La sindrome del balcone di casa

 

Effettivamente l’imperversare di papi, vescovi, cardinali e catto-ministri vari sta raggiungendo in Italia livelli imbarazzanti. Se solo qualche semestre fa lo scontro di civiltà veniva paventato proprio in funzione della superiorità culturale occidentale, in grado di distinguere, contrariamente ai paesi islamici, l’ambito civile da quello religioso, ora non passa giorno in cui non si sia costretti ad assistere alle puntuali esternazioni d’oltretevere sulle questioni più disparate.

Chi sperava in un papa mediaticamente poco affascinante, per di più penalizzato dal confronto con il carismatico predecessore, non aveva del tutto torto: questo papa è, e resta, singolarmente antipatico.

Pare però tentare di supplire alla qualità con la quantità, e in questo è validamente aiutato dalla prona acquiescenza della RAI, che ce lo propina tutti i giorni e in tutte le salse.

Ma perché tanta preoccupazione del sommo pastore per le sue pecorelle di lingua italica, da costringere lui e il suo clero a intervenire ad ogni piè sospinto?

Abbandonato il terreno scivoloso dell’ecumenismo, poco redditizio in questo montante clima di revanscismo identitario, in profonda crisi il modello espansionista in Africa, ex continente della rinascita promessa, dove invece il fondamentalismo cattolico si vede sempre più incalzare da quello islamico, in difficoltà in Sud America, dove le sette evangeliche continuano a guadagnare terreno mentre la presa popolare del cattolicesimo sociale è ormai solo un ricordo, grazie alle epurazioni compite nei decenni passati, ormai innumerevoli gli scandali sessuali che in buona parte del globo vedono coinvolto il clero, con relativi risarcimenti miliardari, la gerarchia cattolica non sa più a che santo votarsi.

Ecco pertanto un apparente ridimensionamento geografico della portata universalistica del messaggio cattolico: ripartiamo dal vecchio mondo, anzi dall’Italia, che nella pratica ha largamente superato i dettami clericali, ma è ancora sufficientemente superstiziosa per non osare sfidarli apertamente. Si può sempre contare, qui, su una classe politica di destra sufficientemente becera da cavalcare l’onda clerical-fascista, e su una classe politica di sinistra troppo preoccupata di sembrare di sinistra per dichiararsi apertamente laica. Il tutto condito da intellettuali in perenne odore di conversione, orfani di marxismo e disposti ad attaccarsi alla prima gonnella (di prete) che incontrano. Tutti disposti anche a qualche regalo (ICI, servizi in appalto in nome del sacro principio di sussidiarietà, posti di ruolo per insegnati di religione nelle scuole) pur di continuare a farsi fotografare in chiesa con la seconda moglie e a fare la comunione. Un ritorno alle radici cattoliche, ipocrite e baciapile, non può che partire da qui, da questa pesantissima invasione di campo su diritto di scelta, libertà sessuale, autodeterminazione, laicità.

Contro tutto questo non si può che mettere in campo un sano disprezzo condito da una buona dose di ironia.

Una risata li seppellirà? Si, se riusciremo a resistere agli sbadigli provocati dai sermoni...

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
Consiglio dei Delegati

Cremona, 15 gennaio 2006