Gruppo Anarco-comunista "19 luglio"

 

PROGRAMMA E ORGANIZZAZIONE

Roma, 1975

 

 

PREMESSA

Questo documento espone nelle linee essenziali le posizioni teoriche ed organizzative comuni a tutti i militanti del Gruppo anarco-comunista "19 luglio" e quindi riassume l'omogeneità teorica e strategica che è alla base di questo, come di ogni gruppo organizzato. L'elaborazione di questo documento risponde quindi alla necessità di un programma e di un'organizzazione che, liberamente accettati dai singoli militanti, dia quella base comune su cui l'azione da individuale diviene collettiva e da episodica continuativa.

Il nostro documento è ben misero rispetto alla produzione teorica che il movimento comunista anarchico ha espresso nella storia. Siamo però convinti che la teoria e la pratica rivoluzionaria, e di conseguenza l'organizzazione, siano, al di là dei principali fondamenti antiautoritari, il frutto delle circostanze storiche che lo producono. Non è allora possibile appoggiarsi acriticamente a questo o a quel teorico, ma bisogna trarre dall'azione e dal pensiero dei vari Bakunin, Berneri, Malatesta quanto riteniamo vi sia di attuale ed accettabile.

Ogni militante ed ogni organizzazione deve dare il contributo, seppur minimo, alla costruzione della teoria e della prassi anarchica. In questo senso si muove il presente documento, elaborazione collettiva dei militanti del Gruppo "19 luglio". Non dunque il riassunto completo delle nostre posizioni in merito agli argomenti trattati, né tanto meno una specie di "manuale" a cui appoggiarsi acriticamente. Un documento non perfetto ma sicuramente perfettibile: in esso ci sono le premesse per un ampliamento ed un'evoluzione che avverranno nella misura in cui la crescita quantitativa e qualitativa del gruppo lo faranno ritenere opportuno.

Allo stato attuale questo scritto rappresenta un'utile base di discussione su cui poter iniziare un chiarimento con chi, tramite questo gruppo, si avvicina alle idee del comunismo anarchico, e un'occasione di dibattito con tutti coloro che all'interno del movimento si muovono nella nostra stessa direzione.

La traccia fondamentale della presente piattaforma organizzativa è stata fornita dai documenti dell'ex-gruppo "Valle Aurelia" e dell'ex-"Organizzazione Anarchica Romana". Ciò ha un significato che va oltre l'utilità specifica di seguire qualcosa di già fatto; è il tentativo di riprendere un cammino che oggi, con maggiore esperienza e chiarezza e con la coscienza degli errori passati, riteniamo ancora fondamentalmente valido.

 

IL COMUNISMO ANARCHICO

La maggior parte dei mali che affliggono l'umanità dipende dalla cattiva organizzazione sociale che gli uomini, volendo e sapendo, possono distruggere. Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sostituirli con una società che fornisca a tutti gli esseri umani il massimo benessere possibile. Questa società è basata sul comunismo anarchico.

Noi intendiamo per comunismo anarchico quell'organizzazione sociale ed economica che, fondata sul principio dell'autogestione, garantisce l'uguaglianza reale di tutti i suoi membri. Le risorse naturali, la tecnica, la scienza poste al servizio della collettività per il benessere comune e non asservite ad una classe per i suoi interessi particolari renderanno possibile una società in cui a nessuno, materialmente e spiritualmente, manchi il necessario.

Il primo passo per l'edificazione della società comunista anarchica è quindi l'eliminazione, dalla realtà sociale e dalle coscienze degli individui, delle classi e dei loro privilegi, dello Stato e delle sue istituzioni autoritarie, delle Chiese e delle loro menzogne.

L'organizzazione economica della società comunista anarchica nasce dalla espropriazione e dalla messa in comune dei mezzi di produzione e di distribuzione che saranno gestiti direttamente dai lavoratori. Rifiutata ogni strumentale quantificazione e valorizzazione, il lavoro fornito e la retribuzione saranno regolati dal principio: "da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo le proprie necessità".

Eliminata la violenza dell'individuo contro la società e della società contro l'individuo, affermata la coscienza che gli interessi reali degli individui non sono in contrasto tra loro e che quindi la libertà e l'eguaglianza sono fatti collettivi e non individuali, ognuno collaborerà con il proprio lavoro e le proprie conoscenze al benessere di tutti avendo garantiti i mezzi materiali e spirituali per evolversi secondo la propria individualità.

