Dalla vittoria dell'interclassismo
ad una nuova stagione di lotte di classe

 

Il progetto di classe della destra

In questi 5 anni si era capito che la coalizione di destra al governo in Italia dal 2001 non era la prova provata della virtuosa esistenza dell’alternanza in una democrazia borghese, bensì era l’espressione di un progetto di classe teso a restaurare il comando capitalista, autoritario e clerical-fascista in questo paese. Un progetto devastante e socialmente radicato che si è compiuto in gran parte su 4 direttrici:

Questo progetto di classe si è talmente accelerato, accentuato ed incarognito nel quinquennio 2001-2006 da andare ben oltre le linee-guida neoliberiste tracciate dalla coalizione del centro-sinistra tra il 1996 ed il 2001 e ben oltre le stesse compatibilità strutturali sostenibili dal capitalismo italiano a fronte del crollo della domanda interna, della crescita pari a zero della ricchezza prodotta, dell’abbandono di qualsiasi politica pubblica di sostegno del capitalismo italiano, laddove invece si assisteva alla crescita della ricchezza personale di esponenti del governo e di élite al seguito.

Troppo deboli le forze di opposizione di classe, nonostante la grande generosità di movimenti di base sociali e sindacali, per opporsi ad un simile attacco; troppo opportuniste le forze borghesi avversarie del progetto Berlusconi per arginare la distruzione del tessuto sociale e produttivo giunta ormai ad una soglia a rischio di tenuta sociale.

La strategia interclassista dell’Unione

E’ stato perciò necessario fabbricare una grande alleanza basata sulla vecchia ideologia interclassista, dando così albergo in seno all’Unione al peregrinare dello spirito democristiano:

Ora che Prodi e l’Unione hanno tecnicamente vinto le elezioni, la strategia interclassista, sarà a maggior ragione usata

In questa sua opera di ridefinizione del comando capitalistico ed istituzionale l’alleanza interclassista vincitrice, deve però squarciare il velo. Infatti:

Le prospettive per i movimenti di opposizione

Questa situazione di diradamento delle nebbie costituisce la premessa per nuove possibilità e nuove prospettive proprio per i movimenti di base sociali e sindacali e per le organizzazioni politiche rivoluzionarie; per una nuova ripolarizzazione dei movimenti di opposizione di classe. Si aprono infatti percorsi e linee di evoluzione perché la sconfitta tecnica della destra del 9-10 aprile non sia l’atto politico finale dei tanti movimenti nati in Italia dal 2001 ad oggi. Quei tanti movimenti nati dal basso protagonisti – per capacità di autoorganizzazione ed autogestione – di tante lotte anticapitaliste, da quelle operaie e sindacali a quelle ecologiste ed ambientali, da quelle pacifiste a quelle antimilitariste, da quelle dei migranti a quelle contro la repressione dello Stato, da quelle femministe a quelle laiche ed anticlericali, hanno ora l’opportunità di dimostrare e riconfermare la loro autonomia e la loro progettualità. E’ infatti pur sempre necessario continuare a contrastare le tendenze autoritarie, battute a suon di seggi ma non come pericolo politico nella società, ed i guasti provocati dai disvalori della destra combinati con i disvalori del neoliberismo (l’individualismo, la competizione, l’arroganza, la corruzione, l’ignoranza, l’ingiustizia, la deregolamentazione della vita civile, la precarizzazione delle vite individuali..). A fronte delle esigenze di pace sociale e di collaborazione di classe che già urgono nell’Unione vittoriosa, occorre ancor più ribadire e praticare i valori collettivi della libertà nella solidarietà, nella difesa e nella pratica degli spazi di organizzazione, nella rivendicazione e tutela dei diritti individuali e collettivi delle persone, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei e delle migranti. Questi movimenti e questo patrimonio di lotte hanno ora davanti a sé un futuro in cui è in gioco la loro autonomia. Presa coscienza che le elezioni non sono e non sono state l’occasione decisiva per un mutamento strutturale del quadro politico-economico, può maturare la consapevolezza che occorrerà portare una rinnovata opposizione sociale anche contro il governo dell’Unione.

Ruolo dei comunisti anarchici

Per noi comunisti anarchici, per la sinistra rivoluzionaria e libertaria, è ora dunque decisivo far emergere le contraddizioni dell’alleanza interclassista, contrastare la fase della collaborazione di classe che rischia di aprirsi; sostenere la capacità politica di esprimere auto-organizzazione e conflitto da parte di tutti i soggetti sociali e sindacali interessati a lottare e federarsi per un progetto di mutamento radicale della società in senso autogestionario ed egualitario.

Federazione dei Comunisti Anarchici
Aprile 2006