In teoria

 

A prescindere dalle analisi aprioristiche sulla divisione in classi della società capitalistica, gli sfruttati e gli sfruttatori hanno sancito definitivamente il loro essere classi proprio nei momenti in cui la lotta era meno fine a se stessa e più scontro fra due progetti sociali radicalmente diversi. La classe è diventata fattore politico nel momento in cui ha unificato la prassi ad una volontà di ricostruzione (o conservazione) sociale.

Ma, come non possiamo scoprire la lotta di classe dalle formule mentali, così non possiamo cancellarla con gli stessi mezzi. E' una realtà della società in cui viviamo lo scontro sociale, come pure è una realtà il fatto che i soggetti di questo scontro sono collettività di individui e non individui isolati.

Anche questo non serve dimostrarlo con i numeri e le parole, perché le battaglie della guerra sociale sono state combattute da collettività di individui solidali. Ma solidali su cosa? Ancora una volta basta guardare i fatti per vedere le basi materiali che hanno originato questa solidarietà: dalla difesa degli interessi materiali immediati alla solidarietà difensiva, dalla solidarietà poi viene la possibilità di pensare insieme, sentirsi una collettività creatrice di nuove forme sociali, da questo la lotta di attacco e l'azione per la ricostruzione. Noi dobbiamo indurre questo processo e difenderlo.

Finché esisterà una società basata sullo sfruttamento e sulla autorità costituita, l'unico modo per cambiarla, eliminandone la struttura con cui domina, è la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori; essa può cessare solo quando lo sfruttamento sia stato completamente eliminato.

Il fronte degli sfruttati non è un fronte ideale, ma materiale, perché lo sfruttamento e l'autoritarismo si manifestano sotto forma di attacco all'umanità concreta degli sfruttati e su questa base cercano di perpetuarsi. Quindi, gli unici che possono criticare concretamente la disuguaglianza sono gli sfruttati ed intorno ad essi devono riunirsi tutti coloro che per altri motivi aspirano alla rivoluzione sociale.

Gli sfruttatori, in quanto tali, si riconoscono in classe su basi materiali. Perché questo presupposto sia valido per l'avanzamento del proletariato, le basi materiali dell'unione in classe devono essere prese per la loro reale sostanza che è unitaria. L'unità è un punto fondamentale perché, attraverso l'unità delle condizioni sociali, si arriva all'unità di lotta. La lotta deve seguire il suo sviluppo naturale quando, perseguendo ad oltranza lo scopo del miglioramento delle condizioni di vita proletarie, si troverà ad affrontare dapprima tutte le armi politiche che usano le classi dominanti per impedire l'unità degli sfruttati ed in seguito si troverà di fronte alla necessità di non tornare indietro, di creare questa volta le condizioni per evitare lo sfruttamento.

La lotta del proletariato distrugge e crea nello stesso tempo. Non si possono separare del tutto questi due aspetti dell'azione rivoluzionaria, a meno che non si vogliano negare gli aspetti storici in cui gli sfruttati hanno agito al più alto livello di autonomia - cioè hanno più completamente espresso se stessi.

... Confinare il ruolo del proletariato alla pura distruzione o alla pura costruzione è una posizione che cela la volontà di castrare la classe ed impedire che si esprima liberamente. A volte è l'azione distruttiva che necessariamente precede la costruzione, altre volte è la costruzione che porta alla necessità della distruzione, ma questo conta relativamente perché l'importante è avere chiaro che il proletariato è una classe creativa che lotta per scopi che ha partorito e di cui può sempre appropriarsi.

(Da Comunisti Anarchici, una questione di classe)


da Alternativa Libertaria - dicembre 2005, foglio telematico della FdCA