La solidarietà non si arresta! Nessuno è clandestino!

 

Lo scorso 8 agosto l'equipaggio di due pescherecci tunisini ha tratto in salvo 44 immigrati che si trovavano alla deriva in pieno Canale di Sicilia e che rischiavano di affondare.

I pescatori tunisini non hanno esitato a salvare quelle persone (tra cui due bambini - uno disabile - e due donne incinte) portandole al sicuro nel porto di Lampedusa.

Arrivati in territorio italiano, i sette componenti dell'equipaggio sono stati arrestati dalle autorità con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e trattati come criminali.

Quando il 22 agosto è iniziato il processo contro i pescatori tunisini è stato subito chiaro l'intento persecutorio di questa vicenda giudiziaria: i soggetti chiamati a testimoniare a favore dell'accusa sono stati tutti accettati, mentre dei ventisei testimoni chiamati dagli avvocati difensori soltanto due hanno potuto fornire la loro versione dei fatti. E, in entrambi i casi, è stato detto chiaramente che i pescatori tunisini non hanno fatto altro che salvare gli immigrati dalla morte. Significativamente, il giudice Antonia Sabbatino è lo stesso che presiede anche il processo contro il comandante della nave Cap Anamur, che due anni fa portò in salvo 37 immigrati conducendoli in Italia.

Ancora una volta lo stato italiano lancia con il suo governo un messaggio chiaro e inequivocabile nella sua criminalità: salvare e soccorrere immigrati in difficoltà è un reato! In altre parole, lo stato e il governo invitano senza mezzi termini all'omissione di soccorso!

Questo approccio persecutorio nei confronti di chi mette in pratica la solidarietà fra donne e uomini in situazioni di pericolo estremo dimostra chiaramente come tutte le politiche di controllo e repressione dell'immigrazione siano dettate da un'unica esigenza: terrorizzare gli immigrati dimostrandogli che le frontiere sono invalicabili e che la morte è un destino certo e voluto da chi blinda i confini dell'Italia e dell'Europa attraverso leggi razziste.

La responsabilità politica di tutti i naufragi e di tutti gli incidenti in mare che da anni arrossano il mediterraneo col sangue di migliaia di migranti in cerca di speranza nel nostro paese, è da ricondurre esclusivamente agli stati e ai governi europei che applicano le loro politiche repressive e terroristiche per tenere sotto costante ricatto gli immigrati i quali fanno comodo solo se sono clandestini e possono essere sfruttati selvaggiamente dai padroni nelle fabbriche, nei cantieri e nelle campagne. E per mantenere costante il ricatto, i governi applicano una repressione feroce impedendo persino che gli immigrati possano essere salvati se trovati in mare aperto in balia del loro destino.

I pescatori tunisini sotto processo ad Agrigento hanno applicato l'unica legge che ha davvero senso di esistere, ovvero la legge etica e morale che è in ognuno di noi, e che impone categoricamente di aiutare e solidarizzare con ogni donna e ogni uomo in difficoltà a prescindere dalle norme, dai regolamenti, dalle burocrazie infami e assassine prodotte dagli stati e dal capitalismo per dividere i popoli.

Vogliamo l'immediata liberazione dei pescatori tunisini e facciamo appello per una mobilitazione permanente affinché siano subito scagionati.

Federazione Anarchica Siciliana
Federazione dei Comunisti Anarchici - Sezione di Palermo


giustiziaeliberta@interfree.it
fdcapalermo@fdca.it

Agrigento, 7 settembre 2007

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