Il potere deliberativo sugli affari economici e sociali spetterà ad organismi assembleari aperti a tutta la popolazione e collegati tra loro. Sono essi gli organismo sociali che operando nel rispetto, ma anche nei limiti delle autonomie locali, costruiranno la nuova società. Secondo le necessità essi potranno delegare organismi e persone allo svolgimento di particolari funzioni a nome delle collettività. Queste deleghe di tipo esecutivo, e quindi costantemente sottoposte al controllo dei delegati, sono una necessità oggettiva che non contrasta, né dovrà contrastare, il principio secondo cui l'unico potere reale, valido ed inalienabile è quello che risiede nella volontà popolare liberamente espressa. Le deleghe esecutive sono diverse dalle deleghe di potere così come la centralità che deriva dalle une è diversa dal centralismo che deriva dalle altre.

Non crediamo nell'immediata e piena attuazione delle tesi del comunismo anarchico; esse potranno essere gradualisticamente applicate solo nella misura in cui le circostanze oggettive lo renderanno possibile. Il comunismo anarchico non si costruisce con una semplice insurrezione, primo necessario gradino del processo rivoluzionario, ma la sua costruzione comporta un lungo, lento e faticoso processo disseminato di ostacoli.

La costruzione e la gestione di una società libertaria presuppongono un grado di coscienza e di preparazione non indifferente nelle masse popolari minacciate, com'è prevedibile, da difficoltà oggettive e dai continui attacchi che la contro-rivoluzione (si manifesti essa come borghese, tecnocratica, burocratica o corporativa) sferrerà per sopravvivere. Contro tutto ciò i rivoluzionari dovranno vigilare e combattere, organizzandosi ed usando tutti i mezzi che riterranno opportuni per stroncare i rigurgiti autoritari.

Non crediamo all'applicazione di schemi precostituiti ed è perciò che riteniamo che la società comunista anarchica nascerà giorno per giorno dal continuo confronto fra la volontà rivoluzionaria del popolo, di cui crediamo nella grande potenziale creatività, e la realtà nella quale si troverà ad operare. In definitiva il comunismo anarchico è una teoria sociale più che un'ideologia, un modello di organizzazione in cui ognuno può, coscientemente e liberamente, dare il suo contributo all'edificazione ed all'evoluzione collettiva di una nuova società.

 

IL RUOLO DELL'ORGANIZZAZIONE ANARCHICA

Per poter iniziare, attraverso la rivoluzione, la costruzione di una società comunista anarchica è prima necessario sconfiggere lo Stato e le classi al potere. Condurre la propaganda in modo efficace, difendere gli spazi fisici e politici già ristretti in cui siamo costretti a muoverci, importare ed attuare in modo continuativo una strategia d'attacco al sistema significa organizzarsi. All'organizzazione dell'autorità e dello sfruttamento va contrapposta l'organizzazione degli sfruttati.

Non capire che l'organizzazione è la sola garanzia per la vittoria significa cadere nello spontaneismo o nell'avventurismo, nella logica del ribellismo e dello scontro isolato. Così se la spontaneità delle masse, che è un fatto inizialmente positivo in quanto rappresenta lo sbocco spontaneo di esigenze e tendenze naturali e quindi auto-emancipatrici, non si organizza prendendo piena coscienza di sé, si risolve in episodiche manifestazioni facilmente controllate dal potere. Ugualmente ogni individualismo, teorico o pratico, frantuma l'unità d'azione della classe sociale eliminandone la grande forza d'urto. In definitiva spontaneismo, individualismo e tutto ciò che può essere classificato come non-organizzazione conduce alla sconfitta ed alle involuzioni autoritarie.

Nella fase pre-rivoluzionaria, in quella fase cioè in cui la coscienza e l'organizzazione rivoluzionaria è ancora patrimonio di una minoranza, il ruolo dei militanti anarco-comunisti è quello di una avanguardia organizzata che tende, con la teoria e la pratica, a favorire l'allargarsi delle coscienze, dei livelli di lotta e di organizzazione del proletariato. Un'avanguardia che si pone come minoranza agente con la capacità e la volontà di generalizzarsi nel movimento operaio, diversa quindi da un supposto nucleo dirigente della rivoluzione e della futura società.

Ogni sedimentazione autoritaria, nella organizzazione come nella lotta, porta inevitabilmente ad involuzioni che minano e compromettono lo sviluppo della emancipazione sociale. I comunisti anarchici dovranno dunque non solo essere organizzati anti-autoritariamente, ma portare nella lotta una pratica libertaria. L'autogestione non è un principio astratto ma una pratica da applicare oggi alle lotte, domani alla nuova società.

