IL DITO INDICE DI MEDIOBANCA

 

Se l’ISTAT dice che l'Italia è in declino industriale e Standard&Poor’s la declassa, il report 2004 di Mediobanca arriva a dare il senso e la direzione del capitalismo italico rispetto alla posizione dei lavoratori/trici.

L’incasso delle 2007 grandi e medie imprese considerate segna un +6,7 miliardi di euro, pari al 65% in più rispetto al 2003, per un totale di 28 miliardi di euro, che rappresenta il picco nel decennio 1995-2004.

Il fatturato complessivo delle 2007 segna una crescita del 7,6%, il più alto nel decennio.

Alla faccia del declino, no?!

E invece Mediobanca sostiene che il costo medio del capitale investito dalle 2007 aziende è stato superiore al rendimento dello stesso capitale... quindi non c’è stata creazione di valore!

Ma guarda un po’!

Però nel settore manifatturiero il valore della produzione per addetto è cresciuto del 6,2%, grazie ad un aumento della produttività del lavoro del 3% ed a un aumento dei prezzi del 3,1%, dice Mediobanca.

E sempre nel manifatturiero il costo del lavoro per addetto è aumentato del 2,9%..., per cui il valore del prodotto per occupato ha registrato un +3,3% rispetto al 2003!! Il che vuol dire che è aumentata la competitività delle aziende.

E nel mentre il tasso di occupazione nel manifatturiero nell’ultimo triennio ha segnato un –4,9%! Che sprofonda al –9,7% nel settore pubblico!

Così i profitti crescono, l’occupazione cala ed il tasso di sfruttamento fa aumentare la produttività.

CGIL, CISL e UIL invece ancora inseguono il mito della produzione ed il falso obiettivo della competitività, i cui oneri dovrebbero ricadere sulla spesa pubblica e non considerano più i tagli occupazionali e l’intensificazione dello sfruttamento come elementi sindacalmente rilevanti, almeno finchè non imposti dall’auto-organizzazione operaia come nel caso della Fiat di Melfi.

E tra un fondo bipartisan per le imprese decotte (sic!) e le vette di potere economico da scalare, il capitalismo ridisegna alleanze suadenti per istituzioni e coalizioni politiche attratte dalla luce dei profitti e del dominio a scapito di milioni di lavoratori/trici sempre più indebitati ed immiseriti, colpiti nelle condizioni reali e nelle prospettive di vita.

Si sta imponendo una nuova ed allarmante questione salariale, si sta imponendo una nuova e drammatica condizione di sfruttamento, si sta imponendo una mai sopita ma sempre più violenta strategia di affievolimento, compravendita (tramite lo snaturamento della contrattazione integrativa) ed infine negazione di diritti e libertà sindacali un tempo nemmeno soggetti a contrattazione. Si sta imponendo un’autoritaria ed antidemocratica tendenza a riconoscere come rappresentanti sindacale solo i sindacati concertativi pure lì dove essi non sono più rappresentativi (come in Alitalia, Ferrovie, Fiat, ecc).

Il capitalismo italiano non mostra discontinuità, dispostissimo a sostituire Berlusconi con Prodi/D’Alema/Bertinotti, se necessario, certo com’è che saranno più i vantaggi dei dazi e che le scelte di politica interna dello Stato assicurano ormai sufficienti limitazioni delle libertà individuali e collettive e quindi anche di lotta, e che eventualmente basterà agitare lo spettro di (nuove) minacce terroristiche per stringere ancora di più la vite, se necessario.

In questa situazione è necessario lo sviluppo e l’estensione di un movimento di classe di tutte le forme di lotta auto-organizzate in cui l’autonomia dei lavoratori/trici si esprima con rivendicazioni che rompano con la logica delle compatibilità e con la legislazione lesiva delle libertà sindacali e sociali, per contribuire al salto di qualità di un movimento di critica radicale alle politiche del governo di centro-destra ed al loro riciclaggio da parte del centro-sinistra, perché la sconfitta di quelle politiche avvenga nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di lavoro.

AUTO-ORGANIZZAZIONE SOCIALE! REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA!

Federazione dei Comunisti Anarchici

11 agosto 2005