Italia: Confessione e Prestazione
Violazione del principio di laicità nell'erogazione dei "servizi alla persona"

 

1) Abbiamo assistito in questi anni, mediante l'introduzione del "principio di sussidiarietà" nella legislazione nazionale (leggi Bassanini) e in tutti gli Statuti regionali italiani, all'approfondirsi del problema dell'ingerenza confessionale nell'erogazione di servizi alla persona, finanziati pubblicamente: dalla sanità alla scuola, dall'assistenza sociale ai servizi pubblici cittadini.

E' subito da sottolineare come il "sistema concertativo" tra Stato e Chiesa, previsto dall'articolo 8 della Costituzione, si sia anche esteso alla legislazione di diritto comune, ove è ormai frequente rintracciare esempi di "delegificazione" in seguito ad accordi che sostituiscono la legge, e non c'è dubbio che il modello di relazioni tra Stato e confessioni religiose, con la sua impostazione concertativa, ha anticipato soluzioni ora adottate dallo stesso ordinamento civile.

La disapplicazione di leggi in seguito ad altri accordi, come nel caso del Dlgs. 29/1993 sul pubblico impiego che ha privatizzato il rapporto di lavoro pubblico, consente che i diritti dei lavoratori e delle classi sociali più deboli, delle donne e degli anziani, come dei giovani, vengano disattesi, le opportunità di lavoro appaltate a enti confessionali, i servizi sociali divengano un settore di investimento dal quale ricavare profitto e opportunità di proselitismo, con gravi conseguenze per la libertà di ognuno. La riforma del pubblico impiego-che con il pretesto di sburocratizzare la gestione del servizio pubblico e far risparmiare lo Stato ha in realtà tagliato posti di lavoro e servizi pubblici- ha soprattutto consentito per questa via un'esternalizzazione di parti sempre maggiori dell'attività ai privati, con lo scadimento della qualità e aumento della spesa - come è il caso dell'assistenza sanitaria in Lombardia [1].

2) Le leggi 142/1990 e 241/1990 [2] hanno consentito l'ingresso dei soggetti privati - e quindi anche delle imprese che erogano servizi, spesso a carattere religioso - nella fase del procedimento per la predisposizione delle leggi e dei provvedimenti: sono addirittura le parti interessate quindi, a concertare preventivamente il provvedimento che consenta l'appalto.

Una riforma all'insegna della "legalizzazione" del clientelismo politico che caratterizza questo meccanismo, inserendo una flessibilità senza garanzie voluta dalla stessa Comunità Europea, la quale ha anche emanato una direttiva sul lavoro negli enti confessionali (la tutela dei minimi salariali e la risoluzione del rapporto di lavoro), che ha precarizzato ulteriormente il lavoro in tali enti. Un quadro avvilente che vede a rischio non solo la laicità ed equità dei servizi prestati, ma anche i diritti dei lavoratori che operano in questi settori. Questi ultimi, assieme ai cittadini che usufruiscono dei servizi, sono i principali oggetti su cui si esercita il tentativo di risparmiare sui costi per creare profitto.

Contestualmente all'adozione del principio di sussidiarietà è stato adottato quello di servizio universale. Nella nuova situazione viene sancito per il cittadino il diritto al solo servizio minimo, lasciando poi alla sua iniziativa e alla sua disponibilità economica personale la capacità di procurarsi un servizio qualitativamente migliore. La tutela differenziata dei diritti ha fatto il suo ingresso sul mercato e le istituzioni finanziarie e religiose, già avvantaggiate da altri privilegi, hanno potuto approfittarne per conquistarsi il monopolio nell'attività di fornitrici di servizi alla persona.

La tendenza della classe politica italiana a incentivare il sistema della sussidiarietà orizzontale prefigura una società nella quale la laicità viene attaccata all'interno di quelle stesse strutture, quali la scuola, le strutture sanitarie, che dovrebbero essere esempio di pluralismo, apertura, aconfessionalità, unici criteri che permettono una libera espressione e confronto tra persone appartenenti a diverse culture. Questo pone in pericolo la possibilità di scambio, comunicazione, mediazione culturale e frantuma la condivisione di interessi comuni nelle classi lavoratrici. Il conflitto, una volta disinnescati i comuni interessi di classe, si sposta sul piano interclassista dell'appartenenza religiosa, culturale, etnica, quanto mai funzionale alle strategie di divisione e repressione agite dallo Stato e del Capitale. 

3) La riforma del Capo V Titolo II della Costituzione attuata con la legge costituzionale 3/2001 del governo di centro-sinistra ed oggi rivisitata dal governo Berlusconi nell'iter di riforma costituzionale, ha aperto una fase incerta che mina il concetto stesso d' uguaglianza tra le persone, mettendo in pericolo sia il senso della laicità nel servizio pubblico, che quello del diritto di ognuno, e soprattutto di coloro senza reddito o a basso reddito, ad usufruire del migliore servizio possibile.