L'avanguardia comunista anarchica è organizzata ed efficiente nella misura in cui interviene nella realtà sociale, evidenziando ed acutizzando le contraddizioni della società autoritaria, divenendo un punto di riferimento teorico ed organizzativo per la presa di coscienza degli sfruttati e per la loro lotta antagonista alle istituzioni. L'avanguardia comunista anarchica è organizzata ed efficiente nella misura in cui è capace di intervenire in ogni situazione, generale o particolare, e di agire con tempestività e incisività. Se l'organizzazione è funzionale solo a se stessa, se si esaurisce nella creazione di analisi e strutture perfette, ma rimane staccata dalla realtà circostante così come se viene condannata all'immobilismo ed all'inefficienza dalle sue carenze organizzative, viene meno al suo ruolo essenziale e diviene un organismo inutile.

In questo senso, oltre all'attività programmata, si dovranno recepire, studiare e comprendere tutte le istanze di emancipazione che vengono dai lavoratori ed essere criticamente presenti ovunque si manifesti la loro lotta, anche se embrionale e contraddittoria, e portarvi, nei limiti del possibile, maggiore chiarezza negli obbiettivi e nei metodi di lotta. E' dunque compito dell'organizzazione specifica comunista anarchica intervenire all'interno di quelle organizzazioni di massa attraverso cui si manifesta storicamente, anche se non in modo dichiaratamente anarchico, la lotta del proletariato contro lo Stato e il Capitale. Quando queste manchino o quando se ne manifesti la necessità o la possibilità queste organizzazioni di massa dovranno essere create. In questo senso si dovrà tendere alla collaborazione con tutte le forze potenzialmente e coscientemente rivoluzionarie ed al loro raggruppamento organizzativo.

La tendenza dell'organizzazione comunista anarchica dovrà dunque essere quella di essere presente nel movimento proletario rivoluzionario, identificarsi in esso se le circostanze lo permettono ed infine, inserirsi nella nuova organizzazione sociale autogestita da una umanità ormai giunta alla sua piena coscienza.

Per concludere diremo, con un'ovvietà che vorremmo trovasse sempre riscontro nei fatti, che scopo dell'organizzazione rivoluzionaria è quello di fare la rivoluzione e quindi il ruolo di un'organizzazione comunista anarchica è quello di agire affinché ciò avvenga nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile.

 

LA STRATEGIA

Per raggiungere lo scontro vincente con lo Stato e le classi dominanti, l'organizzazione rivoluzionaria deve seguire una precisa strategia che garantisca la continuità dell'azione secondo tempi e modi che non possono essere lasciati all'improvvisazione. Per programmare a lungo termine la propria azione bisogna conoscere, oltre agli obbiettivi che si vogliono raggiungere, gli ostacoli al loro conseguimento e la maniera più adatta per aggirarli e abbatterli.

Lo Stato e la classe dominante dispongono, per difendere e conservare il loro potere, di numerosi strumenti: monopolio del capitale, della scienza, della "cultura", esercito, polizia, tribunali. A tutto ciò si può opporre solo un movimento rivoluzionario forte ed organizzato. Il nostro primo obbiettivo strategico deve perciò essere, nell'attuale fase dello scontro di classe, la costruzione di una forte organizzazione comunista anarchica e di una forte organizzazione di massa rivoluzionaria con gli obbiettivi della formazione di nuovi militanti, delle loro strutture organizzative, della continuità della lotta.

Un'organizzazione rivoluzionaria anarchica è tale in quanto conduce una lotta incessante per l'abbattimento del sistema e per la sua sostituzione con una società comunista. Il secondo obbiettivo strategico è dunque l'insurrezione vincente contro lo Stato e la creazione dei presupposti affinché il comunismo anarchico possa svilupparsi. La nostra azione dovrà tendere da una parte, attraverso la lotta, al rafforzamento dell'organizzazione rivoluzionaria, all'acquisizione ed all'uso di tutti gli strumenti che riterremo utili per il nostro fine, al progressivo indebolimento del sistema, dall'altra parte all'educazione del proletariato, all'acquisizione, all'elaborazione ed alla diffusione di tutte quelle conoscenze che saranno necessarie affinché gli sfruttati possano gestire in prima persona la nuova società.

