Vittime

 

Vittime dell'indifferenza, vittime dell'ipocrisia.

I quattro bimbi di Livorno, morti tra le fiamme provocate, sembra ormai certo, da mani assassine, forse prima ancora che dell'odio sono vittime dell'indifferenza e dell'ipocrisia. Dell'indifferenza che sgorga dalla lenta disumanizzazione che ci sta avvelenando piano piano e che produce una società dove non c'è più spazio per la solidarietà.

La solidarietà che non è più di casa nostra, consapevoli o inconsapevoli vittime della solitudine metropolitana, dove comandano la diffidenza e la paura. E così ai margini delle città gli espulsi, gli ultimi arrivati, i più deboli occupano gli spazi disponibili e costruiscono le favelas che ipocritamente consideriamo proprie del terzo mondo. E nei campi ipocritamente detti nomadi da anni abitano, vivono, sotto i cavalcavia o nei pressi delle discariche, dove non danno nell'occhio, persone che nomadi non lo sono più, e spesso non lo sono mai state, per cultura, ma ci sono spinte, costrette, dalla povertà e dalle persecuzioni Persecuzioni spesso subite nei loro paesi di provenienza ma anche in un'Italia che fa finta di non vederli finché non diventano un comodo capro espiatorio per l'ordine pubblico, e quando si accorge di loro li sgombra, smembra le famiglie, brucia le loro baracche. Uomini e donne spesso nati nel nostro paese ma a cui i diritti di cittadinanza sono negati, cui spesso viene negata persino la residenza, che non esistono per nessuno e in cui anche i pochi percorsi di aiuto messi in campo da qualche irriducibile pezzo di società civile sono osteggiati da amministrazioni perennemente preoccupate di essere scavalcate a destra da un'opposizione "popolare" in cui il razzismo più becero si somma all'insicurezza sociale e alla paura del diverso. Persone ai margini del sistema produttivo, a cui l'unico spazio lasciato dal sistema, ai margini delle periferie, lontane dal divertimentificio estivo cittadino di stile veltroniano, è quello di vivere dei nostri rifiuti, dei nostri scarti, di quello che possono rubacchiare di quelle piccole elemosine che sfruttano quell'ipocrita, e comunque piccolo, scrupolo di coscienza che talvolta coglie i credenti al di fuori delle chiese, desiderosi di alleviare un poco l'anima con una buona azione caritatevole nei confronti dell'umanità inferiore. Nessuna carità però potrà restituire all'umanità le 4 piccole vittime dell'incendio di Livorno.

Vittime dell'ipocrisia benpensante che ancora li accusa di rapire i bambini degli altri, quando non permette loro di salvare i propri figli da criminali imbecilli che colpiscono nella notte e sognano di rinverdire un olocausto occultato e mai riconosciuto. Ma non permette loro nemmeno di difenderli dall'inverno e dalla fame, quando non li costringe a venderli a trafficanti senza scrupoli. Vittime dell'ipocrisia di un potere che ci vuole tutti omologati, consumatori, senza cervello ne emozioni, senza più capacità di sdegno e soprattutto divisi da barriere culturali volutamente insormontabili . E tanto meglio se scompare la solidarietà; "divide et impera" recita uno dei più saggi dettami del potere centralizzato.

Di fronte a queste tragedie sociali i poteri statale, clericale e quello del capitale, oltre le false lacrime di coccodrillo, non sanno andare, anzi non possono andare, perché il loro successo è l'altra faccia della medaglia della miseria, dello sfruttamento, della discriminazione e della divisione dei diseredati.

Questi 4 bambini sono le vittime dell'ipocrisia di un potere politico ed economico che per limitare l'afflusso dei migranti dice di volerli aiutare nei loro paesi d'origine. Vien da ridere di fronte a questi nobili intenti. E come li aiutiamo? Bombardandoli nelle loro case oppure gassificandoli col fosforo? Facendoli lavorare fin dalla tenera età nelle fabbriche delle multinazionali o facendoli morire nelle miniere, nei pozzi di petrolio, da dove rubiamo (questi sono i veri furti!) le loro risorse, inquinando irrimediabilmente le loro terre e distruggendo le loro foreste? Insomma li derubiamo, li uccidiamo, li inquiniamo nei loro paesi e quando questi, disperati, cercando un futuro migliore, fuggono dal loro paese e approdano nel nostro, conoscono o sfruttamento o emarginazione. "Ma mi faccia il piacere" direbbe Totò!

Non ci facciamo fregare da questi campioni dell'ipocrita cordoglio italico, la solidarietà con tutti gli sfruttati è una delle nostre armi essenziali per opporsi alla barbarie liberalcapitalista.


da Alternativa Libertaria - agosto 2007
foglio telematica della FdCA