8 marzo - autodeterminiamo la libertà

 

Si sta mettendo a punto un attacco chiaro e determinato alla libertà e all'autodeterminazione delle donne che vivono in questo paese, un attacco mirato su più fronti ma volto ad un unico obiettivo quello di togliere spazio e voce pubblica alle donne. 

Tra i primi ambiti dove la libertà delle donne è minacciata pesantemente si trova quello della sessualità con la demonizzazione di una sessualità libera e responsabile per quello che riguarda utilizzo di anticoncezionali e ricorso alla legge 194 del '78 sull'interruzione volontaria della gravidanza.

L'attacco contro la scelta responsabile ed autonoma della donna nella gestione della propria vita relazionale e sessuale, da sempre uno dei cavalli di battaglia politica della destra e della chiesa cattolica, ora si trova anche al centro di una corsa all'accaparramento dei fondi per gestire in maniera confessionale ed ideologicamente schierata consultori privati pagati con i soldi di tutti e per svuotare definitivamente di significato le strutture pubbliche, diventate ormai servizi sanitari asettici. L'ultimo affronto è costituito dall'ipotesi di far entrare nei consultori pubblici i volontari delle strutture cattoliche per fare informazione contraria alla libertà delle donne di scegliere quando e come e soprattutto se avere una gravidanza. Se così fosse si violerebbe pesantemente ogni tipo di rispetto per la tutela della libertà di scelta e della privacy di chi decide di andare in un consultorio pubblico per avere informazioni su anticoncezionali o per affrontare una interruzione volontaria di gravidanza.

Ma l'attacco più pesante in termini di sessualità rimane quello portato a termine con la legge 40 del 2004, quella sulla procreazione assistita. Con questa legge la donna viene sottoposta ad un regime di minorità perché non può liberamente ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita che sono disponibili, quindi non può decidere liberamente se, come e quando avere una gravidanza e diventare madre. Con questa legge la salute della donna è sottoposta alle decisioni mediche, sparisce la possibilità di ogni tipo di autodeterminazione e alla salute della donna viene anteposta quella dell'embrione.

Tutto questo accanimento contro la libertà delle donne si situa in un contesto in cui la parità salariale è un miraggio, la precarizzazione del mercato del lavoro colpisce soprattutto le donne, le giovani laureate stentano a trovare lavori equiparati alla loro formazione e sono sottopagate, spesso sfruttate, le giovani non fanno più figli perché vivono in uno stato di precarietà economica.

Inoltre la violenza familiare e sociale nei confronti delle donne è altissima e in aumento, non dimentichiamo infatti i casi arrivati nella stampa nazionale ma che costituiscono il simbolo di tante violenze silenziose che accadono tutti i giorni. Tra queste l'omicidio della ragazza di Biella uccisa dall'uomo che l'aveva violentata anni prima, dopo essere stata da questo perseguitata per anni oppure la sentenza della Terza Sessione della Corte di Cassazione che definisce una violenza sessuale meno grave solo perché una donna, per di più minorenne, ha già avuto esperienze sessuali.

Ma di fronte al tentativo di riportare le donne solo nel privato del ruolo familiare, altro cavallo di battaglia di un'ideologia finto tradizionalista ma tardo capitalista, perché le donne vengono riportate sempre al privato in momenti di contrazione economica e di difficoltà sociali, noi rivendichiamo il diritto ad avere una voce pubblica e a riprendere la parola a partire da:

Libertà di scelta nelle relazioni e nella vita sessuale

Autodeterminazione di ogni decisione sul nostro corpo e sul nostro vissuto

 

Commissione etiche e politiche di genere
Federazione dei Comunisti Anarchici

6 marzo 2006