Federazione dei Comunisti Anarchici

2° Attivo Nazionale
sull'intervento dei Comunisti Anarchici nel territorio

Roma, 18 novembre 2007

presso il Laboratorio Sociale "La Talpa"

"Sostenere l'opposizione alle politiche capitaliste di invasione e sfruttamento del territorio, costruire l'alternativa libertaria"

Vi partecipano compagn* provenienti da Abruzzo, Lazio, Lombardia, Marche, Toscana e Sicilia

 

Lo sfruttamento capitalistico del territorio si dispiega implacabilmente ed indifferentemente nelle metropoli, come nei piccoli centri; lungo le reti neuronali della valorizzazione speculativa delle risorse ambientali ed infrastrutturali come nelle aree interne.

L'emergenza abitativa, il degrado ambientale, lo scasso del territorio operato dalle privatizzazioni, dalle cartolarizzazioni, dal militarismo, dal saccheggio del suolo e delle risorse pubbliche, stanno modificando profondamente il rapporto tra tempi di vita ed uso del territorio, tra autonomia salariale dei lavoratori/trici, cittadini/e ed abitanti, e possibilità di accedere ai beni collettivi, ai servizi, sempre più privatizzati, monetizzati e sottratti al controllo sociale collettivo.

Quanto più arretra la capacità di acquisto dei salari con il conseguente aumento dell'indebitamento a scapito dell'autonomia di reddito dei lavoratori/trici e delle loro famiglie, tanto più diventano inaccessibili - se non a costo di sacrifici, rinunce e ricatti finanziari- diritti, servizi, beni e progetti di una vita migliore.

Questo attacco alle condizioni di vita, questo impoverimento collettivo non potrebbe essere portato a buon fine senza un quadro di impoverimento culturale e politico volto ad assicurare la disgregazione degli interessi collettivi, la polverizzazione della partecipazione e l'esaltazione dell'individualismo a scapito della solidarietà.

Ecco quindi martellanti operazioni di propaganda securitarie e razziste, il tentativo di scaricare il disagio sociale su parti di popolazione, gli immigrati in particolare, nel tentativo di innescare la solita guerra tra poveri.

Questa offensiva del capitalismo è facilitata dall'impreparazione e dall'opportunismo della sinistra istituzionale in buona parte dilaniata tra crisi di identità e scelte di gestione filogovernative, e solo parzialmente contrastata da movimenti che partendo da problematiche locali riescono ad aggregare significative alleanze, acquistando a volte valenza nazionale.

Ma l'opposizione sociale mostra nonostante tutto una sorprendente capacità di azione, nelle metropoli dove è più evidente il disagio così come nelle aree del paese dove l'immiserimento è ancora nascosto dalle pieghe del decoro, a partire dai bisogni materiali e dalla rivendicazione di diritti, come quello alla casa, alla salute e ai servizi essenziali per tutti/e, migranti compresi/e, anche partendo da una vertenzialità a volte estenuante per il soddisfacimento dei bisogni minimi con un paziente lavoro che mira alla ricomposizione di diritti individuali in diritti collettivi e che superi logiche clientelari e assistenzialistiche.

La difesa del territorio e delle risorse naturali dalla gestione dissennata del capitalismo, pur rischiando la mera difesa dell'esistente, dimostra una ripresa di attenzione e di cura dei beni pubblici, e una sempre minore acquiescenza verso uno "sviluppo" imposto che non garantisce la salute di tutti di fronte alla ricerca del profitto di pochi.

A tutto questo si affianca l'intervento di tipo culturale e politico capace di contrastare l'avanzata strisciante della destra, con i suoi contenuti di violenza razzista, sessista, identitaria che rischiano di fare sempre più breccia nel senso comune ed alzano steccati fra lavoratori/trici di diversa provenienza geografica. L'antifascismo perde così il carattere rituale in cui lo aveva confinato la memorialistica di Stato per riacquistare l'urgenza politica della lotta contro la sopraffazione e l'autoritarismo, lotta in cui per vincere occorre saper costruire il fronte più ampio e unitario. Ugualmente prioritaria la difesa della laicità e il superamento delle identità religiose, culturali e nazionali e la creazione di spazi di libertà e di elaborazione collettiva per ricostruire un tessuto sociale di libertà, solidarietà e di mutuo appoggio.

Si tratta solo apparentemente di diversi ambiti di lavoro, in realtà facce della stessa battaglia, volta a riacquistare autonomia di classe e progettualità libertaria, unica alternativa alla barbarie fratricida in cui il capitalismo cerca di trascinarci usando le armi della divisione anche etnica, della repressione, del bombardamento massmediatico.

In questo contesto l'intervento dei/delle militanti della FdCA, così come dei/delle attivisti/e anarchichi/e e libertari/ie, si caratterizza pertanto

Per l'alternativa libertaria,

Federazione dei Comunisti Anarchici

(la FdCA ringrazia le compagne ed i compagni del Laboratorio Sociale "La Talpa" di Roma per l'ospitalità ed il pregnante contributo al dibattito)