CONTRO IL MILITARISMO E CONTRO I SIGNORI DELLO SFRUTTAMENTO E DELLA GUERRA!

 

Volantino diffuso alla manifestazione antimilitarista di La Spezia

 

 

Il conto alla rovescia sta stringendo i tempi a favore della guerra e l'incubo di un nuovo intervento militare degli Stati Uniti e dei suoi alleati contro la martoriata popolazione irachena sta diventando, giorno dopo giorno, una tragica realtà. La farsa delle ispezioni delle Nazioni Unite in Iraq é la chiara dimostrazione dei "pruriti bellicosi" di Washington: anche se ad oggi i funzionari dell'Onu non hanno trovato la minima prova dell'esistenza di armi di distruzione di massa in territorio iracheno, il governo degli Stati Uniti continua ad andare avanti per la sua strada accumulando truppe e mezzi nella regione del Golfo. 

 

La guerra contro l'Iraq, dopo quella contro l'Afghanistan, costituisce un nuovo elemento della strategia USA di rafforzamento della propria egemonia militare per il mantenimento del dominio sul mondo e per il controllo delle principali fonti energetiche e delle materie prime. Una guerra che avrà conseguenze pesantissime sulla popolazione civile costretta a pagare il prezzo più alto dell'attacco che gli Stati Uniti sono determinati a scatenare: in un rapporto del Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di mezzo milione di iracheni che verrebbero feriti e sarebbero costretti a ricorrere all'assistenza medica, mentre 1.250.000 civili rimarrebbero esposti senza difesa ai contraccolpi di un conflitto dalle conseguenze e dalla durata incalcolabili. 

 

Ma se la Casa Bianca vuole fare a tutti i costi la guerra, la maggioranza della popolazione americana e dei principali paesi occidentali è contraria all'uso delle armi: da un recente sondaggio on-line del "Time" è emerso che più della metà dei lettori pensa che la nazione più pericolosa per la stabilità degli equilibri internazionali sia proprio quella americana. Anche in Italia la maggioranza dell'opinione pubblica è contraria alla guerra e le iniziative antimilitariste e pacifiste di questi ultimi mesi hanno dato testa e gambe ad un movimento di massa contro la guerra, come testimoniano l'immensa manifestazione di Firenze e un numero impressionante di presidi, manifestazioni e assemblee su tutto il territorio nazionale. 

 

La guerra è anche uno strumento molto utile per occultare i disastri delle politiche liberiste che privano i 2/3 dell'umanità di cure sanitarie, di acqua, di cibo, di scuole e provocano spaventose devastazioni ambientali, emigrazione disperata e fenomeni di schiavitù. Mentre nel mondo ogni 3 secondi muore un bambino per povertà o fame, ogni anno 500 miliardi di dollari negli Usa e 250 in Europa vengono spesi in armamenti. Basterebbero appena 3 miliardi di dollari per curare, sfamare, assicurare l'acqua per un anno alle popolazioni del sud del mondo. 

 

Ma gli effetti della "Guerra Infinita" si fanno sentire anche nelle tasche dei lavoratori italiani: mentre il governo Berlusconi-Bossi-Fini si fa sempre più aggressivo nell'attaccare le conquiste e i diritti dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati, con l'ultima Finanziaria taglia anche i fondi agli enti locali, all'assistenza sanitaria e alla scuola pubblica per aumentare quelli per le spese militari che serviranno all'aggiornamento degli armamenti, alla formazione di truppe specializzate, all'aumento delle capacità di guerra elettronica dei nostri jet militari e, non ultimo, a finanziare le missioni militari italiane all'estero, come quella in Afghanistan che costerà ai lavoratori italiani circa 100 milioni di euro. 

 

Dopo l'11 settembre, la guerra ha dilatato il concetto di nemico. E' un nemico chi mette in discussione questo modello di società, fondato sullo sfruttamento e sull'accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi. Nemici sono tutti i movimenti sociali che lottano contro le ingiustizie e l'esclusione sociale. Ci dicono che questa guerra é contro il terrorismo, in realtà essa mira alla riduzione degli spazi pubblici di agibilità politica e delle libertà individuali, così come dimostrano i recenti arresti di militanti no-global di Cosenza e Genova, le schedature degli operai Fiat iscritti al sindacato e le accuse della Procura di Genova contro militanti del sindacalismo di base. 

 

Chi pensava che la fine della "Guerra Fredda" avrebbe aperto la strada verso un futuro di pace e amicizia tra i popoli si è sbagliato. Oggi, la guerra è il paradigma sul quale si fonda il Nuovo Ordine Mondiale e la Nato, con a capo gli Stati Uniti, svolge una funzione di complementarietà ai processi di globalizzazione neo-liberista. Insomma, gli interessi economico-finanziari delle grosse multinazionali, oggi come ieri, passano attraverso l'opzione militare e viceversa. La crisi americana e mondiale non sembra fermarsi, e se si ferma e solo per ristagnare. 

 

La strada illusoria per uscire da questa crisi è ormai segnata dalla guerra permanente e dalla vecchia politica della spesa militare. L'opposizione alla "Guerra Permanente" deve passare attraverso una maggiore articolazione dell'iniziativa del movimento e l'estensione delle lotte. 

 

Consapevoli che solo una mobilitazione internazionale per la pace può fermare la guerra, costruiamo in tutte le città comitati di massa contro la guerra e il militarismo pronti a chiedere, non appena dovesse partire l'attacco all'Iraq, che venga indetto uno sciopero generale europeo per fermare la guerra. Un compito che ha bisogno di una grande radicalità nei contenuti e di una capacità di comunicare.

 

 

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

25 Gennaio 2003