65° Consiglio dei Delegati della FdCA

Cremona, 20 maggio 2007

CSA Kavarna - Via Maffi 24

Documento finale


1. La costruzione del blocco di potere interclassista

Ad un anno dalla vittoria elettorale del 2006 e dopo una legge finanziaria durissima che ha sottoposto a cura dimagrante salari e stipendi dei lavoratori prende sempre più forma dal seno del governo dell'Unione quel progetto di ricostruzione di un nuovo blocco di potere interclassista, già rinvenibile nel suo programma elettorale. Sia la costituzione del Partito Democratico che le mosse su Telecom, Autostrade, Alitalia, le nomine di importanti consigli di amministrazione e burocrati della pubblica amministrazione, la legge sul conflitto di interessi, sembrano porsi come passi di un processo di rigenerazione di un blocco di potere ramificato e radicato in grado di tenere a bada il centro-destra da una parte e incrinare/dividere il fronte padronale come quello dei sindacati partners dall'altra. E' questo il blocco di potere che permette al governo Prodi di procedere a rapide accelerazioni e fermate accorte di attesa di consenso su questioni cruciali, ora che gli indicatori economici europei gli sono favorevoli.

Il centro-destra, dal canto suo, non sembra in grado di contrastare questo processo, che pure parzialmente lo danneggia nei propri interessi, anzi ampi settori di esso ne sono coinvolti.

La Confindustria, rimpinzata dal cuneo fiscale, potrebbe ricevere ulteriori vantaggi da un tale blocco di potere (vedi "tesoretto"), in misura superiore alle pmi e tornare all'offensiva per lo svuotamento del CCNL, puntando al controllo su orari, tempi e ritmi di lavoro e di vita come condizione per trattare sul salario.

Il blocco di potere che si sta costruendo intorno al progetto di Partito Democratico ed a Prodi costringe infine la sinistra istituzionale ad un difficile percorso di riposizionamento. Venuta meno l'ambiguità dei DS, il deserto in cui annaspano i partiti della sinistra al governo e relative scissioni è tale che molto complicate appaiono ipotesi di aggregazione e riaggregazione, senza più rapporto con le classi sfruttate che non sia meramente di bacino elettorale.

2. Nel mondo del lavoro

L'azione concentrica di Governo e Confindustria punta sempre più decisamente alla

In questo contesto le stesse CGIL-CIS-UIL, certe di poter "amministrare" salari e contrattazione col governo amico, si siedono ai tavoli alquanto "sconcertati" di fronte alle scelte dell'Unione. Più aumenta la distanza delle centrali sindacali dalla loro base, evitando il confronto e la consultazione dei lavoratori più esse si adoperano a marginalizzare gli spezzoni di dissenso organizzati sul piano sindacale e sul piano sociale, ricorrendo ad intimidazioni e criminalizzazioni di lavoratori e delegati.

L'azione del sindacalismo conflittuale è perciò quanto mai decisiva nel

Un contributo importante alla mobilitazione su questi temi può provenire dalla attuale politica della FIOM e dalla Rete 28 Aprile, quale contraddizione alla normalizzazione interna alla CGIL, nonché dai tentativi di unità di intenti del sindacalismo di base come dalle forme di dialogo a livello categoriale ed intercategoriale di base.

3. I diritti degli immigrat*

Il ddl Ferrero risponde alle esigenze del mercato di disponibilità di forza-lavoro "regolare", ma comunque sempre in posizione più debole e ricattabile, incanalata come "buona immigrazione" tramite il ricorso ad agenzie e sponsor da un lato ed il mantenimento/riconversione dei CPT quali luoghi modello di reclusione "civile" dall'altro.

Si allarga la rete degli ingressi in Italia, ma all'interno di una ghettizzazione etnico-religiosa che impedisce l'emancipazione e la presa di coscienza dei migranti in quanto lavoratori sfruttati al pari degli italiani.

