Pesca a strascico sulle nostre vite

 

Come in una battuta di pesca a strascico che rastrella senza sosta il fondale del nostro mare, una serie di atti e processi stanno attaccando frontalmente le componenti più attive di quello che era (?) un movimento promettente, una marea montante. Le inchieste e le operazioni delle forze repressive dello Stato, si sono moltiplicate dal G8 di Genova in quel luglio 2001 in poi. L'uccisione di Carlo, riletta ancora oggi, ha aperto un disegno preciso e dal sapore scelbiano, per prevenire ogni crescita di multiformi "focolai" di radicalizzazione del dissenso sociale. Arrivano nuove e pesanti condanne penali su richiesta per fatti scaturiti dalle stesse provocazioni e le violenze poliziesche, come abbiamo visto a Cagliari con Luisa, Massimo e Matteo, presi nella morsa di forze del sedicente ordine e della cosiddetta giustizia di Lor Signori, in nome di un certo sovrano d'Italia.

La strategia al "pesto genovese" di piazza ha recentemente dato prova di sé, sotto la direzione degli stessi vertici di quel G8, per ridurre all'ordine ogni espressione diretta di opposizione.

Sia essa un'opposizione alla globalizzazione capitalista, come sanno gli indagati sovversivi/e di Cosenza; alle guerre, come ce ne siamo accorti a Mestre durante la manifestazione anarchica e antimilitarista; oppure anche in riferimento alle battaglie sulle questioni ecologiche e dello sfruttamento animale, come si è potuto constatare a S. Paolo d'Enza (Morini). Stiamo parlando di solo alcuni eventi concentratisi nel mese di novembre, come se si assistesse ad una escalation autunnale prima degli scioperi e delle mobilitazioni di classe.

E sono tutti fronti nei quali, guarda caso, una nuova generazione ha cominciato a muoversi e a scrollarci con la giusta rabbia, un certo riflusso di dosso. Sarà anche questa una delle preoccupazioni a cui deve rispondere il dominio capitalistico?

E' questa la ragione per cui le manifestazioni e gli spazi pubblici diventano luoghi sempre meno frequentabili e divertenti, a causa di brutte e malintenzionate compagnie in divisa?

Effettivamente, se non è un brutto segno questo!?, dal controllo opprimente e dall'ondata repressiva in "salsa verde genovese", non sono neanche più immuni quei settori di classe più combattivi o, per lo meno, sindacalmente meno indifesi, come sappiamo da Fabrizio Acanfora, dato che i/le salariati/e dei trasporti pubblici hanno, di fatto, perso la libertà di parola e d'azione sui temi che concernono le loro condizioni di lavoro e vengono licenziati, sanzionati e perseguiti penalmente per questo.

Ma la macchina con il il suo mortaio, non ha in realtà mai smesso di macinare vite, schiacciare destini, affondare navi di sogni, imprigionare esistenze per il loro essere considerate "straniere", dunque "inferiori". A loro, dunque a noi, vada tutta la solidarietà attiva possibile perché la loro libertà e le loro lotte sono le nostre ed il nemico è il nostro.


da Alternativa Libertaria - dicembre 2004, foglio telematico della FdCA