Abbiamo detto che anche le Regioni hanno mutuato il metodo della concertazione con le confessioni religiose per ri-proporre ai cittadini i servizi alla persona in chiave confessionale. In vari ambiti le istituzioni religiose suppliscono alle mancanze del servizio e delle strutture pubbliche, assumendo il ruolo di enti esecutori o di fiduciari. Appaltando i servizi, il potere politico regionale rinuncia agli eventuali profitti (del resto non ricavabili da un servizio pubblico se non appunto, risparmiando sui costi di gestione e disapplicando norme) ma si guadagna l'alleanza con importanti strutture di consenso, portatrici delle deleghe di parti significative della popolazione.

Dal canto loro, le strutture religiose hanno uniformato formalmente le proprie strutture a modelli coerenti con quelli richiesti da Stato e Regioni al solo scopo di avere accesso alla concessione dei finanziamenti: crescono d'importanza le conferenze episcopali regionali, che hanno assunto il ruolo di interlocutrici per la raccolta di fondi presso le regioni. 

In molti Statuti regionali la religione viene indicata come valore fondante per la società civile nella sua interezza e molte leggi sono da segnalarsi come estremamente pericolose per la libertà di coscienza di tutti in quanto si tratta di provvedimenti funzionali al piano di balcanizzazione della società su base religiosa. Un progetto di società che si caratterizza per la sottrazione di energie ad una società civile e aperta e plurale (strutture sociali, luoghi di aggregazione, culture) in favore di istituzioni culturalmente chiuse e gestite da strutture rette da sacerdoti o religiosi manager d'imprese, dalla Compagnia delle Opere all'Opus Dei che in Italia acquista un ruolo crescente.

Chi, come i promotori del Terzo settore delle cooperative rosse, credeva di poter competere con la Chiesa cattolica nell'accaparrarsi fette di mercato dovrebbe rendersi conto di aver adottato una strategia sbagliata.

4) A differenza di quelle gestite dalle forze politiche, le strutture sociali confessionali sono oggi capillarmente diffuse sul territorio, aiutate da una legislazione regionale e nazionale di sostegno. Una legge apposita è stata redatta da molte regioni per riconoscere il ruolo sociale delle parrocchie e degli oratori. Leggi regionali finanziano in mille modi le confessioni religiose.

La legge nazionale 62/2000 e numerose leggi regionali concedono finanziamenti alle scuole private confessionali mentre si riducono i finanziamenti alla scuola pubblica. L'attuale legge finanziaria sottrae i locali di proprietà o gestiti da confessioni religiose nei quali si svolgono attività economiche al pagamento dell'ICI in violazione dello stesso concordato e della legge 222/85 sugli enti e beni ecclesiastici. La preventiva concertazione con le confessioni religiose permette lo stanziamento di fondi a favore di "interventi sociali" che in realtà celano l'interesse a riprendere il controllo sulle scelte personali: basti pensare ai centri "di volontariato" cattolico per la vita, finanziati con soldi pubblici in violazione di ogni norma di legge per sabotare con ogni mezzo le pratiche contraccettivi ed il ricorso eventuale a pillola del giorno dopo o aborto. Ciò malgrado che la magistratura abbia giudicato illegittime disposizioni di questo tipo come accaduto per il consultorio di Zola Predosa (Bologna). Ciò va ad aggiungersi al finanziamento di enti privati ospedalieri gestiti dalla Chiesa cattolica, nei quali egualmente non è garantito il rispetto della laicità delle scelte della persona, sia del paziente che del personale. La presenza di personale religioso è inoltre prevista, con intese specifiche regione per regione, in tutta un'altra serie di strutture: dai cappellani ospedalieri, militari, e delle forze di polizia, a quelli degli istituti penitenziari, ai cappellani cimiteriali stipendiati dai Comuni. Tutte figure che offrono un servizio ai credenti ma che vengono sostentate dalle finanze pubbliche, senza gravare quindi sul fondo dell'Otto per mille già devoluto dai cittadini alla CEI per il sostentamento del clero.

 

Ufficio Studi FdCA
Federazione dei Comunisti Anarchici

novembre 2005

 

Note:

1. Si vedano le leggi di bilancio in relazione alle voci di spesa offerte dalla raccolta di leggi regionali presenti sul sito http://feir.giuri.unibo.it .

2. Legge 142/1990 sull'ordinamento delle autonomie locali. Legge 241/1990, nuove norme in materia di procedimenti amministrativi e d' accesso ai documenti amministrativi, più nota come legge sulla "trasparenza".