dell’umanità piegata dalla sfruttamento: ogni altro progresso, ogni altra conquista, ogni miglioramento era impossibile nel sistema sociale capitalistico vigente, se non addirittura una trappola per sviare le masse dalla meta finale. Ogni compromesso con i bisogni dell’oggi rappresentava un cedimento che finiva per allontanare il futuro radioso, l’unico obiettivo per cui valeva la pena scendere in lotta.

La riscoperta del comunismo anarchico ha portato nuovamente alla ribalta il gradualismo che fu di Malatesta, e il programma ne è la manifestazione visibile. Gli obiettivi intermedi non sono tappe riformistiche che costruiscono per pezzi la società futura (questa pia illusione non inquina il pensiero dei comunisti anarchici); sono solo risposte doverose alle necessità quotidiane degli sfruttati, che, lungi dall’inflaccidire le loro ambizioni ad una società giusta ed egualitaria, dà loro il gusto della lotta, della conquista. L’appetito vien mangiando e chi deve risolvere il problema immediato dei bisogni primari, con difficoltà può concepire una lunga lotta per i suoi bisogni storici e con ancora più difficoltà può costruirsi quel bagaglio di conoscenze che lo renda protagonista della propria emancipazione.

In fin dei conti chi non propone soluzioni per i problemi del giorno, ben difficilmente può essere credibile nelle proposte per la realizzazione di un paradiso perso nelle nebbie di un futuro remoto. La lotta per soddisfare i bisogni immediati, per strappare all’avversario di classe anche un minimo di benessere in più, per limitare il suo agognato strapotere ed il suo comando totale sulla forza-lavoro, veniva chiamata da Malatesta e da Fabbri ginnastica rivoluzionaria, e per questo il loro anarchismo, come il nostro, non era riformista, ma riformatore, perché manteneva l’occhio puntato all’obiettivo rivoluzionario, senza rinunciare per questo ai vantaggi ottenibili qui e subito. È ben noto che essi sono effimeri, che il riflusso dello scontro di classe tende a renderli ben presto inefficaci (cosa cui stiamo per l’appunto assistendo proprio in questi ultimi decenni), ma due considerazioni impongono, comunque, il loro perseguimento. Prima di tutto l’acquisita coscienza della loro natura passeggera dovrebbe prima o poi insegnare al proletariato che solo la vittoria finale garantisce pace e benessere definitivi per tutti. In secondo luogo uno sguardo retrospettivo agli ultimi due secoli di storia difficilmente può non rendere lampante il progresso reale nelle condizioni di vita dei lavoratori, intervenuto nei paesi in cui lo scontro sindacale ha avuto luogo.

 

5.6.3. Le alleanze

Si è detto dello spirito di setta che ha dominato per lunghi decenni il movimento anarchico italiano, e così non poteva non essere: se l’unico obiettivo possibile da perseguire è la rivoluzione sociale, di cui gli anarchici hanno una concezione tutta loro, nessuna alleanza con altre forze rivoluzionarie è possibile, anzi può addirittura essere un tradimento dell’ideale. Ma per i comunisti anarchici esiste il programma con i suoi obiettivi parziali e immediati, e su di essi è possibile trovare compagni di strada, costruire cioè alleanze legate al conseguimento di quel particolare pezzo di programma. E questa delle alleanze rese possibili dall’esistenza del programma è parte importante della storia del movimento anarchico che, auspice Malatesta, nel 1921, di fronte al crescere minaccioso della reazione fascista, propose alle altre forze di sinistra un lavoro comune all’interno di quello che chiamò il Fronte Unico Rivoluzionario.

I comunisti anarchici sono talmente consapevoli dei propri fini storici, della propria strategia per conseguirli, dei passi da intraprendere oggi che non temono commistioni che li snaturino, non temono i contatti impuri che li contaminino. Anzi pensano di essere loro in grado di contaminare gli altri, ed in particolare di fecondare con le proprie idee e proposte la grande massa del proletariato ancora perso dietro ai miti di una riformabilità di questo sistema iniquo od a quelli di una guida autorevole e illuminata che lo traghetti nella società senza classi.

 


6. Appendici

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