La nostra strategia sarà dunque anti-autoritaria perché, altrimenti, si creerebbero i presupposti per il cristallizzarsi della organizzazione rivoluzionaria in un puro apparato di potere; anti-riformista in quanto, seppur le singole riforme sono valide ed accettabili come obbiettivi tattici e momenti di difesa della condizioni di vita del proletariato, una strategia riformista non conduce alla reale emancipazione, ma ad una semplice razionalizzazione del sistema dominante; anti-parlamentarista perché la partecipazione al potere significa una compromissione ricca di involuzioni contro-rivoluzionarie; internazionalista perché, pur intervenendo in situazioni specifiche, non è credibile l'edificazione del comunismo in un solo paese.

E' impensabile comunque che l'insurrezione e la rivoluzione possano essere fatte dai solo anarchici. A questo scopo, a parte le valutazioni tattiche, è chiaro che si dovrà tendere al raggiungimento della massima unità d'azione con tutte quelle forze libertarie con cui, indipendentemente dalle divergenze teoriche od organizzative, riusciremo a stabilire un accordo su obbiettivi e lunga scadenza e sui tempi e sui modi del loro conseguimento.

Nella misura in cui la strategia non è una semplice scelta teorica, ma un metodo di intervento, essa deve essere applicata e misurata nella realtà in cui si esplica. La sua applicazione dovrà essere articolata ad ogni specifico settore della società in un intervento che all'interno delle singole strutture (fabbrica, scuola, esercito, ecc.) permetta la formazione di nuovi militanti e la acutizzazione e l'esplosione delle contraddizioni interne al capitalismo.

In questo senso la nostra strategia è impostata su un'analisi che -fondata senza dogmatismi e pretese scientifiche su un metodo materialista, continuamente confrontata con la realtà e aperta quindi a quelle continue revisioni critiche che nascono dall'esperienza- ci metta in grado di conoscere il più precisamente possibile la società nelle sue più svariate dimensioni e ci permetta la scelta dei metodi e dei mezzi d'intervento più adeguati. Quest'analisi tenterà di ricostruire, storicamente e attualmente, i rapporti di forza tra classe dominata e classe dominante e le principali tendenze di una società ad un certo punto del suo sviluppo.

La strategia è, in definitiva, la sistematizzazione di un intervento complessivo ed a lungo termine e la garanzia affinché le scadenze tattiche non cadano nel particolarismo, nel riformismo, nel corporativismo e nel situazionalismo.

 

LA TATTICA

Nell'attuazione di una strategia rivoluzionaria l'organizzazione deve essere in grado di adeguarsi tatticamente alle molteplici situazioni nelle quali si trova ad operare. Ad una modificazione della realtà dovrà corrispondere una modificazione della nostra azione che tenga conto delle circostanze particolari in cui si viene ad esplicare; ugualmente determinati obbiettivi verranno fissati in relazione alla loro attualità e raggiungibilità.

Il presupposto dal quale si deve dunque partire è che non basta che le nostre azioni siano moralmente o anarchicamente giuste, ma è necessario che siano anche utili. Se il criterio di giustezza non viene mediato da quello di utilità si finisce inevitabilmente nel massimalismo avventurista o nell'immobilismo purista. E' per questo che nel quadro della nostra strategia operiamo delle scelte tattiche che rendano la nostra azione più utile e produttiva adeguandola alla realtà del momento.

L'organizzazione fisserà così, di volta in volta, degli obbiettivi intermedi, degli obbiettivi cioè che per la loro concretezza e per l'interesse immediato e specifico possano creare dei momenti di lotta allargati. A parte la necessaria autodifesa economica, sociale e politica (la difesa cioè delle proprie condizioni di vita, di lavoro e di libertà di azione e di parola) il fissare degli obbiettivi intermedi nasce dalla convinzione che la lotta, indipendentemente dai suoi risultati pratici, è la migliore forma di propaganda e di crescita. Riteniamo dunque fondamentale fissare degli obbiettivi che, legati alla situazione reale in cui vengono proposti, siano formulati secondo il principio che quando non si riesca a far pretendere il tutto o il molto dovremo perlomeno cercare di far pretendere il poco.

Per il raggiungimento di questi obbiettivi intermedi ed in generale in ogni scadenza tattica sarò utile e necessario ricercare la massima unità d'azione con quelle forze che, anche se non libertarie, si troveranno d'accordo con noi su una specifica lotta; una alleanza tattica che si forma e si scioglie in relazione all'obbiettivo specifico che con essa si vuole raggiungere.
All'interno dell'organizzazione rivoluzionaria deve in ogni caso essere presente la precisa coscienza del valore tattico ed intermedio di certi obbiettivi (che a volte possono essere anche strumentali) ed all'esterno ci si dovrà adoperare affinché essi vengano percepiti in una dimensione che sia quanto meno possibile rivendicativa e settoriale.

