La Legge Finanziaria 1990

 

Un nuovo attacco di stampo neoliberista del Governo Andreotti per il rilancio dell'accumulazione capitalistica in Italia nella prospettiva di una prima accentuazione della recessione dell'economia internazionale.

Il 29 settembre scorso il Consiglio dei Ministri ha varato il nuovo Disegno di Legge (DDL) sull'esercizio finanziario per il 1990. Esso si caratterizza per una serie di aumenti fiscali e tariffari, di tagli alla spesa pubblica, agli investimenti, ai comuni e ai servizi sociali, di privatizzazioni.

Una nuova stangata

L'ammontare complessivo di questo intervento (20.000 miliardi, di cui 8.500 miliardi di tagli alla spesa e 11.500 miliardi di nuove entrate) non rende tuttavia fino in fondo le dimensioni reali della manovra finanziaria: se in termini di cassa il taglio è stato di 8,500 miliardi, in termini di competenze (cioè di attribuzione di fondi ai vari settori di spesa). Il taglio è stato molto, molto più vasto: ben 45.000 miliardi, una cifra senza precedenti che supera di gran lunga quelle delle leggi finanziarie che l'hanno preceduta negli ultimi anni.

In nome dell'obiettivo della "riduzione del deficit statale guardando all'appuntamento del mercato unico europeo del '92", il Governo Andreotti, facendo propri interventi di tipo marcatamente neoliberisti ha scelto di far gravare tutto il peso dei sacrifici sulle masse lavoratrici e popolari. Dei 20.000 miliardi della stangata, solo 3.500 (tra riduzione della fiscalizzazione degli oneri sociali e della deducibilità degli ammortamenti) gravano, si far per dire, sui padroni. Tutto il resto: aumenti fiscali e tariffari, nuove tasse e balzelli, tagli alla spesa, gravano interamente sulle famiglie dei lavoratori e sui pensionati. Ma vediamo le altre voci.

Svendita del patrimonio pubblico

Adottando una logica coerente al suo interno, la Legge Finanziaria '90 va nella direzione della privatizzazione di una serie di servizi pubblici e imposta persino un programma di svendita ai privati del patrimonio pubblico immobiliare, delle banche, delle assicurazioni, delle aziende a partecipazione statale, delle ferrovie, dell'ENEL, ecc. Questa impostazione emerge con chiarezza nel DDL di "accompagnamento" della Finanziaria (quei provvedimenti che sostanziano le scelte di fondo indicate nella Finanziaria vera e propria).

Nello specifico il disegno di legge recante "Disposizioni per la gestione produttiva dei beni immobili dello Stato e disposizioni in materia tributaria" prima enuncia il criterio secondo il quale i beni immobili dello Stato debbono essere gestiti con criteri di economicità ed efficienza, per stabilire in una logica coerentemente neoliberista che essi "possono, secondo la disciplina stabilita dalla presente legge, formare oggetto di alienazione o permuta o altri atti di utilizzazione"; possono cioè essere svenduti sulla base di un piano che sarà preparato dal Ministro delle Finanze.

Privatizzazione (e rincaro) dei servizi sociali

Con l'apposito DDL recante "Disposizioni in materia di trasporti" sono previsti tagli alle spese per il trasporto locale (autobus e tram urbani), una stangata tariffaria e l'apertura ai privati nel quadro di una graduale progressiva privatizzazione delle Ferrovie dello Stato. Si legge infatti nel DDL: "A far data dal 1 gennaio 1990 le tariffe di trasporto debbono risultare aumentate mediamente del 20% rispetto a quelle in vigore il 1.1.89" e ancora, per quel che riguarda le Ferrovie dello Stato, l'apertura ai privati è prevista nell'art.2 del DDL, dove si legge "il Ministro dei Trasporti, entro il 30.6.90 promuove le opportune iniziative per la costituzione delle società miste", cioè aperte ai privati, come ha ben spiegato il Ministro del Tesoro, Guido Carli.

Il DDL sul "Riordinamento del Servizio Sanitario e misure di contenimento della spesa sanitaria" approvato il 29.9.89 in accompagnamento alla Legge Finanziaria è poi in vero e proprio colpo demolitore al Sistema Sanitario pubblico e al diritto ad una sanità pubblica e gratuita uguale per tutti. Il Disegno di legge del Governo spalanca le porte alla privatizzazione della sanità sul modello neoliberista americano e thatcheriano, attribuendo alla sanità un valore di scambio e quindi di merce, invece che un valore d'uso e di servizio, trasformando la struttura sanitaria pubblica, le USL e gli ospedali in aziende che seguono e rispettano le regole di mercato e della concorrenza, i modelli di gestione e dei rapporti di lavoro di tipo padronale.

