Insieme agli studenti in lotta per un'università di tutti

 

La situazione universitaria in Italia presenta profili di atipicità rispetto ad altri comparti del settore pubblico che sono in grave sofferenza a causa della crisi e delle scelte di questo governo. Sono anni che l'Università vive una emorragia di risorse e di personale, un decennio di riforme ha depotenziato il sistema universitario a favore di logiche liberiste e di precarizzazione del lavoro dei ricercatori e docenti, a discapito della didattica e della ricerca. In questi anni da parte di docenti, ricercatori, precari, personale amministrativo, studenti non si è verificata una risposta unitaria. Oggi, però, alla vigilia dell'approvazione della legge di sistema sull'Università che definisce in modo totale il declino e il totale asservimento della libertà dell'Università alle logiche del capitale, gli studenti hanno deciso di riprendere la lotta.

I maggiori rischi di questa situazione già compromessa da manovre finanziarie sono:

  1. riduzione del FFOO (Fondo di finanziamento ordinario);
  2. proposta di misurazione economica di produttività che non tiene conto delle specificità e della complessità del sistema;
  3. spinta alla maggiore sinergia tra pubblico e privato con incentivazione di interventi dei privati nei percorsi decisionali;
  4. blocco del reclutamento del personale docente e di quello amministrativo;
  5. blocco delle assunzioni dei vincitori di concorso;
  6. riduzione degli organici con pensionamenti obbligatori;
  7. riduzione degli investimenti per la formazione alla ricerca (dottorati, assegni di ricerca);
  8. espulsione dei docenti a contratto e dei contrattisti precari del settore amministrativo degli atenei;
  9. esternalizzazione di servizi istituzionali a causa del blocco dei contratti a tempo determinato e della forte riduzione dei Co.Co.Pro. e Co. Co. Co.;
  10. precarizzazione della figura del ricercatore con l'abolizione del ricercatore a tempo indeterminato e l'adozione della figura del ricercatore a contratto (3 anni rinnovabili solo una volta) con mansioni e carichi di lavoro di gran lunga peggiori e con un peggioramento salariale, con l'asservimento definitivo del ricercatore al potentato dei professori ordinari.

Se approvata, questa legge finirà di distruggere l'università italiana, producendo:

  1. la fine del diritto allo studio per tutti con l'istituzione di un fondo di merito unico a cui si accederà dopo concorso nazionale;
  2. l'ulteriore crollo della qualità della docenza e della ricerca scientifica;
  3. una maggiore gerarchizzazione e un asservimento tra fasce della docenza e della ricerca;
  4. il rafforzamento del potere dei professori ordinari;
  5. la maggiore gerarchizzazione tra sapere scientifico e sapere umanistico;
  6. progressivo asservimento della ricerca ai gruppi di potere e a obiettivi del capitale;
  7. il potenziamento del finanziamento statale alle università private, spesso confessionali o telematiche, prive di ogni tipo di controllo da parte di strutture statali di valutazione dell'operato universitario.

A questo scenario occorre rispondere con una chiara ricerca di unità nella lotta contro la riforma Gelmini che non si deve fermare alla semplice opposizione a questa legge, non si deve fermare alla rivendicazione corporativa e salariale o all'occupazione di questi giorni. Occorre cementare le esigenze delle diverse parti che non hanno una posizione di potere all'interno della struttura universitaria (studenti, precari, ricercatori a contratto) con un rilancio del sindacalismo conflittuale all'interno dell'amministrazione universitaria per raggiungere l'unico obiettivo antiautoritario possibile in una struttura come quella universitaria che coincida con la progressiva diminuzione di potere alla fascia dei professori ordinari.

Accanto agli studenti in lotta, per un ritiro immediato del ddl Gelmini!

 

Federazione dei Comunisti Anarchici

29 novembre 2010