Di guerra, di antimilitarismo, di
pace e di sfruttati
Di fronte alla crescente occupazione militare –
fisica e mediatica – della società civile ed al diffondersi di una aberrante
convinzione di “stato di necessità” della presenza militare in ogni angolo del
mondo a garanzia (sic!) della sicurezza occorre sedimentare e diffondere sempre
di più una forte coscienza antimilitarista; di fronte all’allargamento ed alla
globalizzazione delle alleanze militari si impone la crescita e l’attività
politica di un movimento altrettanto globale nettamente antimilitarista ed
antibellicista che sveli e denunci l’indissolubile legame tra militarismo e
capitalismo, per cui la FdCA deve fondare e sviluppare la sua tattica sulla base
delle seguenti linee strategiche:
- le guerre scoppiano sempre a causa dello
scontro di enormi interessi economici e di potere geopolitica; la verniciatura
antiterroristica, umanitaria, nazionalista, etnica, religiosa, tribale che gli
viene data –a seconda dei casi- serve solo a nascondere la vera posta in gioco
ed a sedimentare sentimenti di odio al fine di mettere le une contro le altre
le classi più deboli e più povere;
- il nazionalismo e l’appartenenza
etnico-religiosa sono le ideologie usate sempre di più dagli Stati nazionali
(spesso pvs ed hpc) e da caste di potere economico-militare per ottenere
consenso a politiche economiche protezioniste, tese a ritagliarsi nicchie di
mercato o controlli su giacimenti e corridoi strategici all’interno della
globalizzazione, con costi sociali molto alti per le classi lavoratrici; per
cui lottare contro il nazionalismo significa lottare contro il capitalismo;
- il militarismo e la militarizzazione della
società sono le forme di controllo e costrizione sociale che si affiancano
alla ideologie nazionaliste; costituiscono il mercato globale del business
delle armi; spianano la strada agli interessi imperialistici; lottare contro
il militarismo significa lottare contro il capitalismo;
- l’intervento militare anti-terroristico o
“umanitario” contro caste e dittatori vari o a sostegno di interessi
nazionalistici guerriglieri, non porta liberazione e democrazia, ma uno stato
di guerra endemica; accanto ad uno stanziamento semiperenne di eserciti e basi
militari nelle zone di guerra e nei paesi vicini, a protezione degli interessi
economici del capitalismo internazionale, si alimenta un ipocrita mercato
degli “aiuti umanitari” e della “ricostruzione” in cui vengono compiuti
speculazioni e riciclaggi e abusi sui civili: donne e uomini; lottare contro
gli interventi militari significa lottare contro il capitalismo.
La lotta antimilitarista coincide e si inscrive
quindi nella più generale lotta anticapitalista, per cui la FdCA colloca le
mobilitazioni contro la guerra nella inevitabile dimensione della lotta contro
le classi dominanti di qualsiasi paese; evita di contrapporre i popoli, né
considera un popolo, nella sua dimensione interclassista, quale soggetto di
emancipazione e liberazione, se questa serve a perpetuare il dominio di classe
di nuove borghesie nazionali sugli sfruttati di sempre.
Dalla mozione "Guerra e antimilitarismo" del
VI Congresso
FdCA - Cremona 2004
da Alternativa Libertaria -
novembre 2004, foglio telematico della
FdCA