“Il nemico marcia sempre alla tua testa…”
manifestazione
antimilitarista, Livorno, 29 maggio 2004
L’invasione anglo-americana dell’Iraq non è che l’ultimo episodio militare della guerra mondiale scatenatasi all’alba del XXI° secolo dall’intreccio di interessi conflittuali di grandi potenze e rampanti elites regionali. E’ in gioco il controllo economico di risorse, giacimenti, vie commerciali, è in gioco il soggiogamento politico ed ideologico di borghesie dominanti e masse di popolazioni dei paesi in via di sviluppo o molto poveri. In un processo continuo di scomposizione e destabilizzazione dell’attuale scenario geopolitico dell’area medio-orientale e turanica, GB ed USA perseguono l’obiettivo di impedire che in quell’area possano consolidarsi poteri politici, economici, religiosi in grado di nuocere agli interessi capitalistici anglo-americani. Dopo i Balcani, l’Afghanistan e la Palestina è la volta dell’Iraq, colpevole solo di trovarsi in una parte strategica del pianeta e di essere governato da un dittatore sanguinario “sganciatosi” ( o “mollato”) dall’ex alleato statunitense.
Il meccanismo remunerativo della guerra verso l’economia americana sarà di breve durata se non nullo (vedi recessione dopo la guerra del 1991), ma gli effetti della procurata instabilità in tutta l’area sono da considerarsi scientemente durevoli e dannosi.
Se i danni alle istituzioni internazionali ed agli equilibri internazionali possono appassionarci fino ad un certo punto (crepe dell’ONU, dell’UE, della NATO, riverbero su un già rissoso WTO, sprezzo della Russia e della Cina, incremento del fondamentalismo islamico), ci preoccupano maggiormente alcuni aspetti.
- la forza espansionista della globalizzazione capitalistica attraverso la mondializzazione dei mercati e della finanza, la diffusione planetaria della precarietà e della flessibilità della forza-lavoro, la privatizzazione della ricchezza collettiva sociale ed ambientale, sembra aver esaurito la sua offensiva portata solo con le armi pur violente dello sfruttamento e della schiavitù. Una parte considerevole del capitale ha deciso di ripartire assumendo le armi vere e proprie del militarismo e della guerra guerreggiata;
- il dominio capitalistico coniugato col militarismo colpisce più duramente le popolazioni già pesantemente sfruttate esponendole al richiamo del nazionalismo e del fondamentalismo religioso, semina la repressione nel fronte interno pretendendo che i vari movimenti no-global si adeguino.
Il movimento anti-globalizzazione che dalla fine del XX secolo si pone come soggetto internazionale di critica e di contestazione del capitalismo è chiamato ad un difficile salto di qualità di fronte al capitalismo militarista.
Il nostro compito di comunisti-anarchici è dunque quello di svelare le intime connessioni tra capitalismo e militarismo, tra militarismo e nazionalismo e lanciare la nostra proposta di lotta anticapitalista ed antimilitarista, in cui trova tutte le sue ragioni la ricerca della pace. All’interno dei movimenti pacifisti va diffusa e praticata la consapevolezza che la vera pace si costruisce senza e contro il capitalismo, senza e contro il militarismo. Per questo continuiamo a partecipare alle manifestazioni e alle mobilitazioni che in questi giorni avvengono, per questo costruiamo comitati di massa contro la guerra per chiedere nell’immediato:
- il cessate il fuoco
- il ritiro degli eserciti invasori
- la smilitarizzazione dell’area
- il ripristino delle libertà civili, politiche e sindacali in Iraq
- una campagna di solidarietà ed aiuti internazionali al popolo iracheno
- la cessazione dell’embargo
- la reale ed immediata cessazione del coinvolgimento italiano a qualunque titolo in appoggio alla guerra in corso
da Alternativa Libertaria
maggio 04
Foglio telematico della Federazione dei Comunisti Anarchici