Pensioni e TFR

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PENSIONI

L'attacco parte dalla constatazione che il sistema previdenziale risulterà nel futuro insostenibile, a causa della crescente età media della popolazione e del numero decrescente della popolazione attiva. Ma i dati reali contraddicono queste asserzioni troppo spesso ripetute senza accurata analisi. Il futuro, infatti, in cui il sistema pensionistico entrerebbe in fibrillazione è il 2035 e scientificamente è impossibile fare una previsione attendibile a tane distanza di tempo per un dato (la spesa pensionistica) che dipende da troppi parametri: popolazione attiva, popolazione in quiescenza, tasso di contribuzione, massa salariale, tasso di inflazione. Ne discende che anche prevedendo stabile il trattamento previdenziale, una previsione da oggi a 35 anni non può contare su di una precisione tanto accurata da poter discriminare l'attuale incidenza della spesa sul PIL (14,3%) da quella prevista per il fatidico 2035 (15,5%). Si consideri per altro che le stesse previsioni prospettano un calo della spesa nei prossimi 5 anni, dato confermato dall'andamento reale degli ultimi anni, che ha visto un risparmio rispetto agli obiettivi previsti dall'ultima revisione del sistema (Dini, 1995). Si dice anche che la spesa previdenziale in Italia è superiore a quella degli altri paesi, ma si omettono altre importanti considerazioni: il prelievo fiscale in Italia è cresciuto negli ultimi 10 anni più che in qualsiasi altra nazione (gravando interamente sui redditi da lavoro dipendente), collocandola oramai ai vertici internazionali per la pressione esercitata dalle tasse; il prelievo a scopi previdenziali è il più elevato in assoluto; la spesa per lo stato sociale è complessivamente tra le più basse e non risulta che qualcuno abbia proposto che il ridimensionamento della spesa previdenziale possa servire ad incrementare altre voci di spesa.

TFR

La proposta di trasferire direttamente in busta paga la liquidazione è stata avanzata dichiaratamente per permettere ai lavoratori dipendenti di investire nei fondi pensione privati, in modo da far fronte al futuro calo dei trattamenti pensionistici. In tal modo essi non godrebbero del TFR né ora (dovrebbero versarlo alle compagnie di assicurazione), né alla fine della propria vita lavorativa, in quanto già corrisposto; ovviamente nessuno ha parlato di ridurre contemporaneamente i contributi pensionistici.

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Il pension bug vede uno spostamento dell'1% circa in 15 anni ed è calcolato in base ad un rapporto tra popolazione attiva e popolazione con età superiore a 59 anni, considerata, non si sa bene in base a quali parametri, già in quiescenza. Si consideri che nel 2035 saranno iscritti tra la popolazione attiva i nati tra il 2000 ed il 2010 su cui ogni ipotesi è a dir poco aleatoria, anche in considerazione dei forti flussi migratori. L'ipotesi fatta per il suddetto rapporto è che esso passo dall'attuale "vecchio" ogni 3 lavoratori attivi, ad un anziano ogni 1,3 lavoratori attivi. Che rigore scientifico!

Sistema retributivo o a ripartizione: il sistema vigente prima della riforma Dini. In pratica le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi. Il sistema è in equilibrio quando P = a * r * N, dove P è l'ammontare delle pensioni erogate, a è l'aliquota contributiva, r la retribuzione su cui si calcola l'aliquota e N il numero dei lavoratori in attività. Come si vede non conta solo il rapporto tra popolazione attiva e in quiescenza, ma anche la massa salariale in circolazione. Per supporre il sistema previdenziale in disequilibrio passivo, occorre prevedere quindi che il tasso di dipendenza cresca e resti costante o diminuisca la massa salariale (retribuzione individuale e numero di occupati). Supporre un aumento dell'aliquota contributiva prevede un coraggio che nessuno ha.

Sistema contributivo: il sistema previdenziale italiano sta transitando verso di esso, e l'ipotesi che circola è quella di accelerare le tappe di avvicinamento. La pensione è il frutto rivalutato dei contributi effettivamente versati dal lavoratore durante l'intero arco della propria vita lavorativa e può maturare sotto forma di polizza oppure sotto forma di introiti da investimenti curati dai gestori dei fondi pensione. (...)

Dal documento approvato da Consiglio dei Deputati dell'FdCA del 16 settembre 1999 a Firenze; il materiale è contenuto nel quaderno di AL "La bolla e la gobba", ormai esaurito, dove è possibile trovare anche tabelle istruttive e testi del 1997