Sulla situazione politica italiana ed internazionale

 

Relazione d'inizio anno della Segreteria Nazionale della FdCA

 

La situazione politica italiana è caratterizzata dall’incontrastata applicazione della politica neoliberista dell’Ulivo. Infatti la disoccupazione continua a crescere, i consumi vengono compressi ed il mercato interno, eccezion fatta per l’auto - in fondo siamo sempre una colonia della FIAT! - si restringe fino al punto da determinare una diminuzione dell’inflazione. L’avanzo primario continua a crescere e, anche se nominalmente la spesa dello Stato sembra aumentare, si tratta di ulteriori spese relative a partite di giro nella direzione di finanziamento al sistema produttivo e al sistema finanziario, senza contropartita alcuna sul piano dell’occupazione. I servizi invece si restringono sempre di più e settori importanti di stato sociale vengono smantellati o privatizzati. Questi settori divengono quindi oggetto di investimento speculativo, occasione di nuovi illimitati profitti, come del resto gli investimenti nel settore del recupero ambientale. Si dirà che le privatizzazioni non sono ancora decollate, ma sono stati fatti passi decisivi in questa direzione, in modo da assicurare la svendita di settori strategicamente importanti come le telecomunicazioni. Si sta preparando la strada per i fondi pensione, in modo da drenare capitali in direzione di una borsa asfittica da sempre; la corsa verso il rispetto dei parametri di Maastricht continua.

Scende il tasso di sconto, a beneficio delle imprese; l’Italia rientra nel sistema monetario e la lira si avvia verso un cambio con il marco sulle 950 lire; si bloccano i salari - si veda al riguardo il mancato contratto dei metalmeccanici - attraverso addirittura la disdetta da parte della Confindustria del più lurido accordo di luglio; crescono i poveri ed i disoccupati, aumentano il disagio sociale e gli emarginati, i poveri strutturali.

L’evasione e l’elusione fiscale continuano ad avere una dimensione da legge finanziaria quadriennale, sfiorando i 260mila miliardi l’anno, secondo una stima della Guardia di Finanza!

Come politica di un governo di “sinistra” o “centro-sinistra” non c’è male!

Si guarda con speranza ad una ripresa dell’azione sindacale, magari sotto la spinta della mobilitazione dei metalmeccanici; invece la CISL annuncia la disponibilità all’introduzione di gabbie salariali, o qualcosa di peggio, al sud.

Eppure il paese sembra rincoglionito dietro lo slogan Europa! Europa! Senza rendersi conto che siamo l’unica nazione del continente a guardare acriticamente all’appuntamento dell’unità monetaria. Negli altri paesi, pur muovendo da motivazioni differenti, si critica, si ragiona sull’unità del continente, sulle condizioni alle quali arrivarci, sulle garanzie da richiedere. Giustamente qualcuno fa notare che l’abbattimento del debito pubblico non c’entra nulla con la moneta unica, tanto è vero che da anni l’accordo tra Belgio e Lussemburgo in materia di moneta unica funziona malgrado che il Belgio abbia il più alto deficit pubblico e il Lussemburgo sia l’unico in regola con i parametri di Maastricht. Ci si ricorda allora che l’art.31 del trattato afferma che l’unità è un fatto politico non economico e si può raggiungere sulla base si una scelta politica.

In Italia il buonismo perbenista della sinistra e del centro fa invece un punto di onore dell’adesione e del rispetto degli accordi di Roma e dei parametri di Maastricht. E quindi giù tagli e sacrifici! Anzi si dice che ci serve la riforma istituzionale per omologare il paese all’Europa, per rimuovere definitivamente l’”anomalia italiana”.

Ed è vero; il vecchio quadro istituzionale è potenzialmente aperto alla tutela di tutti i gruppi sociali, prevede ancora i compromessi con le minoranze, il rispetto dello loro esigenze per un patto “consociativo” di gestione della società che si rinnova ad ogni occasione allo scopo di preciso di mantenere la pace sociale ed evitare rovinosi conflitti e la lacerazione del tessuto sociale.

Si vuole il bipolarismo, l’alternanza tra due schieramenti omologati, tanto che perfino la destra fascista si adegua ed indice una convention per ridisegnarsi, guarda con attenzione al neoliberismo, al thatcherismo, agli arnesi della moderna destra europea, scaricando la sua componente populista, statalista e, a modo suo, sociale. Dopo il guado per il PDS si prepara il guado per i fascisti!

Ci avviamo insomma a diventare pericolosamente omologati agli altri paesi dell’occidente capitalistico e non è detto che il paese ci stia senza colpo ferire, senza nemmeno un sussulto. Intanto si bocciano i referendum - il che non ci dispiace, visto il loro contenuto e chi li proponeva, ma il messaggio è chiaro: la ricreazione è finita, ora si gioca di nuovo sul serio.

Nasce la bicamerale in un clima di accordo sottobanco ma anche tanto palese da non essere visibile solo ai ciechi: a Berlusconi tanti, tanti soldi e un allentamento della pressione giudiziaria, per ottenere in cambio l’incoronazione alla presidenza della commissione bicamerale e tutta una legislazione da godere. Ciò significa, per noi comunisti anarchici, cominciare a riflettere e ad agire anche in relazione al quadro istituzionale. Ci è costato molto affermare e capire che l’assetto istituzionale non è un aspetto secondario del dominio capitalistico, della possibilità per il proletariato e i lavoratori di organizzasi, di garantirsi le libertà essenziali. Occorre riflettere su quello che si prepara per poter rispondere adeguatamente.
Se nel paese la risposta della classe lavoratrice sembra tardare a venire, a livello internazionale qualcosa comincia a muoversi:

Ci sono inviti a mobilitarsi, come quello che viene dalla sinistra di classe d’Europa. Si prepara una grande manifestazione internazionale per il 14 giugno ad Amsterdam nella quale confluiranno le marce provenienti dai diversi paesi. Pur con le nostre modeste forze, non faremo mancare il nostro appoggio.

Segreteria Nazionale della FdCA

31 gennaio 1997