CAPPOTTO?

 

Ogni volta che la destra viene sconfitta, anche noi anarchici -che da sempre ci opponiamo tenacemente ad ogni regime- abbiamo qualche piccola ragione per sorridere.

Certo, possiamo storcere la bocca perché si tratta di una sconfitta elettorale della destra, procurata tramite il ricorso al voto -forma di delega che ci appassiona affatto, anzi che può distogliere dall'azione di massa diretta, di base e collettiva- e non di una sconfitta politica procurata attraverso un movimento sociale di opposizione dal basso ed autogestito; tuttavia da inguaribili materialisti non possiamo sottrarci ad alcune considerazioni.

Il tasso di astensionismo si conferma quello previsto nel 1993 dai padri dell'introduzione del sistema maggioritario in Italia (dal 15 al 25%) e quindi assume un significato compatibile con le aspettative del sistema politico borghese.

E' sotto gli occhi di tutti come l'ossessione della stabilità governativa, garantita dal sistema maggioritario, ha reso meno probabili cadute rovinose di governi e maggioranze tramite moti di piazza (scioperi generali, manifestazioni, ecc.), costringendo quindi i cittadini a ricorrere al voto per cercare un mutamento politico.

In questi 4 anni di governo del centro-destra, si sono così convogliati in espressioni di voto sempre più ostili alla Casa delle Libertà, gli esiti di centinaia di iniziative politiche, sindacali, culturali (scioperi generali a ripetizione, manifestazioni contro la guerra, girotondi, lotte specifiche di comitati di base contro la riforma della scuola, le devastazioni ambientali, i CPT, e così via), le quali pur poco ottenendo sul piano degli obiettivi perseguiti -sempre a causa della graniticità del sistema maggioritario- hanno comunque costruito un sentimento diffuso di alterità rispetto alle politiche berlusconiane.

Se dal nostro anarchico punto di vista, può sembrare una montagna che ha partorito solo un topolino elettorale, va anche evidenziato che si è trattata e ancora si tratta di una stagione in cui, accanto al riduttivo ed uniforme asfittico antiberlusconismo, si sta sviluppando la consapevolezza sempre più forte della presenza di un nemico che non si può sconfiggere solo a colpi di voti, di maggioranze, di riconquiste regionali o di candidati più o meno azzeccati. Si tratta di una consapevolezza che nasce dalle dure condizioni di vita imposte dalle politiche neoliberiste fortemente agite dal governo di centro-destra a livello nazionale come a livello locale, le quali prevedevano e prevedono qui in Italia la deregolamentazione totale del mondo del lavoro e la creazione di aree economico-giuridiche con cui differenziare lo status di lavoratori/trici e di cittadini/e in base al territorio, tenendo ai margini i migranti; ed all'estero una presenza militare qualificata in scenari di guerra. 

Ora queste politiche neoliberiste sono ben lungi dall'essere state sconfitte, e se uno dei protagonisti della loro applicazione in Italia ha subito una sonora sconfitta elettorale non possiamo certamente illuderci che l'Ulivo, Montezemolo, i sindacati che applicano la Legge 30 nei contratti, siano pronti ad abbandonarle.

Il significato del nostro contributo alle lotte dei movimenti sociali, sindacali, specifici contro il governo Berlusconi è stato ed è quindi -ancor più dopo la sconfitta elettorale della destra- quello di far sì che vengano riconosciute come nemiche, combattute e sconfitte le scelte economiche e politiche fatte a sostegno del capitalismo, della competitività, della disgregazione della solidarietà sociale e collettiva dei lavoratori.

Siamo storicamente avvertiti che i vincitori regionali di oggi, una volta divenuti -forse- i vincitori nazionali del 2006, non hanno alcuna possibilità di svolte radicali rispetto alle politiche attuali. Temiamo, ed il quinquennio 1996-2001 ce lo ricorda, che il centro-sinistra chiederà al popolo ancora una volta un contributo "spontaneo" di lacrime e sangue, a meno che quelle spinte antiberlusconiane e quella coscienza antiliberista degli ultimi anni, non impongano soprattutto una nuova -come si dice oggi- agenda in cui rimettere al centro salari, pensioni, occupazione stabile, diritti civili, sociali, economici, politici per tutti/e, italiani/e e stranieri/e.

In questo caso il contributo dei comunisti anarchici - nel nostro modo caratteristico fatto di sostegno alle lotte dal basso, autonome, autogestite e di massa, non mancherà.

Federazione dei Comunisti Anarchici

5 aprile 2005