Nello stesso tempo periodiche e forsennate campagne mediatiche mirano a scaricare sulla presenza degli immigrati il clima di insicurezza, sia sul territorio, favorendo politiche sicuritarie repressive, vedi le proposte di accordo bilaterale Viminale-comuni sulla sicurezza, già stipulate per Roma e Milano, sia agitando lo spettro dello scontro tra civiltà, per cercare di far arretrare diritti e laicità a favore dell'integralismo cattolico (vedi l'inserimento, all'interno della famigerata Carta dei Valori, del riconoscimento della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio).

E' perciò necessario dare sostegno alla nascita sul territorio di strutture miste migranti/italiani per la costruzione di luoghi di scambio e di elaborazione di una comune progettualità sociale sul piano dei diritti e delle libertà.

E' su questo terreno che la lotta al razzismo si fa tutt'una con la lotta al neofascismo che lo sostiene.

4. Le mobilitazioni su ambiente/energia/basi militari

I processi di liberalizzazione in atto in settori strategici del paese (trasporti, energia, risorse pubbliche, ecc.) hanno una grave ricaduta sul territorio, in termini di danni ambientali e depauperamento delle risorse. I movimenti e i comitati di lotta sul territorio che rivendicano diritto all'informazione e alla partecipazione diretta nelle scelte strategiche (energia, grandi opere, megaimpianti) vedono soffocata la loro determinazione dalla repressione statale da un lato e faticano a trovano uno spazio politico di confronto vertenziale con le istituzioni che permetta di uscire dalla fase della protesta e entrare in quella decisionale dall'altro. E' sempre più necessario che ad un'ottica di federabilità delle lotte si aggiunga una capacità di elaborazione di strategie alternative, credibili e condivise, a questo attuale modello di gestione del territorio, portato avanti spesso con logiche clientelari e nell'ottica dell'esternalizzazione dei costi ambientali, nella privatizzazione dei profitti e all'ombra delle ecomafie.

Occorre sostenere le lotte e le mobilitazioni dei comitati e dei movimenti contro la militarizzazione del territorio che sempre più incombe quale scelta di controllo mascherato di sicurezza, nel caso delle discariche come degli inceneritori, dei corridoi europei come della installazione di basi militari in Italia, Dal Molin in testa.

Resta altresì necessario intensificare le campagne antimilitariste per il ritiro delle missioni militari italiane all'estero e per la smilitarizzazione di tutti i territori vittime delle guerre.

5. Laicità ed antiproibizionismo

L'intrusione clericale sul piano della libertà di scelta di vita delle persone e del godimento di diritti individuali legati alla convivenza ed al testamento biologico, lungi da porsi come un fronte arretrato, tende ad una ristratificazione sociale fondata sulla centralità della famiglia al fine di concentrare risorse pubbliche redistribuite non in base al reddito ma in base ad una scelta etico-religiosa.

Il proibizionismo, dal canto suo, tende a restringere sempre più gli spazi di libertà individuale, criminalizzando, reprimendo e annichilendo le vittime delle tossicodipendenze come i consumatori occasionali.

Su tali questioni è opportuno demistificare il carattere individuale delle scelte delle persone per ritrovare una comunanza di interessi nelle campagne per la libertà di pensiero e di autodeterminazione.

6. Prassi e politica libertaria

La sopravvivenza e la nascita di movimenti e strutture che danno vita a lotte e mobilitazioni ha bisogno sempre più di un contributo militante e di allargamento popolare alla base. Si tratta di un passaggio necessario perché i propri interessi vengano compresi come opposti a quelli di una classe dirigente che sotto la facciata dell'interclassismo, persegue gli obiettivi di dominio e sfruttamento di sempre.

All'interno di questi movimenti e queste mobilitazioni sarà nostra cura e compito dei comunisti anarchici sviluppare una prassi libertaria tesa alla realizzazione di un processo decisionale orizzontale, autonomo e radicato alla base degli organismi che nascono sul territorio; così come proporre una politica libertaria per il perseguimento di obiettivi alternativi alle politiche neoliberiste ed autoritarie di impoverimento degli spazi e dei luoghi di vita, di lavoro e di cultura, per sviluppare forme di ri-organizzazione ed auto-organizzazione dei bisogni e delle lotte per la maggiore libertà possibile, per la maggiore uguaglianza possibile.

 

Il Consiglio dei Delegati della FdCA
Cremona, 20 maggio 2007