Una sporca guerra

Stiamo vivendo un'immane tragedia che vede i padroni del mondo fare ricorso alla guerra per affermar il loro dominio sui popoli e regolare le ragioni di scambio, accrescere il profitto, perpetuare e rafforzare lo sfruttamento.

La guerra scatenata nel Kossovo dall'intervento NATO semina morte e distruzione, alimenta gli odi e la falsa coscienza nelle masse e allontana i proletari dal vero obiettivo: la guerra di classe.

Mentre nei paesi europei la propaganda di guerra alimenta gli odi e usa le vite dei profughi albanesi per alimentare il dominio USA sul mondo, sfuggono ai più le ragioni vere del conflitto.

La guerra scatenata nei Balcani ha come obiettivo politico la messa in crisi dell'Europa. Gli USA destabilizzano l'area per introdurre nel continente un elemento di costante tensione e impedire la crescita di un capitalismo antagonista all'area del dollaro che si stava aggregando attorno alla comunità europea.

All'inizio, la dissoluzione della Jugoslavia è stata alimentata dalla Germania, interessata a ricondurre sotto la sua influenza economica e politica la Slovenia, da sempre il paese più ricco della Federazione Jugoslava. Poi sono entrati in gioco gli interessi della Santa Sede ad alimentare la riconquista cattolica di quelle popolazioni. Da qui l'appoggio internazionale alla Croazia con il sostegno della Francia in funzione anti-tedesca.

La dissoluzione della Bosnia e la sua spartizione sono stati la conseguenza di queste scelte e hanno segnato l'ingresso di una entità autonoma mussulmana in Europa, sostenuta in funzione strumentale dagli USA che d'altra parte avevano provveduto ad addestrare i quadri dell'esercito croato in funzione anti-serba.

Ora l'operazione si completa con la formazione dell'entità fantasma dell'UCK sostenuta dagli Usa e dagli ambienti bancari tedeschi.

Lo scontro con la Serbia è dunque inevitabile per affermare la presenza egemone USA nell'area e bloccare il riavvicinamento economico e commerciale tra Russia e Germania.

A difesa dei loro interessi strategici gli USA intervengono militarmente per creare un corridoio nel quale possano passare oleodotti e metanodotti provenienti dal Caucaso e dal bacino del Caspio, insicuro a causa dell'instabilità irachena e iraniana.

Si compie così il progetto strategico di dominio del Mediterraneo orientale, che ottiene l'effetto di dimostrare l'inconsistenza della politica estera dell'Unione Europea.

Quand'anche quest'ultima avesse con ciò inteso tamponare l'afflusso dei profughi provenienti da quell'area, la conseguente creazione di una cintura di campi di rifugiati già costituisce le condizioni per una permanente instabilità dell'area di crisi, fornendo l'alimento necessario alla guerriglia etnica.

Tale endemicità bellica avvallerà il carattere stanziale delle formazioni militari NATO.

Lungi perciò dall'essere un'azione improntata da intenti umanitari e solidaristici, l'attuale operazione "arcobaleno", condotta sotto l'egida del governo italiano, si rivela in tutta la sua tragica carica di demagogia e retorica e si disvela nelle modalità e forme che l'immensa ipocrisia mediatica sa conferirle.

Queste considerazioni spiegano comunque l'appoggio incondizionato dell'Inghilterra alla politica USA, da sempre interessata a indebolire il continente per poter svolgere un ruolo politico essenziale nell'area.

Se queste sono le ragioni di una parte, il fronte opposto non è migliore.

Il nazionalista e dittatore Milosevich persegue da tempo il progetto della "grande Serbia", è riuscito grazie alla guerra a distruggere ogni opposizione interna, pratica lo sterminio di massa e la pulizia etnica come strumento di governo e di potere.

La nostra solidarietà va ai popoli: a quello di etnia albanese e a quello di etnia slava o serba che sia.

Noi abbiamo sempre sostenuto e sempre sosterremo le ragioni della solidarietà e della lotta contro l'imperialismo e la guerra, per l'autogestione della società, per il pluralismo in materia religiosa. Noi aborriamo il concetto stesso di razza, rispettiamo le differenze culturali ma, mentre ne esaltiamo le specificità, ci battiamo per la pari dignità e la libertà di tutti/e, prima di tutto intesa come libertà dal bisogno.

Il federalismo degli anarchici ha sempre visto le differenze culturali, dei costumi, delle lingue e delle storie come momenti di costruzione di una propria identità non antagonista, ma sociale con quella degli altri, nella reciproca comprensione e nel reciproco arricchimento.

Viceversa, lo "stato" e la "nazione" nascondono al loro interno nelle ragioni fondanti del proprio esistere, l'oppressione di classe, e devono utilizzare le differenze quali elementi di divisione e di maggiori possibilità di dominio.

Il mito irraggiungibile della "nazione etnicamente pura" è lo strumento della ricomposizione della frattura di classe, che svia verso la rivendicazione di una propria individualità di razza, mai profondamente compresa e conosciuta, i disagi dei popoli e del proletariato.

Siamo perciò a fianco sia della popolazione serba che di quella albanese, contro ogni imperialismo, sicuri che la convivenza è possibile a patto di un rispetto reciproco di tutte le componenti della società.

Forse è vero che ogni bomba della NATO che cade sulla Serbia e ogni uccisione etnica in Kossovo rende sempre meno plausibile che Serbi e Albanesi possano convivere in pace, almeno nell'immediato.

Forse è vero che non è possibile pensare al ritorno al compromesso titoista della Jugoslavia non allineata; tanti sono stati i danni portati ai lavoratori e alle lavoratrici della ex-Jugoslavia dalle scelte dei loro governanti/dittatori.

Eppure è necessario far crescere una pressione popolare spontanea e organizzata che si batta per:

Con la "sinistra" al governo in Europa, il fronte europeo contro la guerra, contro qualsiasi guerra, perde le dimensioni di massa degli anni '70 e '80. Ma assume quelle, certamente più militanti, dei movimenti sociali e antagonisti che si sono opposti al trattato di Maastricht con le marce del 1997 e che a maggior ragione marceranno verso Colonia il prossimo giugno.

È l'unica realtà organizzata di lavoratori e lavoratrici che possa ancora esprimere una opposizione all'Europa della Banca Centrale e della NATO. Costituisce una fondata speranza di resistenza e rinascita dei valori socialisti e libertari contro l'Europa del mercato e della guerra.

Per questo ci impegniamo e ci impegneremo nella costruzione di momenti di riflessione e di azione quanto più allargati possibili, a livello locale ma anche europeo, nella crescita della mobilitazione contro la guerra con presidii e manifestazioni contro le basi NATO e contro la militarizzazione del territorio, per un'Europa solidale.  

Federazione dei Comunisti Anarchici

mozione del consiglio dei delegati FdCA, Fano 11/4/99