Pur richiamandoci dunque continuamente a dei criteri tattici di opportunità dovremo tener presente che la tattica è subordinata alla strategia e non viceversa. Così ci si dovrà opporre a che le scelte tattiche o di opportunità finiscano per essere l'unico metro di giudizio e di comportamento dell'organizzazione che altrimenti questa cade nel tatticismo e nell'opportunismo finendo per compromettere lo stesso sviluppo del processo rivoluzionario.

In conclusione le scelte tattiche verranno di volta in volta operate nel quadro di una strategia complessiva e saranno valide nella misura in cui sono utili ai fini della strategia stessa.

 

I MEZZI

I mezzi, cioè l'insieme di azioni che l'organizzazione usa per raggiungere i suoi obbiettivi a lunga ed a breve scadenza variano a seconda dell'obbiettivo che si vuole raggiungere e delle circostanze in cui vengono impiegati. In questo senso non esistono mezzi universalmente validi né l'impiego momentaneo di alcuni di essi può essere escluso anche se teoricamente in contrasto con i principi dell'anarchismo.

Lo Stato e la classe dominante reggono il loro dominio da una parte sull'uso di mezzi di persuasione per la creazione dl consenso, d all'altra, quando questo viene meno, con il ricorso a mezzi di coercizione. I mezzi che useremo tenderanno dunque a combattere, con la propaganda e la lotta propriamente detta, il consenso e la coercizione del sistema.

La lotta teorica, o propaganda, è quell'attività che tende essenzialmente alla sensibilizzazione degli strati sociali subalterni ed alla formazione di quei simpatizzanti che saranno poi i nuovi militanti dell'organizzazione. Quest'attività basilare, che combatte la propaganda del sistema, è condotta attraverso la diffusione della stampa, conferenze, dibattiti e tutti gli strumenti di comunicazione e formazione che una organizzazione deve garantirsi. L'idea di battere il sistema sul piano della semplice propaganda è però incredibile.

La lotta concreta, oltre ad essere il tradursi in azioni pratiche dell'opposizione rivoluzionaria alla società autoritaria, è essa stessa la migliore forma di propaganda e di formazione. Nella lotta concreta, in ultima analisi, l'organizzazione ricorre a tutti quei mezzi che ritiene necessari, siano essi violenti o non.

Contro uno Stato ed un'organizzazione economica e sociale che giornalmente ci usa violenza, contro una minoranza sfruttatrice che, usando ogni mezzo a sua disposizione, non abbandonerà mai pacificamente i suoi privilegi, la violenza rivoluzionaria è un momento non solo necessario ma anche giusto. Essa è la forma elementare di autodifesa dalla violenza dei padroni, in fabbrica e fuori, è l'atto con cui il proletariato oppone alla volontà reazionaria di Stato e Capitale la sua volontà rivoluzionaria, è, infine, il momento necessario ad abbattere una società fondata sulla violenza.

Le forme e le gradazioni che di volta in volta essa assumerà, dall'azione di legittima difesa del singolo all'insurrezione popolare armata, sono condizionate da criteri di necessità e utilità e quindi costantemente valutate sulla base della realtà in cui si opera e dei fini che si vogliono raggiungere. Se dunque possiamo dire che ogni atto di ribellione allo Stato ed al Capitale è sempre moralmente giusto dobbiamo anche tener presente che esso deve essere politicamente utile per i suoi risultati a breve ed a lungo scadenza.

Dovremo rifuggire da quella somma di atteggiamenti verso la violenza che concretizzano, coscientemente o incoscientemente, in un suo rifiuto sistematico, cioè nel pacifismo; in una esaltazione che trasforma un mezzo in un vero e proprio fine, cioè in un atteggiamento potenzialmente fascista: nel suo uso indiscriminato o incosciente, cioè nel terrorismo o nell'avventurismo.