Un "piano casa" beffa

Per quanto riguarda poi il "Programma casa" sbandierato dal Presidente del Consiglio Andreotti come una delle più importanti contropartite ai "sacrifici", si tratta di un ennesimo bluff, una vera e propria truffa. Nel disegno di legge che accompagna la Legge Finanziaria dal titolo "Provvedimenti straordinari e urgenti nei centri ad alta tensione abitativa", quando si parla di "Piano straordinario" sembrerebbe trattarsi di investimenti aggiuntivi a quelli ordinari. Invece in questo caso per realizzare i 50.000 alloggi previsti, lo Stato non stanzierà neppure un soldo. Gli 8.000 miliardi necessari verranno infatti totalmente reperiti dai contributi GESCAL, cioè dal fondo per l'edilizia popolare a cui i lavoratori dipendenti contribuiscono con una ritenuta obbligatoria sugli stipendi. Ma c'è dell'altro! Queste case non andranno ai lavoratori dipendenti che le hanno pagate e che sono i legittimi destinatari. Come prevede l'art. 5 del DDL, una volta ultimati i complessi immobiliari, il Ministro dei Lavori Pubblici ne determinerà il prezzo e li venderà agli Istituti previdenziali ed alle Assicurazioni "per una quota non inferiore al 25% dell'importo dei fondi disponibili per gli investimenti immobiliari relativi agli esercizi 90-95". Questi poi li potranno affittare sul libero mercato. Gli alloggi non acquistati dai suddetti enti e istituti potranno essere venduti alle società cooperative "con trasferimento immediato di proprietà", che potranno a loro volta rivenderli con l'unico vincolo (ma chi le controllerà?) di dare priorità ai lavoratori dipendenti. Solo gli alloggi che rimarranno invenduti alla fine di questo lungo iter saranno acquistati dagli Istituti Autonomi Case Popolari, i quali ne disporranno l'assegnazione in base alle graduatorie, che con gli inadeguati criteri di assegnazione dei punteggi, penalizzano ancora una volta proprio i lavoratori dipendenti.

Ricapitolando, i 20.000 miliardi che il Governo deve rastrellare per contenere il deficit pubblico entro i 133.000 miliardi saranno costituiti per 11.500 miliardi da nuove entrate (aumenti, balzelli, nuove tasse, ecc.) e per 8.500 miliardi da risparmi di spesa (tagli). In sostanza, secondo dati dell'Unione Consumatori, questa finanziaria costerà alle famiglie italiane mediamente ben 210.000 lire all'anno. Molto probabilmente si tratta di una cifra approssimativa, anche perché non tiene conto che le misure adottate dal Governo si ripercuoteranno su prezzi e tariffe facendoli lievitare. Ma vediamo nel dettaglio gli aumenti e le nuove entrate previste dalla Legge Finanziaria 1990 e dai disegni di legge allegati, approvati dal Consiglio dei Ministri.

Benzina e prodotti petroliferi

Con Decreto Legge è già aumentata l'imposta di fabbricazione (nonché l'IVA) su alcuni prodotti petroliferi, il che si è tradotto in un immediato aumento di 50 lire al litro della benzina super e normale e del gasolio per autotrazione. Mentre la benzina cosiddetta "verde", il cui consumo da parte degli automobilisti italiani è quasi nullo, è diminuito di 25 lire al litro. La Super invece è passata da 1375 a 1425 lire al litro. Un record assoluto a livello europeo, visto che solo in Francia e Olanda hanno prezzi appena sopra le 1.100 lire, mentre in tutti gli altri paesi europei il costo è ancora sotto le 1.000 lire al litro.

N.B.: l'aumento di 50 lire al litro del gasolio da riscaldamento avrà una incidenza rilevante sui bilanci familiari.

Energia

Sempre con Decreto Legge è stata introdotta un'addizionale di 7 lire per kilowatt/ora sugli usi industriali e domestici, esclusa la fascia sociale che comprende i primi 75 kwh. Questo balzello porterà un forte aumento della bolletta dell'ENEL (dal 7% all'11%) che frutterà alle casse dello Stato bel 1.450 miliardi.

Imposta di registro e altre entrate

Anche in questo caso l'aumento è già esecutivo, l'imposta di registro (atti e contratti tra privati come ad esempio l'affitto di abitazione) è passata da £ 50.000 a £ 100.000. Stesso aumento per le imposte ipotecarie e catastali. Triplicata invece dal 10% al 30% l'imposta sulle lotterie, le pesche di beneficenza, ecc., organizzata da enti morali e partiti politici.

Passaporti, patenti, ecc.

Dal 1.1.90 aumenteranno del 20% le concessioni governative, ciò significa che la classica "marca" per rinnovare il passaporto passerà da 24.000 a 29.000 lire, mentre quella per rinnovare la patente B salirà da 18.000 a 24.000. Aumenterà tutto quanto rientra nelle concessioni governative, come licenze di pesca, caccia, ecc.

Bollo auto

Dal gennaio 1990 la tassa erariale a favore dello Stato (cioè la componente principale del "bollo auto") aumenterà del 50%.

IVA

Potranno essere richiesti rimborsi solo se gli importi saranno superiori ai 5 milioni di lire e solo se il contribuente risponderà a precisi requisiti. Si taglieggiano così le piccole imprese e quelle artigianali mantenendo i vantaggi per le imprese maggiori. Il Governo prevede di assicurarsi così bel 2.000 miliardi.

Trasporti

Un disegno di legge sui trasporti approvato insieme alla Legge finanziaria autorizza i Comuni ad aumentare mediamente del 20% le tariffe degli autobus e dei tram urbani a partire dal 1.1.90.

Sanità

In vista anche l'aumento dei tickets sui farmaci. Si parla di aumenti del 40%.

Tasse comunali

Con l'autonomia impositiva degli Enti Locali, sono in arrivo tutta una serie di tasse destinate a colpire le famiglie popolari ed i piccolo artigiani. Sono previsti inoltre aumenti delle imposte sulle pubbliche affissioni, le tasse di concessione e quelle l'occupazione del suolo pubblico.

Va detto con chiarezza che il tentativo del Governo è di coinvolgere e costringere gli Enti Locali ad applicare in materia fiscale e finanziaria una politica neoliberista che mira alla riduzione della spesa pubblica e dei servizi e ad aumentare le entrate per un totale di 3.900 miliardi. Questa scelta viene giustificata come passo in avanti nell'autonomia impositiva e nel decentramento amministrativo e fiscale a livello locale.

Federazione dei Comunisti Anarchici
Segreteria Nazionale

Lucca, 4 dicembre 1989