cronachetta di un processo per vilipendio al papa

un processo di lunedì

 

quando sono arrivata, passeggiando con le amiche e l’avvocato, alla corte d’appello di ancona lunedì 28 settembre, non erano ancora le nove. tranquillamente notavamo, entrando, la differenza tra i dintorni del vecchio palazzo, situato al centro della città, contornato da bancarelle di ambulanti, e lo spiegamento di cellulari, pantere, carabinieri e parà sulla piazzola del tribunale. sarà normale, si diceva, ed anche se un carabinierone ci intimava: ‘dove andate’ noi passavamo oltre vagamente accennando. un po’ più strano ci sembrava l’interesse di alcuni tipi per la borsa dell’avvocato Giovanni Flora, contenente la sua toga, poggiata di fronte all’aula d’appello ancora chiusa, e più strana ancora la passerella di tipi con radiotrasmittenti e il modo contorto di passeggiare accanto alle compagne, che parlavano di affari loro (affari di cuore, cacca dei gatti, cosa c’è per cena), pur di origliare.

meno strane tutte queste avvisaglie quando una allegra commissaria della digos si avvicina calorosamente al prof. Flora, essendo una sua ex allieva, e gli confida che tutto lo spiegamento e stirazzamento di polizia è lì per...noi! rivolgendosi a me, già entrata nell’aula appena aperta, come "allora è questa", penso sia stata un po’ delusa dalla scarsa portata folcloristica della mia persona. in realtà si aspettavano che lanciassimo volantini o stendessimo striscioni. l’unica cosa ad essere stata stesa: la canottiera della mia compagna, tenuta nella borsa assieme a pericolosi testi filosofici, perquisiti da una poliziotta all’ingresso dell’aula. sì, perché sono stati controllati i documenti a tutti gli spettatori non paganti (compreso il mio coimputato!).

lo spettacolo ha avuto il suo culmine all’ingresso della corte, cioè di tre individui la cui età complessiva è stata calcolata in 260 anni, più l’accusa, recante qualche chilo di carta non letta. comodamente seduta in mega poltrone per imputati (calcolate sul peso di ferrara quand’era in tv),ho assistito in prima fila ad un tentativo di relazione dei fatti compiuto dal relatore della corte a suon di calci, perché proprio non ne aveva voglia. è seguita poi l’accusa, che ha tentato di dimostrare che l’equiparazione del capo della chiesa al capo dello stato italiano, contenuta nel trattato del ‘29, non richiede per i reati di vilipendio l’applicazione dell’articolo 313 del codice penale italiano (che contempla la preventiva autorizzazione a procedere del ministro per simili reati di opinione). al momento dell’arringa del mio avvocato, (lanciante sguardi di fuoco all’accusa e indossante una toga veramente chic) vi sono stati momenti di emozione da parte del pubblico sia femminile che maschile per la voce, direi, risorgimentale, soprattutto durante la spiegazione del fatto che è chiaro che un trattato del ‘29 non può contemplare un codice penale scritto dopo. durante la citazione degli articoli della costituzione che difendono il diritto d’espressione e di critica ai cittadini, la corte schiacciava un pisolino. alla fine della pièce, mentre l’avvocato Sorcinelli di Fano (difensore di ambedue noi imputati), mostrava nell’aula la sua stupenda cravatta verde smeraldo-speranza, c’erano già avvisaglie di vittoria. che dire del dopo? siamo stati assolti per non luogo a procedere. della sentenza e delle motivazioni parlerà questa volta la giurisprudenza sui suoi fogli,... dopo quattro anni di silenzio (se si eccettua l’articolo di G.Chizzoniti sui Quaderni di diritto ecclesiastico). Intanto, i compagni si passano al volo la palla del conto dell’avvocato. Speriamo che sia solo il delitto a non pagare!

dada knorr

 

da Alternativa Libertaria - novembre 1998, giornale della FdCA