In definitiva diremo che come la lotta teorica è necessaria quanto quella pratica, così nessun mezzo da solo è capace di garantire lo sviluppo e la vittoria della rivoluzione da solo. Unicamente l'uso cosciente e razionale di un insieme di mezzi interdipendenti può dare risultati positivi. Ogni mezzo di lotta (dallo sciopero generale all'insurrezione armata, dall'obiezione di coscienza alla propaganda interna all'esercito), ogni forma di organizzazione dell'intervento (dall'entrismo nel sindacato riformista all'anarco-sindacalismo, dal lavoro di massa alla clandestinità) deve essere scelto sulla base di valutazioni variabili nel momento storico, dalle circostanze immediate, dalla situazione particolare. Ogni mezzo ed ogni strumento non sono utili o inutili, efficaci o inefficaci, buoni o cattivi di per se stessi, ma valgono per l'uso che se ne sa fare.

 

L'ORGANIZZAZIONE

Noi crediamo che non esista contraddizione tra efficienza ed anti-autoritarismo. Una organizzazione anarchica è efficiente nella misura in cui non confonde anarchismo con non-organizzazione, necessario rispetto per l'individualità del militante con individualismo, dialettica interna con frazionismo. Un'organizzazione efficiente è anarchica nella misura in cui non confonde efficienza con verticismo e la necessità di compattezza con la mancanza di dibattito e l'impossibilità di dissenso.

La differenza fondamentale tra un'organizzazione libertaria ed una autoritaria sta dunque nella capacità della prima di garantirsi collettivamente la presa delle decisioni e la loro esecuzione. Un militante di un'organizzazione comunista anarchica deve allora essere in grado come singolo di partecipare attivamente e costruttivamente alla vita dell'organizzazione, deve cioè, non essendo un semplice esecutore, garantire all'organizzazione le sue capacità politiche complessive.

I militanti comunisti anarchici saranno dunque elementi fidati, pienamente consapevoli della teoria e della strategia della propria organizzazione, capaci di analizzare ed intervenie in situazioni disparate, inseriti nella vita organizzativa e nell'intervento portandovi in modo continuativo il loro contributo teorico e pratico. L'organizzazione deve garantire al militante gli strumenti per la sua formazione e lo spazio per l'esercizio della sua individualità politica, ma a sua volta il militante deve garantire all'organizzazione una partecipazione corretta, attiva, responsabile.

Un'organizzazione specifica comunista anarchica si fonda necessariamente sull'omogeneità teorica e strategica dei suoi militanti. Il pluralismo, elemento naturale e anche positivo in una dialettica di movimento, assume carattere negativo quando vuol essere applicato ad un'organizzazione che voglia effettuare un intervento non generico. Le decisioni interne finiscono per divenire causa di un'endemica incapacità d'azione. L'omogeneità teorica e strategica non solo garantisce una capacità di intervento reale, ma anche la continuità, l'articolazione, la incisività dell'intervento stesso.

I militanti quindi non aderiscono all'organizzazione sulla base di loro concezioni individuali, ma su quella di una teoria e di una strategia collettivamente decisa ed accettata.

La teoria e la strategia comunista anarchica non sono comunque dei postulati idealistici né dei dogmi; la loro attualità e validità deve essere continuamente verificata e misurata nella realtà per apportare se necessario, correzioni, precisazioni, ampliamenti. Tutti i militanti devono concorrere a questo lavoro di revisione critica.

L'organizzazione deve altresì essere in grado di agire e di muoversi anche rispetto a scadenze più o meno immediate. Una precisa scelta teorico-strategica può dare un indirizzo generale, ma ogni intervento è condizionato da valutazioni variabili di tattica, di opportunità, di particolarità. Il potere deliberativo su queste, come su tutte le questioni di interesse comune, spetta all'insieme dei militanti che si attengono alla necessità della dialettica interna, dell'efficienza dell'organizzazione intesa come collettivo e non come pura somma di individui.

La dialettica interna comporta la capacità di confronti costruttivi e non personalistici, la ricerca e la capacità di mediazione e di comprensione, contro ogni chiusura settaria, la consapevolezza e l'accettazione delle diversità come elemento naturale contro ogni tendenza frazionistica. L'efficienza comporta che la ricerca della unanimità non può essere intesa come unanimismo e che l'accordo generale se auspicabile non è una condizione necessaria alle deliberazioni che vengono prese anche a maggioranza. L'organizzazione intesa come collettivo e non come semplice somma di individui comporta l'autodisciplina dei militanti che, pur potendo far valere in casi limite il loro diritto al dissenso nell'attuazione delle deliberazioni dell'organizzazione, non possono trasformare il loro dissenso in sistematiche astensioni che divengono vere e proprie manifestazioni di boicottaggio la devono garantire la massima capacità operativa dell'organizzazione.


(Originale ciclostilato presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)